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Si chiude una legislatura che ha visto le forze che sostengono la lista MPS.POP-Indipendenti attivamente impegnate in un lavoro di opposizione e di proposta di alternative condotta dal governo (e dai partiti che li sostengono). Qui si seguito gli aspetti più significativi di questo nostro lavoro condotto sia sul piano istituzionale (ad esempio, attraverso gli interventi del deputato Matteo Pronzini), sia sul terreno, con la partecipazione a mobilitazioni, raccolte di firme, campagne in occasione di votazioni, etc.

Politica sanitaria

Abbiamo condotto, quasi in solitaria, la battaglia contro la nuova pianificazione ospedaliera; in particolare abbiamo contestato il tentativo di privatizzare settori ospedalieri (a cominciare dalla maternità), di chiudere gli ospedali di valle, di ridimensionare i pronto soccorso a favore del settore privato

Lo abbiamo fatto promuovendo un’intesa campagna contro il progetto di pianificazione ospedaliera (in parte confluito, nel 2016, nel referendum, vittorioso, contro la revisione della Legge sull’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC); a questa battaglia referendaria avevamo aggiunto l’iniziativa “Giù le mani dagli ospedali”, che chiedeva di mantenere i servizi di base in tutti gli ospedali e di costituire dei poliambulatori in tutti gli ospedali, quale risposta pubblica allo sviluppo sempre più impetuoso della medicina ambulatoriale. Una tendenza quest’ultima da allora sviluppatasi in modo tumultuoso con il pullulare di centri medici privati. Quella iniziativa venne sconfitta di misura (il 49% di SI) anche perché il “fronte progressista” che sulla carta avrebbe dovuto sostenerla, ebbe molte esitazioni e defezioni: dal “sostegno silenzioso” dello stesso PS alla opposizione di diversi rappresentanti della “medicina progressista” (Franco Cavalli, Michele Ghielmini, etc.)
Le nostre battaglie sulla politica sanitaria sono poi continuate su altre battaglie, spesso da soli, ma non per questo meno lungimiranti: basti accennare al fatto che Matteo Pronzini è stato l’unico ad opporsi in Gran Consiglio al progetto Mizar.

Infine, come non ricordare le numerose denunce, gli interventi, le attività svolte in materia di case per anziani e cure a domicilio. Basterà qui ricordare la campagna che ha messo in luce i maltrattamenti alla casa per anziani di Balerna e la campagna, tuttora in corso, sulle condizioni di lavoro presso ABAD a Bellinzona: due episodi che si sono rivelate le punte di iceberg di una situazione inaccettabile in tutto il mondo delle case per anziani (almeno una decina, se non di più, le vicende emerse in questi ultimi due-tre anni) o dell’aiuto a domicilio (recente la denuncia della situazione nel Mendrisiotto)

Lotta al dumping salariale e sociale

Tema centrale che ha occupato, in modo costante, tutta la legislatura.

Abbiamo dapprima condotto una campagna incessante a sostegno dell’iniziativa “Basta con il dumping salariale in Ticino” e contro la quale Governo e Parlamento (con l’accordi di tutti i partiti di governo, e non solo) hanno proposta un “controprogetto” minimalista con il solo obiettivo di sconfiggere l’iniziativa. Questa manovra è, purtroppo, riuscita, anche se l’iniziativa ha raccolto un grande consenso (48%), mentre il controprogetto ha raccolto il 55%. Le analisi condotte sul voto hanno mostrato in modo inequivocabile che è stato il “doppio sì” (sostenuto a fondo dal PS) a decretare la sconfitta dell’iniziativa.

Oggi praticamente tutti (da più parti) si lamentano che le promesse contenute nel controprogetto non siano state mantenute e l’ispezione sul lavoro resti fondamentalmente carente, indebolendo la lotta al dumping.

Abbiamo poi combattuto la logica dei 3’000 franchi quale salario minimo (39’000 franchi all’anno); logica contenuta sia nei salari fissati dai diversi contratti normali di lavoro, sia nelle proposte fatte da quasi tutti i partiti (per intenderci coloro che difendono posizioni che vanno dai 19 ai 20 franchi). Si tratta, e pensiamo spetti a noi la primogenitura dell’espressione che utilizziamo da almeno una decina d’anni, di vero e proprio “dumping di Stato”. In questo senso, ad esempio, abbiamo chiesto che tutti i salari contenuti nei contratti normali di lavoro avessero come base i 52’000 franchi annuali (4000 x 13).

