Ma i posti di lavoro non sono quelli e il rapporto di fiducia è rotto

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Leggiamo, sul CdT di mercoledì 23 gennaio in merito all’approvazione del Gran Consiglio del credito di 100 milioni per la costruzione a Castione delle «nuove» Officine, che con le FFS «il rapporto di fiducia andrà ricostruito». Il che significa che il rapporto di fiducia tra FFS e Governo, Parlamento e popolazione si è, di fatto, rotto, distrutto. È d’altronde quanto emerso dal dibattito parlamentare nel quale molti deputati, anche tra coloro che alla fine hanno votato il progetto, si sono sentiti ricattati, pressati, limitati dalle pressioni delle FFS.

Ora, quale grado di irresponsabilità può spingere qualcuno a mettersi in affari, a concedere un finanziamento milionario, a collaborare con un’azienda con la quale il rapporto di fiducia si è rotto? Spero sinceramente che il Corriere del Ticino, che è una florida azienda, non utilizzi questo modo di procedere per organizzare i propri affari e piani di sviluppo. Ma il dibattito degli ultimi giorni ha mostrato, qualora ce ne fosse bisogno, che le alternative ormai sono chiare (e sono due): o il progetto «Giù le mani dalle Officine» o quello su cui si è votato il contributo cantonale al finanziamento.

Da un lato un progetto che chiede di mantenere le attività tradizionali fin qui svolte alle Officine e di potenziarle con investimenti nel settore tecnologico legato al settore dei trasporti; dall’altro un progetto che taglia il 70% delle attuali attività e punta a un’attività ridotta, il minimo indispensabile di cui, in ogni caso, le FFS hanno bisogno in Ticino nell’ambito della manutenzione di alcuni treni passeggeri. Portare questa manutenzione in Svizzera tedesca sarebbe costoso, complicato, non economico: per questo le minacce di «portar via tutto» delle FFS non hanno alcun fondamento. E mentre minacciano questo, in realtà, con il progetto approvato si consente loro di portar via il 70% delle attuali attività. Bel servizio reso all’occupazione in Ticino!

Ma i dibattiti di questi ultimi giorni hanno messo in luce come quella che le FFS stanno vendendo al Ticino sia una bella e costosa patacca. Lo illustrano molto bene i dati relativi alla prevista futura occupazione. Tanto per cominciare si parla di 200/230 posti di lavoro. Non è una piccola oscillazione: tra i due dati vi è una differenza del 15%: di che realizzare un piano di ristrutturazione con i tempi che corrono. Ma queste cifre, abbiamo appreso qualche giorno fa da uno dei membri della gestione, Raffaele De Rosa, sono già state in parte smentite: alla Commissione della gestione sarebbero stati presentati documenti che attestavano 170 posti di lavoro (un’altra differenza del 15%). I dati forniti ufficialmente dalle FFS non lasciano scampo. Nello scorso mese di aprile 2018 (non nel 1800) le FFS, in una riunione della tavola rotonda nella quale erano presenti anche i consiglieri di Stato Vitta e Zali (si vede che in quel momento erano distratti), hanno comunicato che le «nuove» Officine avrebbero avuto bisogno di 200’000 ore produttive annuali. Il calcolo è presto fatto. Le ore produttive per ogni lavoratore sono circa 1’550 all’anno; abbiamo quindi (200’000:1’550) circa 105 collaboratori, ai quali si possono aggiungere i cosiddetti indiretti (circa il 20%). Arriviamo a quei circa 130 collaboratori ai quali ci siamo spesso riferiti sostenendo che di fatto paghiamo un milione per ognuno dei posti «salvati»: a che prezzo, verrebbe voglia di dire!

Certo, le FFS possono smentire questi dati: che lo facciano, come ha giustamente chiesto qualche giorno fa in un pubblico dibattito Gianni Frizzo, ma che allora forniscano dati attendibili, chiari, verificabili. Nelle «nuove» Officine vi saranno tre flotte (Flirt/Tilo – Giruno-ETR 650): che venga pubblicamente presentato, nero su bianco, un piano industriale dettagliato che indichi quanti lavoratori per la manutenzione di ognuna di queste flotte, come e perché si arriva a certe cifre, come si arriva ai mitici 200/230 collaboratori. Senza queste indicazioni il rapporto di fiducia con le FFS resterà rotto; perché a rompere questo rapporto di fiducia vi sono, come dice bene il Corriere del Ticino «dieci anni di impegni disattesi da parte dell’ex regia federale». E non ci pare poco!

*L’OPINIONE pubblicata sul Corriere del Ticino del 29.01.2019

 

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