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Questo dibattito, lo abbiamo già detto, ha poco senso e, soprattutto, è un’offesa ai diritti democratici.

Questa discussione (e quella analoga che farà il Gran Consiglio) avrebbe dovuto essere fatta, proprio per rispetto delle procedure democratiche, dopo il voto sull’iniziativa.

Perché è evidente a tutti che, qualora l’iniziativa “Giù le mani dalle Officine” sulla quale saremo chiamati a votare nei prossimi mesi, dovesse essere accettata, tutto quello che viene deciso stasera (e tutto quanto deciderà il Parlamento nel messaggio simile a questo relativo ai 100’000 milioni) decadrà e la discussione dovrà essere ripresa daccapo.

Perché se quell’iniziativa venisse approvata, ciò significherebbe che il popolo ticinese avrà deciso un’altra opzione per il futuro dell’Officina, ben diversa da quella che ci viene prospettata dall’accordo Cantone, Città, FFS.

In effetti, ormai lo hanno capito tutti, la discussione non verte sull’ubicazione dell’Officina, ma sul progetto di sviluppo industriale, sulle sue attività, sui posti di lavoro garantiti e sulle prospettive future di questo progetto.

Da un lato vi è il cosiddetto progetto nuova Officina. Lo abbiamo detto e lo ripetiamo: un progetto che rompe con il passato produttivo e industriale dell’Officina. Ben il 60-70% delle attuali attività dell’Officina (e ancora di più in termini occupazionali) verrà abbandonato, vedi portato fuori dal Cantone, affidato ad altre Officine. In questo senso la minaccia di Meyer di portare fuori dal Ticino quanto si fa all’Officina è già di fatto concretizzata (non ancora realizzata, lo faranno in questi anni) propria dalla Convenzione che vi accingete ad approvare questa sera.

Dall’altro abbiamo il progetto dell’iniziativa che, non solo vuole mantenere quanto oggi già fatto (e vi sono ampi studi che dimostrano che vi è un mercato in questo ambito); ma che vuole svilupparlo, alla luce delle nuove tecnologie, delle modifiche nell’ambito dei vettori del trasporto: in poche parole, costruire attorno all’esperienza storica dell’Officina, un polo tecnologico nel settore dei trasporti e della mobilità sostenibile.

I due progetti sono diversi da più punti di vista, in particolare dal punto di vista dell’occupazione.

È evidente che quello proposto dall’iniziativa non solo mantiene gli attuali posti di lavoro, ma ha come chiara prospettiva quella di aumentarli, di aumentarne le competenze produttive e industriali, di fare di questo polo tecnologico una punta di diamante del futuro sviluppo industriale del Ticino; qualcosa di finalmente più serio e diverso da quella serie di delusioni che una certa concezione del promovimento industriale ci ha riservato in questi ultimi anni.

La proposta che volete approvare stasera sarebbe un vero disastro in termini occupazionali. Le cifre ufficiali sono note a tutti, e vengono ripetute come un mantra in ogni occasione: 200/230 posti di lavoro.

Ma è un dato assolutamente fasullo, frutto di una campagna ideologica che ha come unico obiettivo quello di cercare di far passare l’idea che si mantengono, più o meno la metà dei posti di lavoro, facendo anche balenare l’idea che, se redditizi, potrebbero anche essere creati altri posti…riprendendo magari attività oggi svolte all’Officina.

Sappiamo tutti (o almeno lo sa chi non si limita a ripetere quello che dicono le FFS) che questa cifra poggia sul nulla. Non vi è nessun piano industriale, non vi sono simulazioni né indicazioni di sviluppo del traffico e della necessità di treni, etc.: nulla di nulla! Se chiedessimo come, secondo voi, si suddividono tra i tre ambiti di attività citati nel messaggio e nel rapporto (i convogli Giruno, Flirt-Tilo e ETR 610) per arrivare ai 200/230 posti di lavoro ci sarebbe da divertirsi. Perché gli unici a poter rispondere (ammesso e non concesso che oggi lo sappiano) sarebbero i rappresentanti delle FFS.

