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Raccomandata al Plenum del Gran Consiglio

Gentili signore, Egregi signori,

con il presente scritto chiedo formalmente al plenum del Gran Consiglio di attivare, conformemente all’art. 57 cpv 2 della Costituzione cantonale, l’alta vigilanza sul Consiglio di Stato in relazione alla segnalazione della Regione Ticino di palesi irregolarità nell’assegnazione degli appalti per la fresa neve.

Quanto pubblicato da LaRegione in data 3 e 4 dicembre 2018 è estremamente grave: “Alti funzionari dell’amministrazione cantonale sarebbero sospettati non solo di non aver vigilato a dovere sulla regolarità e il rispetto dei bandi di concorso, bensì anche di aver favorito determinate ditte a scapito di altre.”

Da quanto è dato da capire quando i concorsi pubblici per il servizio fresa neve non vengono vinti dalla ditta giusta sembra che vi sia una prassi di annullarli e procedere per dei mandati diretti.

Non è neppure chiaro se il direttore del Dipartimento, il consigliere di stato Claudio Zali, nella misura in cui sia stato direttamente informato sia intervenuto tempestivamente e con determinazione.

Richiedo dunque l’attivazione dell’alta vigilanza e della determinazione delle relative modalità.

Considerata l’urgenza questa mia richiesta deve essere sottoposta al Plenum del Gran Consiglio per discussione e decisione nella seduta di dicembre.

Cordiali saluti.

Matteo Pronzini, deputato MPS

Allegato e parte integrante della presente richiesta d’attivazione dell’alta vigilanza articoli del 3 e 4 dicembre ’18 della Regione Ticino

