Il prossimo 14 giugno le donne incroceranno le braccia in Svizzera per rivendicare il riconoscimento dei propri diritti.
Sarà uno sciopero del lavoro produttivo, del lavoro di cura e del consumo. Uno sciopero per ricordare che ancora oggi le donne sono discriminate in moltissimi ambiti della vita pubblica e privata.
Nel mondo del lavoro le donne sono ancora meno pagate degli uomini, sono più spesso assunte con contratti precari. Anche nel pubblico impiego la differenza salariale tra uomini e donne è del 16%. Le donne poi vengono assunte in settori dove i salari sono più bassi e le condizioni di lavoro sono meno garantite.
Il lavoro a tempo parziale è un lavoro tipicamente femminile, si tratta spesso di un lavoro non scelto (2/3 dei lavoratori sottoccupati, che lavorano a tempo parziale ma vorrebbero lavorare di più, sono donne) e che comunque comporta salari meno elevati, minori garanzie contrattuali e difficoltà a realizzare una carriera professionale.
Oltre al lavoro salariato, sono le donne a svolgere la maggior parte del lavoro di cura e domestico non pagato e non riconosciuto. La vita concreta delle donne diventa molto spesso una corsa ad ostacoli che genera stress e malessere.
Inoltre le donne sono ancora oggi vittime di violenza a più livelli. Nel 2016 in Svizzera i reati registrati nella categoria violenza domestica sono stati 17’685 ossia il 38% di tutti i reati rilevati in ambito domestico. Nel 48,8% dei casi di violenza domestica, la persona danneggiata e la persona accusata vivevano un rapporto di coppia; nel 25,8 per cento dei casi erano ex partner. In Ticino ogni giorno si segnalano alla polizia 3 casi di violenza domestica.
L’aumento delle forme più gravi di violenza e della loro efferatezza da partner ed ex-partner sembra essere una risposta proprio alla maggiore consapevolezza delle donne. Infatti in molti episodi di femminicidio, la cui causa scatenante è la volontà messa in pratica, o solo enunciata, della donna di voler interrompere la relazione violenta o semplicemente la relazione. Donne uccise per il fatto di essere donne, donne che si ribellano e vogliono sottrarsi all’autorità maschile, donne “colpevoli” di voler affermare la propria libertà.
Quando le donne trovano il coraggio di denunciare vengono continuamente rimesse in discussione, non vengono credute e devono subire le lungaggini della burocrazia e tempi lunghissimi.
I media, la pubblicità e i programmi scolastici continuano a veicolare un immaginario femminile stereotipato. Nella formazione e nella ricerca, in particolare nelle scuole superiori e in quelle universitarie, le tematiche di genere e la storia delle donne sono ignorate o fortemente ostacolate.
In questo contesto le donne migranti sono ancora più vulnerabili, vittime di una doppia discriminazione.
Per queste ragioni diverse associazioni e donne singole in tutto il paese hanno deciso di indire uno sciopero generale, riprendendo un’iniziativa già avvenuta nel 1991 in Svizzera e che sta pendendo piede anche in altri paesi europei.
Per tanto chiediamo al Municipio di Bellinzona come importante datore di lavoro di:
- di aderire alla giornata di sciopero dimostrando in questo modo solidarietà e sostegno
a questo movimento, - di mettere a disposizione misure atte a garantire che le donne lavoratrici presso
l’amministrazione comunale, i servizi e le scuole comunali possano esercitare, senza
pressioni, il diritto a partecipare attivamente a questa giornata - di prendere tutte le misure necessarie dal punto di vista amministrativo (ad esempio,
attraverso sostituzioni di personale femminile con personale maschile, etc.) per
favorire la partecipazione delle donne lavoratrici, - di mettere a disposizione gli spazi amministrativi e quelli pubblici per le attività
previste in quella giornata, - di mettere in pratica tutte le altre misure che dovessero favorire l’esercizio di questo
diritto.
*Proposta di risoluzione all’attenzione del consiglio comunale di Bellinzona delle Consigliere Comunali MPS-POP-Indipendenti e Angelica Lepori e Monica Soldini.