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Sul CdT del 17 ottobre Marco Noi, consigliere comunale dei Verdi a Bellinzona, se la prende con Mario Branda (e con i socialisti di Bellinzona) colpevoli di non dire e non fare «qualcosa di verde». Ritiene, assieme al suo partito, di essere stato in qualche sorta «tradito» poiché avevano ricevuto garanzie o promesse che il futuro Municipio, e in particolare chi si accingeva ad assumere la direzione del Municipio, in futuro si sarebbe battuto per un città «a misura d’uomo». Marco Noi, ed i Verdi di Bellinzona ma non solo, ha la memoria corta. Non ricorda, ad esempio, che in vista delle elezioni comunali vi erano stati contatti tra le «forze di opposizione», se così possiamo chiamarle (Verdi, MPS, POP, Bellinzona Vivibile), e che si era giunti ad un’intesa di massima per presentare una lista unica e «alternativa» per il Municipio.

Ricordo che proprio in occasione della seduta finale (spero di non dover pubblicare mail per smentire qualche smentita…) si mise l’accento proprio sul fatto che le compagini politiche che si accingevano ad ottenere la maggioranza in Municipio, e che facevano capire di avere «una convergenza di governo» , seppur informale, condividevano proprio quella visione «espansiva», «produttivistica» e per nulla attenta al territorio che Noi, giustamente, rimprovera all’attuale Municipio. Quell’intesa venne affossata, proprio dai Verdi che, nello spazio di 24 ore, decisero di correre con il PS per il Municipio.

Marco Noi dimentica qualcosa di ancora più importante: che proprio quegli orientamenti che egli ora critica furono alla base della candidatura di Mario Branda quale sindaco di Bellinzona. Un solo esempio: gli spazi attualmente occupati dall’Officina. Marco Noi, giustamente, sostiene che lo spostamento dell’Officina e il progetto di parco tecnologico che si vorrebbe insediare su quegli spazi siano scelte inaccettabili. Parole sante, anche se, mi pare, è un po’ tardi per rendersene conto. Se sollecitasse di più la sua memoria (e non è passato tanto tempo, a meno che non agiscano fenomeni di rimozione) ricorderebbe che il tema della spostamento dell’Officina (e l’utilizzazione dell’attuale sedime per altri scopi) fu proprio uno dei temi che caratterizzò la campagna di Mario Branda (e della lista PS per il Municipio, alla quale i Verdi parteciparono). Fu proprio Mario Branda ad affermare (diversi mesi prima delle elezioni comunali) che discutere dello spostamento dell’Officina non fosse più un «tabù». In altre parole: i Verdi hanno contribuito ad eleggere un sindaco ed un Municipio che, già allora, avevano intenzione di fare quello che stanno facendo, smantellare le Officine. È un piccolo esempio, se ne potrebbero fare molti altri.

Capisco l’imbarazzo dei Verdi che partecipano a liste con il PS per i Municipi di Lugano, Bellinzona, Chiasso, etc.; e poi, per le cantonali (legittimamente, per carità!) decidono di presentarsi come «alternativi» al PS con una propria lista; per poi magari tornare, alle prossime nazionali, ad allearsi nuovamente con il PS riservendoci la minestra dell’alleanza rosso-verde. Ogni tanto un po’ di coerenza (e di memoria) sicuramente non guasterebbe.

*L’OPINIONE apparsa sul Corriere del Ticino del 25 ottobre 2018