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Il Ticino, la sua classe politica (con in testa Christian Vitta) e quella imprenditoriale di nuovo al centro delle vicenda che vede protagonisti Gucci e la Luxury Goods (LGI). Le recenti condanne per evasione fiscale in Italia, le inchieste aperte in Francia su Kering (il colosso che controlla LGI) gettano un’ombra preoccupante sulla politica di favoritismi fiscali condotta in Ticino. E, come sempre, ad essere in discussione è il sistema della tassazione globale, vero e proprio strumento di evasione fiscale come ha dimostrato la vicenda emersa in questi giorni. Ricordiamo che l’MPS continua ad essere l’unica forza politica che ha chiesto e chiede l’abolizione di questo tipo di imposizione. Qui di seguito l’ultima interpellanza del nostro deputato Matteo Pronzini. (Red)

Interpellanza

Caso Gucci: quali controlli sulle residenze dei globalisti e dei manager?

Il Ticino è di nuovo finito sotto i riflettori della stampa mondiale grazie al colosso del lusso Kering e alle sue controllate Gucci e Luxury Goods. Naturalmente in relazione alla imposte evase in altri paesi dal gruppo e dai suoi manager.
In base all’inchiesta svolta dalla Procura di Milano fra il 2011 e il 2017 Gucci avrebbe evaso in Italia 1,4 miliardi di euro di imposte attraverso la Luxury Goods, non dichiarando ricavi per 14,5 miliardi. Grazie alle inchieste giornalistiche realizzate sul tema ormai conosciamo molto bene il meccanismo grazie al quale il gruppo faceva figurare il 70% degli utili nel nostro cantone. Ora con il nuovo Piano di azione internazionale contro l’erosione della base fiscale e il trasferimento degli utili (Base Erosion and Profit Shifting -BEPS), al quale ha aderito anche la Svizzera, queste pratiche di “ottimizzazione fiscale” non saranno più tollerate e le autorità fiscali estere saranno sempre più determinate a recuperare le somme stratosferiche evase.
I primi effetti sono stati più che evidenti: è bastato trasferire in Italia 150 dipendenti addetti alla fatturazione del gruppo per causare un crollo del gettito fiscale in diversi comuni. Una volta tolte le pratiche di “ottimizzazione fiscale”, i “grandi gruppi del lusso” si riducono a enormi depositi di logistica che creano altrettanto enormi costi esterni, naturalmente mai valutati dal cantone (vedi nostra mozione “Logistica: necessaria un’analisi approfondita” che ancora non figura sul sito del Gran Consiglio).
In Svizzera però finora queste pratiche erano legali. Non così invece per le false residenze in Ticino di manager e globalisti, rivelate da un’inchiesta del consorzio giornalistico European Investigative Collaborations (EIC).
La posizione della autorità cantonali in questo caso è ben più problematica. L’inchiesta realizzata dalla RTS dimostra infatti che l’ex CEO di Gucci, Patrizio Di Marco, ha beneficiato di una tassazione a forfait a Paradiso fra il 2010 e il 2014 quando in realtà risiedeva in Italia. Patrizio di Marco e la moglie possedevano in realtà un appartamento e un ufficio a Milano e il loro figlio è nato nel 2013 a Milano.
Per l’esperto di questioni fiscali intervistato dalla RTS: “Questo non corrisponde alla nozione di residenza e domicilio fiscale svizzero. Per ottenere un forfait fiscale è necessario avere un domicilio, figli scolarizzati in Svizzera, relazioni sociali”.
Inoltre per beneficiare di un forfait fiscale la persona interessata non deve svolgere nessuna attività professionale o lucrativa in Svizzera, mentre Patrizio di Marco era membro e presidente del consiglio di amministrazione di Luxury Timepieces International SA Gucci orologi, con sede a Cortaillod (NE), fino al 2012.
Secondo il consorzio EIC, Patrizio Di Marco, oltre al suo salario, ha ricevuto una «remunerazione occulta» di circa 24 milioni di euro versati sul conto bancario di una società panamense a Singapore poiché figurava come “consulente” di una società di Kering con base in Lussemburgo, Castera.
Secondo il quotidiano 24 Heures: le fatture per la sua attività di «consulente» in Lussemburgo venivano inviate dalla Svizzera e gli onorari sarebbero stati pagati da un conto che Castera aveva aperto al Credit suisse di Lugano. “Il s’agissait donc bien d’un revenu de source suisse”, afferma il giornale romando.
Oltre ai dubbi sull’attività lucrativa e l’effettiva residenza a Paradiso, ci si chiede come sia stata fissata la tassazione sul dispendio poiché, a proposito del domicilio di Di Marco, i giornali parlano di “un piccolo appartamento, in un grande palazzo mal curato, il cui standing sembra poco compatibile con quello del “patron” di Gucci (un petit appartement, dans un grand immeuble mal entretenu, dont le standing semble difficilement compatible avec celui du patron de Gucci, Mediapart) e “edificio sinistro” e “lugubre palazzo che domina il lago” (lugubre bloc d’habitation dominant le lac, 24 Heures).
Secondo l’inchiesta giornalistica, il gruppo Kering non solo avrebbe aiutato Di Marco a eludere il fisco italiano, ma anche ad ottenere il domicilio e la tassazione da globalista in Ticino. L’operazione sarebbe stata orchestrata da Adelio Lardi, fiscalista e fiduciario di Lugano, segretario del PLR di Cadempino e membro dei consiglio di amministrazione di diverse società del gruppo, scrive il consorzio.
Ricordiamo che rispondendo a una nostra precedente interrogazione (38.18) il Consiglio di Stato aveva precisato che:
L’art. 118 cpv. 1 LStr sancisce che “chiunque inganna le autorità incaricate dell’esecuzione della presente legge fornendo dati falsi o tacendo fatti essenziali e ottiene in tal modo, per sé o per altri, il rilascio di un permesso o evita che il permesso sia ritirato, è punito con una pena detentiva sino a tre anni o con una pena pecuniaria”.
Ricordiamo anche che, a proposito di una perquisizione al domicilio (non si sa ordinata da chi) di un ex dipendete della Argo, interrogato sulla vicenda, l’on Norman Gobbi, il 6 novembre 2017 in aula aveva precisato: “Nei vari articoli apparsi sulla vicenda i media hanno scritto di un potenziale caso di residenza fittizia sul nostro territorio, ovvero del venire meno di una delle condizioni per il rilascio e il mantenimento di un permesso di dimora che prevede che una persona titolare del permesso B debba risiedere stabilmente ed effettivamente in Svizzera.
Ogni volta che l’Ufficio della migrazione viene a conoscenza di un sospetto caso di abuso procede con gli accertamenti necessari, tra i quali figura anche il coinvolgimento delle autorità di polizia per il controllo sul territorio come previsto dalle basi legali applicabili, vale a dire il regolamento della legge di applicazione alla legislazione federale in materia di persone straniere dell’8 giugno 1998 [RL 1.2.2.1.1].
Le verifiche usuali poste in essere dall’Ufficio in presenza di sospette residenze fittizie possono scaturire anche da notizie di stampa, le quali sono recepite unicamente quale indicatore di rischio: questo non è il primo caso che, a seguito di articoli di stampa, conduce a verifiche di questo tipo“. [1]
Da questa vicenda invece emerge chiaramente che “ogni volta che l’Ufficio della migrazione viene a conoscenza di un sospetto caso di abuso procede con gli accertamenti necessari” si applica solo alle “persone comuni”, non ha chi ha contatti altolocati e dispone di copiose risorse finanziarie. Non è neppure la prima volta che il Ticino viene sospettato di aver accettato false residenze di manager e di aver offerto tassazioni a forfait a persone che non avevano i requisiti. Ricordiamo ad esempio che anche l’attuale CEO di Gucci, Marco Bizzarri, è stato accusato di avere una falsa residenza a Vico Morcote, così come una ventina di manager della Gucci (vedi Interrogazioni 38.18 e 171.16).
L’immagine che esce del Ticino è a dir poco impietosa. Riportiamo sotto alcuni estratti dell’articolo pubblicato da 24 Heures:
“Kering et ses dirigeants disposent de connexions à haut niveau dans le canton. Les déclarations d’impôt de Patrizio di Marco étaient faites par le fiduciaire Adelio Lardi administrateur de la filiale suisse de Kering. Cet homme clé du secteur de la mode au Tessin siège aussi aux conseils d’Abercrombie & Fitch, Loro Piana ou Tom Ford. Au conseil de la filiale suisse de Kering, on trouve aussi le beau-frère de l’ancienne conseillère d’Etat PLR Marina Masoni, aujourd’hui présidente du lobby de la mode Ticinomoda.
Ni Adelio Lardi, ni Marina Masoni n’ont voulu répondre à nos questions concernant Kering et Patrizio di Marco. Seul le ministre de l’économie tessinois, le PLR Christian Vitta, s’est fendu d’une courte déclaration à nos confrères de la RTS, qui ont participé à cette enquête comme membres de l’EIC. Refusant de se prononcer sur des «affaires fiscales spécifiques», il affirme que «le canton du Tessin continuera à travailler pour garantir des conditions cadre nécessaires afin de garder les entreprises déjà présentes et en attirer de nouvelles».

