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Nel corso della prossima sessione il Gran Consiglio dovrà pronunciarsi sulla revoca della mia immunità vista la denuncia penale presentata dal direttore di ABAD signor Mora a seguito di alcune mie interrogazioni sulla gestione di questa struttura.

L’Ufficio Presidenziale, nel suo preavviso, esprime alcune considerazioni sul contenuto delle mie interrogazioni. Un fatto di per sé positivo ed addirittura auspicabile. La tematica della revoca della mia immunità è qualcosa che è e deve essere posta su un piano politico. Peccato che l’Ufficio Presidenziale, durante la mia audizione, non abbia permesso al sottoscritto di esprimersi nel merito delle mie interrogazioni.

Mi permetto inoltre di segnalare come, nelle ultime settimane, in un altro servizio di aiuto domiciliare – quello del Mendrisiotto – siano emersi problemi (come la forte rotazione del personale a seguito di una discutibile politica aziendale) assai simili a quelli denunciati nelle mie interrogazioni. Sarebbe il caso di avviare una discussione di fondo su queste strutture, sul loro funzionamento e sui problemi che essi riscontrano.

Prendo inoltre atto che l’Ufficio Presidenziale ha ripreso, nel suo preavviso, delle considerazioni contenute nella risposta 21 novembre 2018 del CdS alle mie interrogazioni 106.18, 109.18 e 126.18.
Sulla base di queste preliminari considerazioni inoltro al CdS la seguente interpellanza.

A Nella sua risposta del 21 novembre 2018 il CdS segnala che:
“In merito al mantenimento/ristabilimento di un sano ambiente di lavoro si precisa che il Consiglio di Stato è stato informato del fatto che il Laboratorio di psicopatologia del lavoro, servizio dell’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale specialista in questo ambito, è intervenuto per una verifica.”
Partendo dal presupposto che il Laboratorio non abbia l’autorità di poter intervenire “motu proprio” in una struttura indipendente ed autonoma, chiedo al CdS:

1. Chi ha dato il mandato al Laboratorio di intervenire?
a. Sulla base di quali elementi e per quali ragioni?
b. Quando è stato deciso questo intervento? Questo intervento è precedente alle interrogazioni dell’MPS?
c. Corrisponde al vero che una riunione del personale convocata dal Laboratorio ha visto la presenza di buona parte del personale? Quali sono stati i temi discussi in questa riunione?
d. A che conclusioni è giunto il Laboratorio?
e. Il Laboratorio ha allestito un rapporto scritto? All’indirizzo di chi? Il CdS, o altra struttura cantonale, ha discusso questo rapporto? Se sì, che misure sono state adottate?

B Sempre nella sua risposta il CdS indica:
“La notizia che all’interno di ABAD fosse stata avviata una raccolta firme con cui i dipendenti avrebbero potuto sottoscrivere una dichiarazione di fedeltà nei confronti del direttore è stata data dai media nel momento stesso in cui l’interrogazione è stata depositata.
L’Ufficio degli anziani e delle cure a domicilio (UACD) è tempestivamente intervenuto, prima telefonicamente e poi tramite e-mail, chiedendo delucidazioni al presidente e al direttore ABAD, al fine di verificare se effettivamente l’iniziativa si configurasse come lesiva della dignità del personale. Gli interpellati si sono dichiarati completamente estranei all’iniziativa, riferendo appunto di esserne venuti a conoscenza soltanto tramite i media. Si sono quindi immediatamente attivati per bloccare la circolazione della raccolta firme.”

Il CdS con questa dichiarazione si contraddice e conferma, suo malgrado, che la direzione aveva messo in atto un’azione, illegittima, di pressione sul personale.
Chiedo dunque:
2. Se la raccolta firme non è stata un’iniziativa partita della direzione di ABAD, ma una “spontanea e autonoma” iniziativa del personale, con quale diritto la direzione si è permessa d’attivarsi per bloccare la circolazione delle firme”?
a. Non ritiene il CdS che in questo modo, ammesso e non concesso che la petizione non fosse opera della direzione, la direzione di ABAD abbia leso un diritto costituzionale del personale?

C Nella sua risposta il CdS afferma che il ruolo del rappresentate del Cantone nelle strutture di aiuto domiciliare sia unicamente quello di:
“portare all’interno dell’organo amministrativo la dovuta sensibilità nella gestione delle risorse pubbliche e nell’erogazione di prestazioni d’interesso pubblico.”
I principi di gestione di ABAD in questi anni sono stati l’esatto contrario! Leggendo i bilanci ed i conti economici di ABAD, più che l’interesse degli utenti e la tutela di un sano e costruttivo ambiente di lavoro, sembrerebbe che le priorità siano altre.
Dal 2012 al 2017 il capitale proprio di ABAD è lievitato del 67% (pari a 2’402’949 franchi) passando da 3’587’965 a 5’990’914 franchi. La metà del capitale proprio, ossia fr. 2’598’343 è finalizzata all’ambito immobiliare.
I risultati d’esercizio degli ultimi anni sono stati i seguenti:
2012 fr. 745’260
2013 fr. 503’476
2014 fr. 407’464
2015 fr. 574’547
2016 fr. 429’403
2017 fr. 200’643
Una vera e propria gallina dalle uova d’oro!

3. Che valutazione fa il Consiglio di Stato di queste cifre?
a. E’ normale che ABAD, al beneficio del riconoscimento di SACD d’interesse pubblico ai sensi dell’articolo 13 della Legge sull’assistenza e cura a domicilio, aumenti in 6 anni di oltre 2.4 milioni di franchi il capitale proprio?
b. Ritiene che accumulare in 6 anni 2.4 milioni di franchi sia uno degli obiettivi prioritari di un SACD?

D Le informazioni raccolte in questi mesi sulla gestione sanitaria di ABAD hanno permesso di mettere a fuoco alcune strane situazioni. Alcuni esempi.
Presso ABAD il rischio aziendale viene scaricato sul personale. Il tempo di lavoro che non può essere fatturato agli utenti (ad esempio quando un utente non è al proprio domicilio e ABAD non può svolgere il servizio previsto) non viene considerato come tale e dunque non viene retribuito. Ne consegue che i dipendenti, per poter vedersi pagato il tempo di lavoro definito contrattualmente (ad esempio 30 ore di lavoro settimanali) devono rimanere a disposizione di ABAD per un tempo maggiore (ad esempio 34 ore). Una forma “moderna” di terziarizzazione.
Vi sono situazioni in cui ABAD non segnala alla propria assicurazione perdita di salario l’inabilità lavorativa del proprio personale assunto a tempo parziale. In questo modo il personale non beneficia delle indennità giornaliere. Questo modo di procedere permette all’azienda di evitare un aumento dei premi della polizza assicurativa.
Vi sono stati casi in cui ABAD avrebbe fatturato agli utenti, rispettivamente alla cassa malati, un tempo maggiore a quanto effettivamente svolto. Si è trattato di errori, che possono evidentemente capitare, o vi è dall’altro?
Il CdS:
4. È a conoscenza del fatto che ABAD scarica sul proprio personale il rischio aziendale? L’ispettorato del lavoro ha già svolto dei controlli presso questa struttura? Ha riscontrato infrazioni alla legge sul lavoro?

5. È’ a conoscenza di casi di fatture gonfiate? In questo ambito sono previsti dei controlli da parte dello stato o altri enti?

*Interpellanza al Consiglio di Stato del Deputato MPS Matteo Pronzini.