Pubblichiamo la lettera che l’MPS ha inviato nei giorni scorsi a tutti/e gli/le dipendenti del Cantone, nella loro qualità di assicurati presso la Cassa pensioni del Cantone IPCT.
Tutti voi, come dipendenti del Cantone, siete assicurati alla cassa pensione dello Stato, diventata pochi anni fa Istituto di Previdenza del Canton Ticino (IPCT).
Oltre a questa trasformazione avete anche vissuto (chi più chi meno) diversi cambiamenti in questi ultimi anni, culminati nella modifica del 2013 attraverso la quale la cassa è passata da un sistema assicurativo fondato sul primato dei contributi mentre in precedenza faceva riferimento al primato delle prestazioni.
Il nuovo ordinamento ha peggiorato in modo importante le prestazioni per coloro che avevano meno di 50 anni al momento della sua entrata in vigore nel 2013. Ma anche coloro che sono stati risparmiati da questa riforma avevano già visto in passato, anno dopo anno, riforma dopo riforma, peggiorare le future prestazioni pensionistiche.
Tutti voi avete potuto prendere atto delle numerose proposte (ultime quelle, fortunatamente rifiutate in votazione popolare, previste nella riforma pensionistica PV2020) tese a diminuire i rendimenti dei fondi previdenziali e quindi le prestazioni ai futuri pensionati.
A capitanare queste riforme, cantonali e federali, vi sono stati i vari esecutivi che si sono succeduti alla testa del Cantone, fino a quello oggi in carica che (quasi al completo) ha condotto, tutti d’accordo, la riforma del 2013. È pure l’esecutivo cantonale ad aver giustificato questo peggioramento delle prestazioni per i dipendenti invocando la necessità di equilibrare i conti della Cassa pensione e di non caricare in modo eccessivo la partecipazione del Cantone, datore di lavoro.
Ora, è noto che le pensioni altro non sono che una forma di salario: salario differito, cioè salario che viene accantonato per versare un reddito al momento in cui il lavoratore non sarà più attivo. Partendo da questa elementare constatazione, dobbiamo concludere che da anni il governo diminuisce i vostri salari (quelli diretti, anche qui con i vari provvedimenti adottati anno dopo anno) e quelli differiti, come le pensioni.
Ci rivolgiamo con questa lettera a voi perché riteniamo giusto sappiate che questo stesso governo e quelli precedenti, che hanno tagliato ed hanno intenzione di tagliare ulteriormente le vostre pensioni, da anni percepiscono prestazioni pensionistiche illegali e godono di privilegi pensionistici che voi non vi sognate nemmeno.
Si tratta di due aspetti che abbiamo a più riprese denunciato: il versamento di una rendita sostitutiva AVS (chiamata anche rendita ponte) e la possibilità di riscattare anni di servizio come consiglieri di Stato per beneficiare di una prestazione più cospicua a fine carriera (cioè al momento in cui lasciano il governo), superiore a quella che avrebbero maturato sulla base degli anni effettivamente passati in governo.
In altre parole i consiglieri di Stato si sono attribuiti (poiché sono loro a decidere delle proprie pensioni) prestazioni simili a quelle di cui godete voi, dipendenti del Cantone e membri della cassa pensione. Il problema è che i consiglieri di Stato non fanno parte della cassa pensione.
Il primo di questi privilegi è. Come detto, il versamento della rendita sostitutiva AVS. Tutti voi sapete di cosa si tratta poiché ne avete diritto. Se decidete di andare in pensione prima dell’età AVS (ad esempio a 60 anni), l’ICPT vi verserà la rendita pensionistica (decurtata poiché andate in pensione anticipatamente) e un rendita transitoria AVS (detta anche rendita ponte) fino a quanto riceverete la rendita AVS (65 anni, 64 per le donne). L’importo di questa rendita è di Fr. 22’560, pari all’80% rendita massima AVS: questo a condizione che lavoriate a tempo pieno ed abbiate almeno 35 di servizio (30 per chi è entrato in servizio prima del 1995); in caso contrario avrete una rendita ponte minore.
Ebbene, il governo da anni, e senza che esista una base legale, versa ai propri consiglieri di Stato che terminano l’attività di governo questa rendita sostitutiva AVS che si aggiunge, alla normale prestazione prevista dalla legge (che, dopo 15 anni di presenza in governo, dà diritto ad una prestazione pari al 60% del reddito percepito come consigliere di Stato: ossia il 60% dello stipendio di circa 245’000 franchi, pari a circa147’000 franchi annui). Questa rendita ponte ulteriore, oggi di 22’560 franchi, viene versata indipendentemente dall’età del consigliere di Stato e fino all’età AVS.
