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Dal luglio del 2018, data dell’entrata in vigore dell’obbligo di annunciare posti vacanti agli URC nelle professioni dove il tasso di disoccupazione supera l’8%, gli impieghi vacanti a disposizione dei collocatori in Ticino hanno subito un’impennata aumentando di 497 unità in un solo mese.

I posti vacanti in entrata, cioè quelli annunciati dalle imprese nel mese in rassegna, sono triplicati passando da 328 a 976, in base ai dati della tabella interattiva www.amstat.ch. Dei 976 posti annunciati a luglio, circa la metà, riguardano agenzie di ricerca e prestito di personale.

Questo ramo economico è quello che di gran lunga ha maggiormente contribuito all’aumento dei posti vacanti annunciati e quello che ha subito il maggior incremento a seguito dell’introduzione dell’obbligo di annuncio: gli impieghi segnalati dalle agenzie si sono moltiplicati addirittura per 30 passando in un solo mese da 15 a 457.

Il picco di posti vacanti dovuti all’obbligo di annuncio è stato seguito poco dopo da un picco degli “iscritti non disoccupati”, cioè delle persone iscritte presso gli Uffici regionali di collocamento e considerate “non immediatamente disponibili” perché beneficiano di un programma occupazionale a tempo determinato, di un programma di riqualificazione e perfezionamento o perché percepiscono un guadagno intermedio, cioè hanno un lavoro a tempo parziale o pieno ma con un salario che non raggiunge neppure il livello delle indennità (vedi nostra Interrogazione 181.18, “Disoccupazione SECO: a cosa è dovuto l’aumento degli iscritti non disoccupati?”)

Da gennaio a dicembre 2018, ad esempio, il numero di persone con un “guadagno intermedio” – considerate “non disoccupate” – è aumentato del 27% in generale. Per gli ultracinquantenni l’incremento è stato addirittura del 48%.

Il timore è quindi che gli URC, invece di aiutare i disoccupati a ritrovare un nuovo impiego stabile, finiscano con proporre loro lavoretti a tempo determinato favorendo di fatto il precariato, il lavoro a tempo determinato e il calo dei salari. Da un sondaggio condotto dalla consulenza per le risorse umane von Rundstedt emerge infatti che solo chi ha meno di 30 anni potrà sperare in un aumento di salario cambiando impiego. In Svizzera (non esistono dati particolareggiati per il Ticino) l’evoluzione delle retribuzioni per le fasce di età più avanzate in caso di nuovo lavoro è negativa: i 40-50enni perdono in media il 2% di salario mentre gli ultra 50enni vedono la retribuzione contrarsi addirittura del 12%. Uscire e entrare dalla disoccupazione dovendo accettare ogni volta salari inferiori e ottenendo indennità inferiori quindi favorisce l’impoverimento dei lavoratori.

Chiediamo pertanto al lodevole Consiglio di Stato:

1) Quali professioni riguardano i posti vacanti annunciati dalle agenzie di collocamento e prestito personale? Sono legate all’obbligo di annuncio?

2) Quanti impieghi sono a tempo determinato sul totale dei posti vacanti annunciati dalle agenzie di collocamento e prestito personale?

3) Le agenzie di collocamento e prestito personale trattengono una quota del salario? Se sì, quali sono le percentuali in uso?

4) Quanti persone iscritte agli URC sono state ricollocate grazie a un impiego offerto da agenzie di collocamento e prestito personale? Quante a tempo determinato?

5) Ci sono persone iscritte agli URC che vengono ricollocate più volte in impieghi offerti agenzie di collocamento e prestito personale?

6) Le persone che ricevono indennità e trovano un lavoro a tempo determinato escono dalla disoccupazione o vengono calcolato fra i “guadagni intermedi”?

7) C’è un nesso fra il picco di annunci di posti vacanti di luglio e l’aumento degli “iscritti non disoccupati”?

8) Quale è generalmente la durata del “guadagno intermedio”?

9) Quante sono le persone iscritte agli URC che non ricevono indennità?

 

*Interrogazione del Deputato MPS Matteo Pronzini del 5 febbraio 2019.