Ora, se avete la pazienza di seguirci, un piccolo calcolo possiamo farlo qui: è il cosiddetto calcolo della serva, ma utile ad indicare una prospettiva.

Per ogni lavoratore le FFS calcolano 1550 / 1600 ore produttive annuali. Se vi fossero 200 posti di lavoro (prendiamo l’ipotesi più moderata) si dovrebbero fornire 320’000 ore di lavoro. Ora l’evoluzione delle ore di lavoro messe a disposizione alle Officine è stata, in questi ultimi anni, molto chiara: dalle 475’000 ore del 2012 siamo passati alle 340’000 del 2017, in costante e continuo calo.

In futuro queste ore diminuiranno drasticamente poiché il 60-70% delle attuali attività dell’Officina verranno abbandonate (meglio: portate fuori cantone). D’altronde uno dei dirigenti delle FFS in un recente incontro di piattaforma ha ipotizzato che le ore lavorate non supereranno nel nuovo stabilimento industriale le 200.000 all’anno. Se la matematica non è un’opinione 200.000 diviso 1600 fa 125. La cifra che già avevamo avanzato e (e che nessuno, dati alla mano, ha contestato) e che ci sembra corrispondere (decina in più decina in meno) a quanto dovremo aspettarci. Una diminuzione cioè di tre quarti dei posti di lavoro.

Naturalmente questo tipo di riflessioni il messaggio e il rapporto della commissione della gestione evita di farle. Perché in fondo dei destini delle Officine poco importa o, al meglio, si è deciso che non ci si deve occupare: a decidere saranno le FFS, nella loro nota e immensa saggezza!

Naturalmente lo spauracchio delle FFS che potrebbero portare via tutto e lasciarci in braghe di tela viene costantemente agitato, partendo da una visione surreale della realtà.

Prendiamo il rapporto della commissione laddove scrive che (pag. 3) che “L’azienda FFS è oggi convinta della necessità della costruzione a sud delle Alpi di un nuovo stabilimento industriale…”. In realtà l’azienda FFS è obbligata ad aver a Sud delle Alpi, comunque, uno stabilimento industriale per la manutenzione dei treni che vengono utilizzati sulla tratta al sud delle Alpi. Costerebbe troppo e non sarebbe praticabile rinunciarvi. Basti pensare, e ne han parlato tutti, quante difficoltà tecniche ed economiche si incontrerebbero se si scegliesse un’altra ubicazione in Ticino diversa di Castione…

Pensata alla moltiplicazione di queste difficoltà se non vi fosse in Ticino la possibilità di effettuare la manutenzione.

Le FFS, che sono evidentemente più furbe del Consiglio di Stato e del Municipio di Bellinzona messi assieme, hanno pensato bene di fare di necessità virtù. E così ecco la brillante idea di farsi finanziare con 120 milioni i 120 posti di lavoro che, fanno capire, “lasceranno” in Ticino, un milione a posto di lavoro, la creazione di posti di lavoro più costosa al mondo. Senza dimenticare tutto il resto…relativo al terreno e alla redditività futura: calcoli che altri hanno già fatto pubblicamente e che condividiamo.

Pensiamo che, per stasera, questo possa bastare. Avremmo moltissimo da dire anche sull’altro aspetto del messaggio quello relativo al futuro del sedime qualora le Officine venissero smantellate. Obiezioni sia su come verrà gestita, sia sulla destinazione (una vecchia, logora, superata zona industriale alla quale si affibbia, per fare moderno il nome di parco tecnologico), sia sulle evidenti logiche speculative che animano le FFS (e quanto hanno fatto nel resto della Svizzera, diventando uno dei primi promotori/speculatori immobiliari) e che dovrebbe indurre a riflettere. Non lo facciamo ora perché crediamo che quel terreno e quello spazio debba e possa essere ancora occupato dalle officine di Bellinzona.

In fondo qui non si decide per nulla il futuro delle Officine: siamo al primo tempo di una partita ancora molto lunga e dall’esito, ne siamo sicuri, tutt’altro che scontato.

Evidentemente le rappresentanti della lista MPS-POP-indipendenti voteranno contro il dispositivo sottoposto a votazione.

 

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