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Il Movimento per il socialismo (MPS) ha preso atto della decisione del Consiglio di Stato di rinunciare al rimborso per spese telefoniche di 300 franchi, seguendo così l’esempio di Manuele Bertoli.

Questa decisione dei quattro consiglieri di Stato è di fatto un’ammissione indiretta della bontà delle denunce presentate da Matteo Pronzini e anche della legittimità di informare il Procuratore Generale di quanto stava succedendo da mesi (dopo che, dal gennaio scorso, era diventata manifesta l’illegalità dell’indennità che i membri del governo percepivano per spese telefoniche).

La decisione dei quattro di querelare Matteo Pronzini assume oggi, ancor più di quanto non lo fosse già al momento in cui è stata inoltrata, un aspetto ridicolo che disonora solo coloro che l’hanno inoltrata e la carica che essi rivestono. Costoro non si rendono conto di come il paese stia ridendo di loro e se rimare loro ancora un po’ di dignità farebbero bene a ritirare la querela inoltrata contro il deputato dell’MPS
La decisione del governo riguarda il futuro. Resta ancora aperta la discussione sulla restituzione di questi rimborsi percepiti senza alcuna base legale. Attendiamo quindi con interesse la discussione in Gran Consiglio sulla richiesta di restituzione presentata alcuni mesi fa dal nostro deputato.

Va tuttavia osservato che i rimborsi non autorizzati non riguardano solo la telefonia. La perizia del consulente giuridico del Gran Consiglio ricorda infatti che la carenza di base legale si è manifestata anche per i due mesi di “premio” che ogni Consigliere di Stato riceve dopo aver lasciato la carica e per il “dono” del valore di 10’000 franchi, anche questo concesso a chi lascia la carica. In totale una somma di circa 30’000 franchi.

Da “Rimborsopoli” a “Pensionopoli”, le cose si precisano…

Vanno poi ricordate tutta un’altra serie di questioni aperte e irrisolte, sempre relative alla remunerazione e alle previdenze del Consiglio di Stato, che hanno una valenza politica e materiale ben più pesante dei rimborsi sui quali si è finora concentrata l’attenzione.

Ricordiamo infatti che vi è pendente, sempre davanti al Gran Consiglio, una seconda richiesta di restituzione che riguarda il trattamento di fine rapporto dei consiglieri di Stato.

Su questo tema, in attesa di altre novità, l’MPS segnala che il suo coordinatore, Giuseppe Sergi, ha ricevuto una risposta da parte del consiglio di amministrazione dell’Istituto di Previdenza del Canton Ticino (IPCT) in merito al versamento della rendita transitoria AVS (la rendita ponte) che i consiglieri di Stato ricevono una volta terminato il loro mandato.

In una lettera inviata all’IPCT, Sergi chiedeva lumi, nella sua veste di affiliato all’IPCT, proprio sui modi di calcolo di questa rendita transitoria AVS.

Come noto l’MPS contesta il versamento di questo supplemento, ritenendo che esso sia versato da anni, senza alcuna base legale, in particolare attraverso una interpretazione fantasiosa dell’art. 20 delle Legge sugli onorari e la previdenza del Consiglio di Stato.

Ora è arrivata la risposta dell’IPCT, il quale conferma, correttamente e come ci aspettavamo, che non è l’IPCT “a regolarne l’applicazione. In effetti le decisioni relative ai membri del governo (e
quindi anche il supplemento oggetto del suo scritto) non sono di competenza dell’IPCT, ma del Consiglio di Stato stesso”.

Una risposta che ci conferma, indirettamente, che le pensioni del Consiglio di Stato nulla hanno a che vedere con le regolamentazioni della cassa pensione dei dipendenti del Cantone alla quale i Consiglieri di Stato, d’altronde non appartengono.

Per altro questa risposta (che alleghiamo per conoscenza) rivela che il consigliere di Stato e presidente del governo, rispondendo all’interpellanza di Matteo Pronzini su questo tema (la famosa interpellanza in cui gratifica il nostro deputato con l’appellativo di “ignorante”), ha fornito risposte perlomeno ambigue, per non dir di peggio.

Ecco le domande e le risposte così come risultano dal verbale della seduta del 9 aprile 2018 del Gran Consiglio (in grassetto le risposte):

“1. Da chi, con quale strumento giuridico e seguendo quali regole procedurali vengono decise le rendite dei Consiglieri di Stato partenti (nonché le rendite vedovili e per organi)?
La base legale di riferimento è la legge sull’onorario e sulle previdenze a favore dei membri del Consiglio di Stato [RL 2.5.3.3], in particolare gli artt. 9 e ss. Il sistema è gestito dall’Istituto di previdenza del Cantone Ticino (IPCT), che prepara le decisioni per il Consiglio di Stato.”

4. La Cassa pensioni dei dipendenti dello Stato, oggi Istituto di previdenza, è (stata) coinvolta nell’allestimento e/o nella cura del seguito delle decisioni di cui al punto 1? a. Se sì, a quale stadio, secondo quali modalità di collaborazione, con quali competenze (consultive? decisionali?) e per l’assolvimento di quali precisi compiti?
b. Se no, per quali motivi? Sì, è l’IPCT che gestisce il sistema pensionistico dei Consiglieri di Stato e ne cura il seguito.
Sì, è l’IPCT che gestisce il sistema pensionistico dei consiglieri di Stato e ne cura il seguito”

Ora, non solo dalla lettera dell’IPCT emerge chiaramente la estraneità dell’ICPT alle decisioni circa il calcolo e l’ammontare delle previdenze per il CdS; e la conferma che le decisioni relative al versamento delle proprie previdenze vengono prese solo dal CdS. Una situazione sicuramente anomala, visto il potere di cui dispone l’esecutivo.

Questo aspetto, unitamente ad altri sempre relativi al trattamento di fine carriera dei membri dell’esecutivo cantonale, dovrà sicuramente essere affrontato nelle prossime settimane.

Lettera IPCT 17 settembre 2018