Chiediamo pertanto al Lodevole Consiglio di Stato:
1 – le autorità effettuano verifiche nel caso in cui il manager di una società chiede il domicilio fiscale in Ticino? Se sì, come è potuto sfuggire il fatto che una ventina di manager della Kering avessero false residenze?
2 – le autorità preposte effettuano controlli sul luogo di lavoro e al domicilio dei manager? Li hanno effettuati nel caso dei manager della Kering?
3 – le autorità effettuano verifiche nel caso in cui una persona facoltosa chieda la tassazione in base al dispendio? Se sì come è potuto sfuggire il fatto che l’ex CEO di Gucci esercitava un’attività lucrativa in Svizzera?
4 – Secondo 24 Heures fino al 2010 Patrizio Di Marco era pagato dalla Luxury Goods International (LGI), poi la sua retribuzione come «consulente è stata versata dalla società lussemburghese Castera. Questo “cambiamento” è avvenuto proprio quando ha ottenuto la tassazione a forfait, le autorità non si sono insospettite? (Au même moment, son contrat de consultant change: ce n’est plus la filiale suisse de Kering, Luxury Goods International (LGI), qui le paie, mais Castera.)
5 – nel fissare la tassazione in base al dispendio si tiene conto anche dello standing del domicilio del richiedente? Quali altri criteri vengono presi in considerazione?
6 – come è possibile che una persona che abita in un appartamento di standing normale ottenga la tassazione a forfait?
7 – la situazione lavorativa dei globalisti viene riesaminata regolarmente?
8 – come valuta la “pubblicità” scatenata da questa vicenda per il Ticino in generale e per la piazza finanziaria ed economica ticinese?
9 – ha intenzione di effettuare una valutazione credibile delle ripercussioni degli standard BEPS sull’utile imposto in Ticino e sul conseguente introito fiscale delle aziende attualmente a beneficio di uno statuo fiscale speciale, in particolar modo del settore Moda e Commercio di materie prime?

Per MPS, Matteo Pronzini 27 gennaio 2019