Prendo spunto dall’intervento “E il salario minimo” del Consigliere di Stato Manuele Bertoli pubblicato in questo quotidiano in cui si perora la causa del salario minimo e si sollecita il Parlamento a legiferare al più presto in merito.
Sul principio possiamo essere d’accordo e condividiamo anche l’idea che un salario minimo possa essere un mezzo efficace per combattere il dumping salariale in Ticino, del resto anni fa l’MPS aveva proposto l’introduzione di un salario minimo di 4000.- (per 13 mesi). Tuttavia, quando si parla di salari, non si può non parlare del montante, ed è lì che sorge il problema e si rischia di ottenere nei fatti l’effetto contrario a quello auspicato.
Da diversi anni opero nel settore del collocamento delle persone alla ricerca di impiego e la questione salariale è da sempre un tema sensibile. Mediamente in Svizzera circa la metà dei disoccupati che ritrova un lavoro deve accontentarsi di un salario almeno del 5% inferiore a quello che prendeva in precedenza: una pressione salariale che nel nostro cantone è ancora più accentuata a causa del dumping salariale specifico alla nostra regione e a una politica pubblica che, invece di contrastare questo fenomeno, accentua tale tendenza.
Infatti il salario minimo proposto dal Governo (tra 3372.- e 3462.-, ossia soli 3112.- e 3195.- per 13 mesi), corrisponde nel migliore dei casi al salario mediano del primo decile (il 10% dei salariati che guadagna meno), ossia un salario di 3180.- su 13 mesi. Per dirla semplicemente: la metà dei lavoratori più poveri già ora percepisce un salario superiore al salario minimo proposto! Per loro, questo salario minimo non solo non comporterà una migliore busta paga, ma rischia anzi di decretare una nuova corsa al ribasso, un appiattimento generale dei salari sul nuovo livello minimo stabilito dal Cantone.
Questo salario minimo, sulla scia dei magrissimi salari minimi previsti nei Contratti normali di lavoro legiferati dal Governo per i settori a rischio dumping, legittima l’idea che un salario poco superiore ai 3000.- sia qualcosa di perfettamente normale e che la condizione salariale e di vita del 10% che guadagna meno in Ticino, i tristemente famosi working poors, sia la normalità alla quale ci si deve abituare.
Noi la pensiamo diversamente. Il Ticino ha bisogno di salari minimi che garantiscano condizioni di vita dignitose e questo non è possibile al di sotto di 4000.-.
*Intervento pubblicato su La Regione del 18.1.2019.