Sgombero neve: dubbi sugli appalti
laRegione, 3 dic 2018
Annullati per irregolarità i concorsi dello scorso anno per l’assegnazione dei servizi con le frese nelle valli Maggia e Blenio. In un caso aperta anche un’inchiesta penale.
Una fresatrice in azione
Neve e polemiche. Dopo le critiche che hanno scosso la capitale ticinese a cavallo tra dicembre e gennaio per i ritardi accumulati nello sgombero della neve, ecco che un’altra tegola si abbatte sull’inverno al Sud delle Alpi. Stavolta riguarda il sistema di assegnazione degli appalti per il servizio di pulizia della coltre bianca dalle strade nel Locarnese e in Valle di Blenio. Sì, perché questa vicenda tira in ballo, direttamente, anche alcuni (alti) funzionari dell’amministrazione cantonale sospettati – cosa che gli accertamenti dovranno appurare – non solo di non aver vigilato a dovere sulla regolarità e il rispetto dei bandi di concorso, bensì anche di aver favorito determinate ditte a scapito di altre. Una sorta di “fresopoli”, chiamiamola così, al momento non ancora destinata a sfociare in Vallemaggia – come invece già accaduto di recente in Valle di Blenio – in un’inchiesta da parte della giustizia.
La misteriosa fresa grigionese
Per vederci un po’ più chiaro in questa vicenda dai contorni turbolenti occorre fare un passo indietro. All’autunno del 2016, quando cioè il Dipartimento del territorio apre il bando di concorso per l’assegnazione del servizio di fresa della neve per il quadriennio 2016-2020 per l’alta Vallemaggia (ma, in pratica, esteso a tutto il distretto). Due gli interessati che rispondono all’invito. Le regole del gioco sono chiare, messe nero su bianco: gli autoveicoli muniti di fresa dei quali l’azienda in corsa per l’appalto deve dar prova di disporre non possono essere statiimmatricolati prima del 1995 e devono pure rispondere ad altri requisiti tecnici. Gli imprenditori che poi saranno esclusi dai giochi hanno in dotazione tre macchine: una risalente al 1994, una del 1988 e una del 2005. In pratica due delle tre non sono in regola con le disposizioni del concorso. Nulla da fare per loro, speranze da riporre in un cassetto. L’altra, la ditta concorrente, afferma invece di poter mettere in servizio tre veicoli datati 1995, 1997, 2016.
Fin qui, tutto regolare. L’appalto, a quel punto, è suo di diritto. Il discorso cambia quando, fatti due accertamenti, si viene a sapere che chi si è aggiudicato il servizio (per grossomodo 200mila franchi) non ha detto la verità. In pratica effettua i lavori di sgombero della neve con mezzi obsoleti e ben più datati del 1995. Il modello dichiarato “2016” tanto per cominciare, al momento della verifica avvenuta mesi dopo l’assegnazione non era nemmeno parte integrante del parco veicoli dichiarato. Ma ciò che è più grave è che l’automezzo fabbricato nel 1997 e acquistato, di seconda mano, da una ditta di Poschiavo, la Vallemaggia (imbiancata o meno) non l’ha mai vista nemmeno in cartolina fino al gennaio 2018. La macchina fresa neve, da accertamenti effettuati, in quel mese figurava addirittura ancora in vendita da parte della ditta di Poschiavo proprietaria. Prezzo indicato, circa 60mila franchi. La stessa è stata regolarmente impiegata e immatricolata Gr nell’inverno 2017-18 per lavori di pulizia della coltre bianca sul Passo del Bernina, a qualche centinaio di km di distanza dalla Vallemaggia. Altra prova lampante: l’immatricolazione del mezzo parlava chiaro, sino a parecchi mesi fa: sulla carta grigia stava scritto Canton Grigioni; e questo a un anno dalla data di aggiudicazione dell’appalto ticinese.
Ma quali verifiche?
A questo punto, qualche interrogativo sulle verifiche eseguite dagli uffici cantonali preposti
risulta legittimo. L’alto funzionario cantonale incaricato di controllare il parco veicoli (cosa prevista, con tanto di sopralluogo dei funzionari di Bellinzona e ispezione minuziosa dei mezzi), che cosa ha visto se le frese inserite nel bando di concorso ancora non erano in possesso del titolare che ha ricevuto l’appalto? Chi avrebbe dovuto controllare che l’aggiudicatario, in fase di esecuzione, ha utilizzato i mezzi effettivamente immessi nel bando di concorso assegnatogli? Le richieste di chiarimenti agli uffici del Dipartimento del territorio inizialmente cadono nel vuoto. Parte allora una segnalazione al direttore dello stesso, Claudio Zali (data 13 dicembre 2017). La risposta per il tramite della Divisione delle costruzioni, responsabile del servizio sgombero e pulizia della neve, è il classico “i controlli sono stati avviati”. Nel frattempo, attraverso i social, spunta un ulteriore particolare curioso: il trasferimento della fresa dai Grigioni avviene qualche giorno dopo la segnalazione agli uffici cantonali interessati ( comunque a più di un anno dall’aggiudicazione dell’appalto). Il primo proprietario del veicolo, residente a Poschiavo, chiamato in seguito a spiegare il pasticcio, afferma fino a gennaio 2018 di essersi “confuso di modello” e di aver offerto la macchina più volte a chi (ancora in quel periodo) gli aveva chiesto se la stessa fosse ancora in vendita. Salvo poi contraddirsi dichiarando che “la fresa in questione era già di proprietà della ditta aggiudicataria a settembre 2016”… Logico sospettare, a sto punto, che qualcuno non la racconti giusta. Che ne è delle regole precise del bando di concorso che prevedevano che addirittura il parco veicoli dovesse essere pronto e a disposizione per le necessarie verifiche mesi prima? Il 27 di febbraio, colpo di scena: il Cantone decide la rescissione del contratto con la ditta valmaggese alla quale aveva assegnato il servizio fresa neve (durata fino al 2020). Segno, evidente, che qualcosa non ha funzionato o che dei sospetti in tal senso ci siano. Se non è un’ammissione di colpa, poco ci manca. Nel frattempo lo stesso Cantone, dopo lo stralcio del primo concorso, ha indetto un nuovo bando per il lotto in questione, recentemente assegnato – ancora una volta – alla ditta alla quale è stato appena stralciato il precedente bando (i concorrenti in gara erano sempre due). C’è da augurarsi, a questo punto, che gli errori nelle verifiche del parco veicoli, involontari o meno, non si siano ripetuti.

Appalti, effetto valanga
La polemica sui concorsi per sgombero neve si allarga ad altre realtà ticinesi Sospetti di favoritismi da parte del Dipartimento del territorio emergono anche in Leventina e Malcantone
laRegione, 4 dic 2018

