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Pubblichiamo un testo che vuole fare chiarezza su alcuni aspetti del caso del funzionario DSS condannato per coazione sessuale. Si tratta di un testo ricevuto e diffuso ieri da alcune associazioni femministe (DAISI, Osservatorio di Genere della Svizzera Italiana, Collettivo Io l’8 ogni giorno) e che vuole denunciare alcuni importanti problemi nella gestione penale e mediatica di questo caso. Problemi che purtroppo riguardano non solo questo caso specifico, ma che sono purtroppo emblematici delle grandi difficoltà dei grandi ostacoli che devono affrontare le persone che coraggiosamente denunciano questo tipo di abusi.

Ex funzionario DSS riconosciuto colpevole di coazione sessuale e violenza carnale, seppur prescritta

PRESCRIZIONE, OMERTÀ, COSTI E PRIVACY: IL SISTEMA PROTEGGE CHI HA SBAGLIATO

Dopo aver verificato alcune informazioni pubblicate dai media, visti i numerosi articoli, gli errori, le violazioni della privacy delle vittime e le strumentalizzazioni politiche in atto, denunciamo 4 gravi problemi della gestione penale e pubblica di questo e di altri casi simili.

La prescrizione assolve i colpevoli, è inadeguata ai tempi delle vittime e protegge chi abusa ripetutamente.

Proprio durante gli ultimi mesi del procedimento, parte dei reati sono caduti in prescrizione. Già era prescritto anche quanto subito da almeno altre 4 giovani donne menzionate dal Giudice nel motivare la sentenza. La prescrizione protegge gli abusatori seriali e non lenisce il dolore delle vittime.

Omertà e cameratismo rendono complici: chi sapeva ha tollerato.

Sebbene tutte e tre le vittime non prescritte abbiano fatto segnalazioni oltre 10 anni fa, nulla è stato fatto. Anzi, alle prime due non è neppure stato proposto sostegno e consulenza dall’aiuto alle vittime, che avrebbero invece potuto facilitare sia l’elaborazione del trauma sia la decisione di denunciare prima, vista la negligenza dei superiori. Ogni mese risparmiato avrebbe evitato di far assolvere l’abusatore da parte dei reati solo per sopraggiunta prescrizione. L’omertà e la negligenza di chiunque sappia di abusi e non intervenga, rendono complici. E questo a prescindere da ruoli professionali o altre persone informate a cui scaricare la responsabilità.

Lui è colpevole, lo Stato ha sbagliato, ma le vittime pagano.

La Corte dà pienamente ragione alle vittime e si scusa per gli errori dello Stato, ma nessuno rimborsa il costo finanziario e morale per le vittime, anche solo per il procedimento. È un ulteriore ostacolo per le vittime. È indispensabile che lo Stato ripaghi interamente i danni finanziari e il torto morale alle vittime accertate, indipendentemente dalla prescrizione penale.

È inaccettabile che oltre alla sofferenza, all’umiliazione, alla difficoltà e al tempo implicati per denunciare, anche ottenendo ragione si debba pagare di tasca propria. Al contrario, andrebbe anche riconosciuto un indennizzo per i giorni di lavoro persi e le trasferte delle vittime durante il procedimento, oltre che i danni alla salute … E pagare il torto morale è doveroso.

Privacy e interesse pubblico, non a danno delle vittime.

Negli scorsi giorni, media online e stampati hanno diffuso informazioni che permettono di identificare le vittime, questo è inammissibile. Non basta non pubblicare i nomi, neanche del colpevole. Inoltre, senza alcun rispetto per la sofferenza delle vittime, sono stati pubblicati dettagli intimi che ledono la dignità di chi già ha dovuto subire ingiustamente i peggiori abusi. Familiari e amici delle vittime, ma anche conoscenti ormai in gradi di identificarle, non avrebbero mai dovuto essere informati così dai media senza ritegno per il loro vissuto.

Non vi è alcun interesse pubblico in simili denigrazioni.

Di seguito, alla luce di alcune informazioni fuorvianti ed erronee diffuse da alcuni media teniamo a precisare che:

– l’ex funzionario DSS è stato riconosciuto colpevole di ripetuta violenza carnale, anche aggravata, ai danni della prima vittima, ma i reati sono caduti in prescrizione nei mesi e nei giorni scorsi, proprio mentre volgeva al termine il procedimento penale;

– i fatti denunciati dalla seconda vittima (tentata coazione) sono stati creduti ma classificati come aggressioni fisiche e perciò prescritte come reato (tempi di prescrizioni di soli 5 anni);

– l’inchiesta ha fatto emergere diverse altre giovani vittime di manipolazioni e abusi, avvicinate dall’esperto di politiche giovanili nel suo ambito professionale. I fatti avvenuti sono stati ritenuti credibili dalla Corte, come già dal Ministero pubblico, ma ormai sono prescritti;

– sia nel 2005 che nel 2007 le vittime si sono rivolte ai diretti superiori di quell’ufficio per segnalare i fatti e chiedere provvedimenti, sia il Ministero pubblico che la Corte lo hanno ribadito;

– alle prima due vittime non è nemmeno stato offerto l’aiuto e sostegno previsto dalle procedure di aiuto alle vittime;

– l’impossibilità di punire penalmente i reati già prescritti ha fatto decurtare il risarcimento dei danni materiali alle vittime, ossia il rimborso delle fatture del loro avvocato. Pertanto dei circa 42’000.- di spese effettive di consulenza legale, solo 3’000.- verranno risarciti alla prima vittima. Il resto dei costi è a carico delle vittime;

– il danno morale richiesto dalle prime due vittime si riduce al minimo e sarà devoluto ad Amnesty International; organizzazione da anni impegnata nella difesa dei diritti delle donne;

– l’ex funzionario era finalmente stato sospeso nel giugno 2018 dopo essere stato fermato dagli inquirenti. Ma ha continuato a percepire pieno stipendio. Poi è stata concordata una soluzione transitoria di 6 mesi, sempre a pieno stipendio, fino al prepensionamento. Neppure in un caso così grave si è arrivati ad un licenziamento in tronco;

– il Giudice si è persino scusato con le vittime per gli errori, il torto e le negligenze commesse da dipendenti pubblici, attivi proprio nell’ambito della protezione dei giovani:

– il nome dell’abusatore non è stato pubblicato a tutela dell’identità delle vittime e dei familiari; i social ma anche le versioni online e cartacee di alcuni media hanno invece pubblicato molti dettagli anche intimi che ledono la dignità e la privacy delle vittime.

Vista l’importanza del tema e l’assoluta necessità di facilitare immediatamente le procedure di denuncia, di sensibilizzare maggiormente alcuni media ed esponenti politici affinché non si danneggino ulteriormente le persone che trovano la forza di denunciare, e il dovere civile di contrastare l’omertà che continua a proteggere chi commette simili violenze di genere, auspichiamo che vorrete pubblicare questo comunicato stampa che riceviamo e diffondiamo facendo anche nostre tali rivendicazioni.”