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Bruno Costantini, in un editoriale del Corriere di mercoledì, ritorna sulla questione del futuro dell’Officina FFS di Bellinzona. Lo fa mescolando furbescamente tutti gli ingredienti per cucinare un bel minestrone che gli permette di arrivare ad una conclusione scontata: o mangiamo questa minestra…

Mi permetto, brevemente, di tentare di mettere ordine cercando di sventare il suo tentativo, voluto o meno poco importa, di creare una sorta di confusione generale nella quale al lettore non resta che esprimere un voto di fiducia per governo, città, Cantone.

Mi soffermerò su pochi punti che non corrispondono a opinioni o interpretazione, come forse pensa Costantini, ma a fatti assodati.

Costantini afferma che, in caso di rifiuto del progetto FFS-Cantone-Bellinzona, le FFS potrebbero decidere di spostare altrove le attività oggi svolte a Bellinzona. In realtà il progetto FFS-Cantone-Città (quello della “nuova Officina” per intenderci) comporta già di fatto questa decisione. Con il nuovo progetto il 70% circa delle attività e dei posti di lavoro presso le attuali Officine (legati in particolare al traffico merci) saranno dirottati, nella migliore delle ipotesi, verso altri siti di manutenzione in Svizzera; più probabile che, come ha fatto anche qualche costruttore ticinesi di carri, si scelga la via dell’Est.

Le FFS hanno già quindi scelto di rinunciare a buona parte di quanto si fa oggi a Bellinzona e di portarlo fuori dal Ticino, sacrificando produzione e posti di lavoro con il sostegno di governo, città e dei maggiori partiti politici di “destra” o di “sinistra”.

Ma, sentiamo già l’obiezione, potrebbero rinunciare anche a quella parte di attività legata al traffico passeggeri (quel 30% non sacrificato), la manutenzione delle flotte Tilo, Giruno e ETR 650 prevista nel nuovo stabilimento. In realtà, e lo sanno tutti coloro che conoscono un minimo le cose, le FFS non prenderanno in nessun caso una decisione di questo. Non lo faranno (non lo possono fare) per ragioni legate al traffico sull’asse Nord-Sud (la disponibilità di un numero sufficiente di tracce), per ragioni di tipo finanziario (farebbe lievitare i costi della manutenzione) e per ragioni organizzative. La verità è che le FFS hanno bisogno di uno stabilimento in Ticino (leggero, da 120 posti di lavoro) che si occupi della manutenzione leggera e pesante (che solo in parte ha a che vedere con il tipo di manutenzione, altamente specializzata, che viene effettuata oggi all’Officina). Non hanno quindi nessuna intenzione di spostare queste attività in altre strutture oltre Gottardo, anche se fa loro comodo continuare a farlo credere in modo da poter realizzare i loro progetti.

Le FFS si trovano così la strada spianata per raggiungere i propri obiettivi che. E riescono a far in modo che questi obiettivi vengano in buona parte finanziati dai boccaloni ticinesi, pronti a farsi prendere per i fondelli dalle minacce di Meyer e a pagare il pizzo di 120 milioni, un milione per ogni posto “mantenuto” in Ticino, come amano dire le FFS.

A questo si devono aggiungere i vantaggi diretti e indiretti (centinaia di milioni di franchi) che alle FFS verranno dai progetti immobiliari che si svilupperanno sul sito di Bellinzona e dalla rivalutazione (da agricoli a industriali) dei terreni di Castione.

Ancora una piccola precisazione. L’iniziativa “Giù le mani dall’Officina” propone la creazione di un polo tecnologico nel settore dei trasporti e della mobilità sostenibile attorno al fulcro centrale dell’Officina.

Un progetto chiaro, mirato e rivolto agli sviluppi futuri.

Il parco tecnologico che dovrebbe sorgere sul terreno lasciato libero dall’Officina è aria fritta. Si tratta di una tipica vecchia, cara, inutile zona industriale (certo all’insegna dell’industria 4.0 o della GIG economy, bisogna essere moderni!): cambia la forma, ma non la sostanza. Avremo aziende alle quali interessano bassi salari, esenzioni fiscali, vantaggi amministrativi.

Ed è proprio su queste due idee diverse che saranno chiamati a scegliere i/le cittadini/e di questo paese quando dovranno pronunciarsi sull’iniziativa “Giù le mani dall’Officina”!

*Articolo pubblicato sul Corriere del Ticino di sabato 1.12.2018