La scorsa settimana le Camere Federali hanno definitivamente approvato la Legge federale sulla riforma fiscale e sul finanziamento dell’AVS (RFFA), legge che riprende e sviluppa l’ex-progetto fiscale 17.
Il prossimo 6 ottobre, a Berna, verrà costituita un’alleanza referendaria nazionale contro la RFFA che ha come obiettivo di coordinare la campagna di raccolta firme e di voto per il referendum contro la RFFA,
Anche a livello cantonale è attivo dallo scorso mese di giugno un comitato ticinese contro la RFFA che fa parte di questa alleanza nazionale. Il comitato, ticinese, riunitosi il 2 ottobre ha avviato i lavori in vista della raccolta delle firme che avrà inizio, con la pubblicazione sul Foglio Federale, il prossimo 9 ottobre.
Hanno aderito al comitato ticinese contro la RFFA diverse organizzazioni politiche, sindacali e associative: UNIA, MPS, POP, Verdi, Forum Alternativo, PC, collettivo Scintilla. Nei prossimi giorni, dopo il pronunciamento delle loro istanze direttive, altri dovrebbero raggiungere il comitato.
La costituzione di un comitato dal fronte ampio dimostra quanto sia radicata nel Paese l’opposizione contro il nuovo progetto di revisione fiscale federale che avrà anche delle pesanti ripercussioni a livello cantonale.
I motivi per cui ci si oppone al progetto fiscale raccogliendo le firme necessarie per sottoporlo a votazione popolare su scala nazionale sono i seguenti:
– La RFFA sottopone l’elettorato ad un vero e proprio ricatto, condizionando il raggiungimento di un mandato costituzionale, la perpetuazione dell’AVS quale assicurazione sociale in grado di soddisfare i bisogni essenziali della popolazione in pensione, alla concessione di sgravi fiscali miliardari a grandi imprese che realizzano enormi profitti.
– È fuorviante cercare di accreditare l’idea che vi sia una cosiddetta simmetria tra gli sgravi fiscale che la comunità sarebbe chiamata a concedere ad imprese che realizzano enormi profitti e un presunto consolidamento dell’AVS che si fonda, soprattutto, sull’aumento dei prelievi sui salari.
– Grazie agli strumenti fiscali inseriti nella riforma, verrà ridotta di quasi la metà la tassazione degli utili societari, aumentando una redistribuzione patrimoniale a favore dei più ricchi.
– La riforma fiscale non prevede alcun criterio qualitativo rispetto all’operato delle imprese che ne beneficeranno. Imprese irresponsabili a livello ambientale e sociale beneficeranno di ulteriori sgravi fiscali nonostante causino importanti costi esternalizzati verso la comunità.
– La riforma comporterà dai quattro ai cinque miliardi di franchi di minori entrate fiscali all’anno, entrate che avranno sicuramente delle conseguenze per quel che riguarda servizi pubblici essenziali, così come di tutti quegli investimenti necessari per soddisfare le esigenze economiche, sociali e ambientali prioritarie.
– Le possibili conseguenze nell’erogazione di servizi pubblici essenziali, come ad esempio quelli attinenti alla sfera domestica, tenderanno inevitabilmente ad aumentare la percentuale di lavoro non retribuito (a cominciare dal lavoro domestico e di cura) svolto principalmente dalle donne.
– Contrariamente a quanto affermano alcuni sostenitori della riforma, la sua accettazione non dà alcuna garanzia che non venga riproposta, in termini anche ravvicinati, l’aumento dell’età pensionabile, prima per le donne (a 65 anni) e poi per tutti a 67 anni.
– La riforma ravviva una logica disastrosa di concorrenza fiscale intercantonale dalla quale trarranno vantaggio, ancora una volta, i grandi patrimoni e le grandi imprese.
– La riforma favorisce lo spostamento degli utili conseguiti nelle realtà del Sud del mondo verso la Svizzera, privando i paesi in via di sviluppo di importanti risorse economiche che potrebbero contribuire ad una loro emancipazione.