È cominciata ieri l’operazione “salvate il soldato Bertoli (con variante Mirante)”. Ad avviare la campagna, in vista delle prossime elezioni cantonali, nientepopodimeno che il comandante in capo del Corrierone Fabio Pontiggia.
Non può essere interpretato altrimenti il lungo editoriale apparso venerdì sul maggiore quotidiano del Cantone nel quale si ricorda la presenza oramai quasi centenaria del PS in governo e si suona l’allarme sul fatto che questa presenza sarebbe a rischio, in particolare poiché il margine elettorale che garantisce da anni al PS il seggio in governo si è assottigliato.
Questa operazione è, d’altronde, in sintonia con l’impostazione che il PS ha deciso di dare alla propria campagna elettorale; e cioè quella di mettere al centro il “salvataggio” del seggio in Consiglio di Stato, la “necessità” della presenza della “sinistra” in governo, a difesa di precisi valori ed interessi (non mai precisati).
Non vi sono dubbi che questa convergenza sia negli interessi delle due parti. Del PS, che ormai trae da questa presenza la principale forza di sopravvivenza politica, e della destra borghese (della quale il giornale di Muzzano è limpida espressione), che approfitta di questa presenza per ostacolare, concretamente, lo sviluppo di qualsiasi opposizione politica e sociale di sinistra degna di tal nome; operazione questa a costo zero, ormai da moltissimi anni.
Non si tratta di astratte teorie, ma di cose pratiche, concrete, che tutti hanno potuto constatare. Su alcuni dei temi più importanti nella scorsa legislatura, ad esempio, la presenza di Manuele Bertoli in governo non solo non è stata “utile” a chi difendeva un punto di vista di sinistra; ma è stata utile (e in qualche caso anche decisiva) per sconfiggere questo punto di vista.
Non è stato di alcuna utilità, ad esempio, per sostenere la nostra iniziativa “Giù le mani dagli ospedali” e del referendum contro la revisione della legge sull’EOC: in poche parole ha dato una mano a far passare la pianificazione ospedaliera.
Ha poi contribuito, assieme al suo partito, a sconfiggere l’iniziativa sul dumping salariale, promuovendo (con il governo) quel controprogetto che aveva come solo obiettivo (quanto successo negli ultimi due anni lo ha confermato) di sconfiggere l’iniziativa che avrebbe rappresentato, se accolta, una svolta decisiva per il controllo del mercato del lavoro e della lotta al dumping.
Ha dato un contributo decisivo (con una parte del suo partito) alla vittoria della politica fiscale condotta da Vitta e approvata per poche centinaia di voti lo scorso 29 aprile.
Ha rappresentato, in governo, la posizione di più forte sostegno – assieme a Zali – al progetto governo-città-FFS il cui obiettivo è lo smantellamento dell’Officina, attaccando sistematicamente la commissione del personale dell’Officina, rea di non voler cedere e di non mostrarsi “ragionevole”. E la lista potrebbe continuare.
Politica sociale, politica fiscale, politica del mercato del lavoro: temi fondamentali e decisivi per la borghesia! Utilissimo che vi sia un ministro “di sinistra” che difende queste opzioni “verso i suoi”. Se poi questo ministro fosse una donna, di orientamento economico apertamente liberale come Amalia Mirante, ancora meglio. Cambierebbe la forma, ma non la sostanza.
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