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Bruno Costantini, in un recente editoriale, sostiene che per il futuro dell’Officina vi sarebbero tre alternative. La prima è accettare il progetto di FFS, governo e città di Bellinzona, la seconda quella di perdere tutto, la terza quella proposta dall’iniziativa “Giù le mani dall’Officina”. A noi, invece, pare che le alternative siano solo due. Vorremmo spiegare perché.

La prima è quella del progetto FFS-governo-città. Non si tratta di 200/230 posti, come si continua pappagallescamente a ripetere, ma, nella migliore delle ipotesi, di 100-150 posti di. È quanto resterà di quel che oggi viene fatto in materia di manutenzione in Ticino (all’Officina e nei depositi di Bellinzona e Biasca) e che corrisponde, grosso modo, al 30-35% del volume complessivo di lavoro e posti di lavoro. Ciò significa che le FFS (sostenute dal governo cantonale e città di Bellinzona che, sciagurati, sono anche disposti a pagare 130 milioni) hanno già deciso di spostare altrove, fuori dal Ticino, quello che oggi è il 70% del volume e dei posti di lavoro svolto all’Officina (a cominciare dalla flotta dei carri merci…).

In realtà il progetto sostenuto da governo e città autorizza le ferrovie ad andarsene con il grosso dei posti di lavoro…

Questa prima opzione, come noto, ha due varianti: quella di Castione, caldeggiata dalle FFS e quella di Bodio, sostenuta sembra ormai da una parte del Parlamento. Questo ultimo aspetto non fa che confermare la pochezza (dal punto di vista industriale, economico ed occupazionale) di questa prima variante. In effetti, lo hanno capito tutti, a cominciare dal capo-cordata per Bodio Fulvio Pelli, che quel che si costruirà è poco più di un deposito regionale, qualcosa a cui le FFS non possono in ogni caso rinunciare.

Adriano Cavadini ha spiegato chiaramente, in un recente contributo, come con la nuova galleria di base sia confrontata con un aumento del traffico che esaurirà le cosiddette “tracce” disponibili. Concludeva: “È pertanto escluso di far transitare tra Bellinzona e Biasca sud, una linea adoperata da tutti i treni, quelli che dovrebbero essere inviati a Bodio per la revisione leggera e per quella pesante più importante”. Figuriamoci quindi se questi treni potranno essere inviati, per la manutenzione, ad Olten, Yverdon, etc. Una conferma autorevole, seppur indiretta, che le FFS di uno deposito per la revisione in Ticino non possono oggettivamente fare a meno. Per questa ragione la seconda alternativa prospettata da Costantini nel suo articolo, cioè il rischio di rimanere a bocca asciutta, in realtà non esiste. Le FFS sono oggettivamente costrette a mantenere questa struttura minimalista.

Ma si tratta, lo ripetiamo di qualcosa di assai limitato, di dimensione regionale, un po’ come lo sono stati altri progetti che sono stati valutati nella logica di dare sostegno alle regioni periferiche del Cantone. Pensiamo, ad esempio, alla scelta, qualche anno fa, da parte dell’Ente Ospedaliero Cantonale – EOC, di centralizzare la lavanderia a Biasca. Ecco, Pelli e i comuni che sostengono lo spostamento a Bodio, pensano che la “nuova” Officina sia un progetto simile a quello della lavanderia e che, logicamente, per esso possano valere le stesse ragioni e rivendicazioni di tipo regionale. Da qui la loro rivendicazione.

A questo punto si presenta la seconda alternativa evocata da Costantini che appare come l’unica in grado di mantenere occupazione e volumi di lavoro, aprendo le prospettive ad un vero progetto industriale d’avvenire: si tratta dell’iniziativa popolare “Giù le mani dall’Officina” sulla quale voteremo in primavera.

Un progetto che non solo, come indica il testo dell’iniziativa, “rilevi le attuali attività delle Officine FFS di Bellinzona” (circa 400 posti di lavoro), ma “sviluppi nuove attività, nuovi servizi, attività di ricerca ed innovazione nel campo della gestione e della manutenzione dei vettori di trasporto”.
Un progetto per il quale, certamente e con convinzione, potrebbero essere messi a disposizione i 130 milioni che Cantone e Città si sono rassegnate a pagare come pizzo richiesto dalle FFS che affermano (affermazione del tutto priva di valore come abbiamo visto) di farci la cortesia di lasciarci un centinaio di posti di lavoro.

Infine Costantini ironizza a proposito dell’iniziativa che prevede la costituzione di una società pubblica – formata da FFS, Confederazione, Cantone e Comuni – che rilevi e sviluppi le attività dell’attuale Officina: saremmo, secondo lui, di fronte ad una prospettiva “irrealistica” poiché Cantone e Comuni si dovrebbero “improvvisare imprenditori ferroviari”.

Caro Costantini, buona parte della fortuna di questo paese è stata creata grazie al ruolo di imprenditore ferroviario (e postale) dell’ente pubblico (la Confederazione); quando l’ente pubblico ha lasciato ai privati questo ruolo molto spesso ha perso un’occasione d’oro per svolgere un ruolo attivo nel proprio futuro (basti pensare alla vicenda dello sfruttamento delle acque in questo Cantone).

I cittadini e le cittadine di questo paese non possono che rimpiangere il tempo in cui la logica pubblica, quella del servizio pubblico, animava le ex-regie federali, “imprenditori” tutt’altro che “improvvisati”. È proprio l’abbandono di questo ruolo e l’apertura alla logica privata che ha combinato e sta combinando disastri, mettendo a poco a poco in ginocchio il servizio pubblico. Basti pensare ai disservizi sempre più numerosi delle FFS o della Posta, alle chiusure degli uffici postali, per non parlare dello scandalo di autopostale.

Al momento di votare l’iniziativa “Giù le mani dall’Officina”, siamo convinti, i cittadini e le cittadine di questo cantone si ricorderanno di tutto questo.

*coordinatore MPS