Se per alcuni la neve è sinonimo di fatica quando la si deve spalare e di disagi sulle strade in caso di precipitazioni abbondanti, per altri è un’importante fonte di sostentamento. Lo si evince dalla delusione che emerge da chi è stato scartato in occasione di concorsi per l’assegnazione di lotti per la pulizia delle strade dalla neve. Delusione generata in particolare dalle modalità sospette di scelta da parte dei funzionari del Dipartimento del territorio (Dt). Oltre ai casi di Vallemaggia e alta Valle di Blenio da noi anticipati sull’edizione di ieri, emergono episodi legati anche ad altri luoghi del cantone. Partiamo dall’alta Leventina, dove da diversi anni la pulizia di due lotti tramite calla e fresa neve era affidata alla stessa ditta. Nel 2016 gli unici due lotti di tutte la valle a venire messi a concorso per lo sgombero neve tramite fresa sono proprio questi. La ditta che si era adoperata a lungo a lavorare sul terreno vi partecipa, anche perché aveva da poco effettuato un acquisto per adeguare il parco veicoli alle mutate esigenze degli utenti della strada e alla necessità del committente di avere macchine moderne e più performanti che riducono i tempi di sgombero sulle tratte (il prezzo di una fresa si aggira sul mezzo milione di franchi). Ma il concorrente arriva secondo dopo che i funzionari modificano di proprio pugno l’offerta aumentando così il prezzo dei suoi servizi. I lotti sono dunque deliberati ad altri concorrenti. Alla luce dei ricorsi inoltrati contro l’assegnazione di entrambi i lotti, il Dt decide a questo punto di annullare i due concorsi per poi comunque assegnare uno dei due lotti allo stesso vincitore tramite mandato diretto. A infastidire chi si è opposto è in particolare il fatto che l’appalto sia stato assegnato a chi non era in possesso del mezzo idoneo e impiegava, contrariamente a quanto viene concesso, personale attivo anche in altre attività. Pure il concorso per il secondo lotto viene annullato per poi essere ripubblicato con disposizioni modificate e meno severe, che di fatto concedono più libertà di manovra al committente. Quest’ultimo ha deliberato l’appalto allo stesso vincitore del primo concorso. Delibera che ha spinto il concorrente giunto ancora secondo a inoltrare un nuovo ricorso (pendente al Tram) chiedendo valutazioni più approfondite da parte del Dt su mezzi, personale e prezzi dichiarati.
‘Regole del gioco calpestate’
Non è solamente il Sopraceneri a essere confrontato con appalti poco trasparenti. Anche nel Malcantone il servizio calla neve è finito al centro di polemiche. Parliamo, più precisamente, del concorso 2016-2017. Due le ditte che concorrono. Quella scartata presenta costi di 70mila franchi inferiori alla rivale scelta dal Cantone. Mica noccioline. Il motivo che ha spinto gli uffici preposti a escluderla dai giochi? Al momento dell’inoltro dell’offerta, come ci spiega il titolare, la sua piccola impresa non aveva dipendenti fissi in servizio a tale scopo. In pratica si appoggiava su ausiliari assunti in inverno per pulire le strade. Fin lì, nulla di anomalo. Quando però l’interessato viene a sapere che sul Piano di Magadino lo stesso servizio di sgombero della neve è assegnato a un’impresa che, come la sua, non ha personale sotto contratto fisso a tale scopo se non durante i freddi mesi invernali, ecco che parte il ricorso al Tram. Un reclamo che, ammette l’intervistato, viene respinto. In pratica la massima istanza conferma la decisione del Cantone. Lui e altri concorrenti esclusi dai lotti in maniera perlomeno strana, accompagnati da un legale chiedono un incontro con il Dt. «In pratica ci ha dato il classico benservito» – osserva. Ma c’è un altro particolare che aggiunge pennellate nere al quadro. La sua ditta, per conto del Cantone, esegue pure dei lavori di pulizia delle scarpate lungo le strade. Al titolare viene “caldamente consigliato” di smetterla di lamentarsi, pena la rescissione del contratto. Invece di quietarlo, questi “inviti” lo convincono a sparare alzo zero sui funzionari dipartimentali: «Nei capitolati dei concorsi tutto è chiaro, nero su bianco. Ma, puntualmente, le regole del gioco vengono stravolte. Ho segnalato, a più riprese, anche delle irregolarità nell’esecuzione dei lavori (che poi portano a fatture “gonfiate”) o nella logistica, ma nessuno è mai intervenuto. Come pure il fatto, non raro, di suddividere i grandi lotti in fatture sotto i 5mila franchi, così da sfuggire a qualsiasi forma di controllo grazie al mandato diretto». L’impressione che se ne ricava da queste dichiarazioni è che siano alcune grosse ditte a dettare legge in Ticino, sul fronte pulizia delle strade. Alle piccole non restano che le briciole. Non sufficienti a soffocare loro in gola, però, un grido di protesta. Nessuna reazione ufficiale dal Dt, responsabile dell’assegnazione degli appalti. Fuori cantone per tutto il giorno, ieri il direttore del dipartimento Claudio Zali non era infatti rintracciabile.