Proprio per questo ci siamo opposti, dappertutto, a quei nuovi regolamenti organini comunali votati nelle grandi città (Bellinzona e Lugano, ad esempio) che, con l’accordi di tutti i partiti, contemplano alcune classi salariali ampiamente al di sotto dei 52’000 franchi annui (4000 x 13).

Giù le mani dall’Officina

Non crediamo di dover spendere molte parole per sottolineare come siamo l’unica forza politica che, con coerenza e senza esitazione, è rimasta a fianco dei lavoratori dell’Officina. Abbiamo sempre difeso la necessità che l’Officina si sviluppo continuando le sue attuali attività e sviluppandone di nuove, tecnologicamente ancora più avanzate, nel quadro di un centro di competenza nel settore del trasporto sostenibile. Proprio quanto vuole l’iniziativa “Giù le mani dall’Officina”, unica e vera alternativa al progetto FFS-Cantone-Città che altro non è che il primo passo verso uno smantellamento definitivo della manutenzione ferroviaria pubblica nel Cantone.

Non alla politica di defiscalizzazione a favore di ricchi e grandi imprese
Abbiamo denunciato e combattuto con forza la politica di defiscalizzazione condotta dal governo (unanime). In particolare siamo stati tra le forze politiche che con convinzione hanno condotto con la battaglia referendaria contro la riforma fiscale votata il 29 aprile 2018. Un risultato che ci ha visto soccombere per poche centinaia di voti e che, ancora una volta, ha mostrato il ruolo subalterno rispetto alle forze borghesi di forze che avrebbero dovuto, sulla carta, essere opposte: pensiamo a parte del PS e del movimento sindacale.

La nostra battaglia è continuata su questo tema con il nostro ruolo giocato in Ticino nell’attuale referendum contro la RFFA (riforma fiscale e del finanziamento dell’AVS) sul quale voteremo, a livello federale, il prossimo 19 maggio. Anche qui le forze della destra possono contare sul sostegno del PSS e di una parte del movimento sindacale.

No allo smantellamento delle assicurazioni sociali

Abbiamo condotto a livello cantonale la campagna contro la riforma PV2020. Anche in questo caso abbiamo dovuto combattere contro le posizioni allineate a quelle del governo di PSS e buona parte del movimento sindacale. Una campagna difficile contro un progetto complessivamente sfavorevole ai pensionati ed in particolare alle donne. Una campagna ancora più difficile poiché vedeva, poco più di un anno, battersi per aumentare l’età AVS per le donne anche coloro che, assurte alle massime cariche istituzionali, vengono presentate come paladine delle donne. Memoria decisamente corta!

Uno Stato fondato sull’opacità

Mai come in questi ultimi anni abbiamo visto su quali basi di opacità funzioni lo Stato borghese, quello che per contro proclama la trasparenza come sua divisa di governo.
Siamo stati sicuramente tra coloro che con più convinzione abbiamo denunciato tutti i problemi legati allo scandalo Argo 1. E mentre in queste settimane stampa e classe politica fanno finta di interrogarsi sulle responsabilità politiche del governo e sul suo funzionamento, noi siamo stati gli unici a chiedere le dimissioni, a più riprese, di Gobbi e Beltraminelli.

E poi, come dimenticare, le nostre denunce su rimborsi spese e sul trattamento pensionistico dei consiglieri di Stato. Questioni tutt’altro che risolte e che hanno messo a nudo comportamenti arroganti, omertosi e assolutamente irrispettosi di quelli leggi che lor signori si sono date (ma che non vogliono nemmeno rispettare).

Potremmo sicuramente allungare questa lista nella quale ci siamo limitati agli aspetti più importanti e che più ci hanno occupati. E che hanno qualificato e reso visibili le forze che si richiamo alla lista MPS-POP-Indipendenti come l’unica opposizione di sinistra e anticapitalista al governo e ai suoi partiti.

 

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