Ma chi sostiene che il versamento di questa rendita ponte sia illegale? L’MPS ha sollevato, con diversi atti parlamentari, la questione: ma nel frattempo sono state realizzate ben due perizie giuridiche; una esterna (affidata al prof. Grisel, un luminare del diritto pubblico svizzero) e una interna all’amministrazione, che arrivano alle stesse conclusioni, cioè che non vi è alcuna base legale per versare tale rendita transitoria AVS. D’altronde anche il buon senso, al di là del diritto, basterebbe: un consigliere di Stato che lascia la carica a 48 anni riceverebbe un rendita ponte per 17 anni: altro che ponte, un vero e proprio viadotto!
L’MPS ha chiesto, invano, che il versamento di questa prestazione venisse sospeso: il governo ha risposto negativamente, difendendo evidentemente gli interessi futuri dei suoi attuali membri (qualcuno potrebbe già non essere rieletto il prossimo aprile) che non vogliono rinunciare a questo privilegio, pur sapendo che esso non ha base legale.
Lo stesso ragionamento vale pe l’altra situazione di illegalità, il riscatto di anni di attività. Tutti voi sapete che è possibile riscattare anni di servizio pagando un contributo fissato dalla cassa pensione sulla base di calcoli matematici che prendono in considerazione diversi parametri (la speranza di vita, la rendita versata, gli anni di contribuzione, etc.).
Anche i consiglieri di Stato (6 in tutto, tre ancora in governo) hanno deciso di riscattare alcuni anni di servizio come consiglieri di Stato con l’obiettivo di raggiungere quei 15 anni di servizio (o un numero maggiore di anni di servizio rispetto a quelli effettivamente svolti) che permettono loro di beneficare di una prestazione di fine mandato intera (il 60% che abbiamo sopra richiamato) o di avvicinarsi maggiormente a questo obiettivo.
Ebbene, i Consiglieri di Stato in questione hanno versato per ognuno di questi anni riscattati circa 50’000 franchi. I calcoli che abbiamo fatto effettuare da uno specialista in materia indicano invece che, per quel tipo di prestazioni alle quali hanno diritto, avrebbero dovuto pagare, per ogni anno riscattato, almeno una somma tra i 250’000 e i 300’000 franchi. Un vero e proprio furto!
Alle precise domande poste da Matteo Pronzini, il governo in sostanza ha ammesso (seppur indirettamente) che la rendita sostitutiva AVS non ha alcuna base legale, pur rifiutando di sospenderne il versamento. La giustificazione è che l’amministrazione e il Parlamento erano al corrente di questa pratica (il solito “si è sempre fatto così”). Ora essere al corrente di un atto illegale non trasforma quello stesso atto in qualcosa di legale.
Nella risposta negativa del governo vi è una consapevolezza: si decide di non sospendere questo versamento pur sapendo che tale prestazione non ha alcuna base legale. Il governo compie un atto che, ne è cosciente, avvantaggerà finanziariamente i propri membri. Se uno di loro non venisse eletto in governo il prossimo 7 aprile potrebbe continuare a godere di un privilegio illegale che ha contribuito, direttamente e coscientemente, a mantenere.
Lo stesso per i riscatti di anni di servizio. Ora, non solo questa procedura non ha alcuna base legale. Ma, il governo lo di fatto confermato, il prezzo di questi anni di riscatto è stato di gran lunga inferiore a quello che i membri del governo attuale (e altri colleghi in precedenza: in tutto sono sei) avrebbero dovuto pagare per ognuno di questi anni. Parliamo, per ogni anno, di circa 200’000 – 250’000 franchi di differenza. Moltiplicate per tre o quattro (la quantità di anni riscattati) e poi per i 6 casi in questione e arriverete facilmente, come abbiamo fatto noi, a una somma complessiva che si avvicina ai 5-6 milioni di franchi.
Poiché il trattamento di fine carriera dei Consiglieri di Stato non ha nulla a che vedere con la cassa pensione (essi non ne fanno parte, val la pena ricordarlo per l’ennesima volta) di fatto sono le casse del Cantone a subire un danno. I consiglieri di Stato, anche in questo caso, ne sono consapevoli. Forse, possiamo concedere loro il beneficio del dubbio e credere che al momento in cui sono stati presentati i calcoli per i riscatti effettuati da ognuno di loro non ne avevano coscienza; forse, qualcuno ha presentato loro dei calcoli non corretti; ma questo riguarda il passato. Oggi questa consapevolezza c’è, i dati sono conosciuti e nessuno li può contestare. Anche in questo caso il governo è consapevole che sono stati compiuti atti che comportano (e soprattutto comporteranno) un danno per le finanze del Cantone.
Ecco cosa succede da anni in Ticino: da un lato tagli continui ai diritti pensionistici dei dipendenti del Cantone, dall’altro privilegi pensionistici senza alcuna base legale ai membri del governo, gli ispiratori di questi tagli alle pensioni dei dipendenti.
Ci sembrava opportuno che ne foste informati!