La storia di Anne Bonny, nata un 8 marzo di più 300 anni fa e figlia illegittima di un ricco avvocato irlandese. Imbarcatasi vestita da uomo in una nave pirata ne divenne leggendaria combattente
L’8 marzo, oltre a tante altre cose, è importante perché era il suo compleanno (almeno con la scarsa precisione concessaci dai registri parrocchiali dell’inizio del secolo XVIII). Anne Bonny nasce intorno a Cork nel 1700, e non si può dire che parta avvantaggiata: è femmina, è figlia illegittima di un avvocato (William McCormack) e della sua governante e, fin dal primo vagito, concentra su di sé l’odio della moglie di suo padre. Un paese cattolico dà troppi vantaggi alla sposa tradita, dunque il padre di Anne decide di trasferirsi, con governante e figlia, dapprima a Londra – dove la bambina viene vestita con abiti maschili e chiamata Andy – poi in Sud Carolina, per ripartire da zero in un posto dove nessuno li conosce e sarà più difficile rinfacciare alla piccola la tremenda colpa di essere nata ogni volta che esce di casa.
A Charles Town, la giovane cresce imparando a difendersi, in primis dagli spasimanti troppo focosi: rende inabile un marinaio che prova a prenderla con la forza e, a 18 anni, provoca una rissa prendendo a sediate un altro corteggiatore troppo irruente.
Le peripezie vissute in gioventù a causa delle sue distrazioni extraconiugali non hanno, evidentemente, aperto molto la mentalità dell’avvocato irlandese e, quando Anne gli comunica il proprio fidanzamento con il marinaio James Bonny, la disereda considerando lei una poco di buono e lui un astuto cacciatore di patrimoni.
Per nulla intimorita, la ragazza incendia la piantagione paterna e, con il fidanzato, si imbarca verso la colonia di New Providence, alle Bahamas.
Qui, in effetti, James Bonny rivela tutta la propria scarsa statura morale iniziando una carriera di sicofante per il governatore Woodes Roger, ovvero «accusando di pirateria chiunque non fosse disposto a pagarlo perché non lo facesse». Anne lo pianta e comincia a convivere con vari gentiluomini che, effettivamente, partecipano agli introiti dell’isola sottraendo carichi altrui in alto mare.
Interessata in prima persona a tale lucrativa attività, la giovane irlandese sceglie per complice non uno dei suoi vari amanti ma l’amico gay: Pierre Bosket, sarto e parrucchiere dichiaratamente omosessuale capace di improvvisarsi pirata quando il mercato della haute couture caraibica tira meno.
Nelle taverne di Nassau, Anne conosce John “Calico Jack” Rackham, se ne invaghisce, lo seduce e diventa sua compagna (quasi) stabile e membro del suo equipaggio: per non destare le ire dei superstiziosi che non vogliono donne a bordo, lei riprende un’abitudine infantile e, per i primi tempi, si imbarca vestita da uomo.
Diventa ben presto primo ufficiale e, acclarato il fatto che è donna, si guadagna il rispetto della ciurma grazie all’abilità nell’uso delle armi e nella destrezza nel piazzare gli esplosivi; poiché le leggi di una repubblica pirata (quale di fatto è New Providence, con buona pace di Woodes Roger) sono assai più avanzate di quelle di qualsiasi Stato contemporaneo, Anne può divorziare dall’insulso James Bonny e sposare Rackham in seconde nozze.
Il loro ménage nautico-criminale-matrimoniale è sconvolto dall’arrivo a bordo (all’inizio come prigioniero, poi come membro della ciurma) di un ragazzo dai tratti particolarmente aggraziati con cui Anne entra immediatamente in gran confidenza. Si tratta in realtà di Mary Read, anche lei donna ma che col travestitismo ha un rapporto molto più stabile di quello della sua amica: ha cominciato da piccola per ingannare una vecchia e ricca zia fissata con l’erede maschio, poi ha continuato con tanta convinzione da arruolarsi e combattere in vari eserciti europei.
Anche lei si trova nei caraibi per gli azzardi della vita, anche lei in fuga da troppe cose per averle tutte sempre in mente; come che sia, si integra perfettamente non solo nell’equipaggio ma anche nella coppia al comando; nel senso che Rackham, che si era dimostrato assai geloso quando la credeva un ragazzo particolarmente efebico, quando la scopre donna dichiara di non essere mai stato attratto dalla monogamia, e che anzi è entusiasta della nuova situazione.
Le due donne a bordo, lungi dal portare sfiga come si credeva, risultano spesso determinanti in battaglia, vestono spesso e volentieri con abiti femminili, preferendo quelli maschili (all’epoca oggettivamente più pratici) solo per le fasi concitate dei combattimenti.
Provocano volentieri gli equipaggi della marina militare mostrandosi a seno nudo sul ponte quando la nave pirata è ormai irraggiungibile.
È chiaro che con una situazione del genere sul ponte di comando, però, la disciplina della ciurma finisce per rilassarsi e, quando si è nemici del genere umano perseguiti da chiunque batta una bandiera legale, certe distrazioni non è possibile concedersele.
In un triste giorno dell’ottobre 1720 la nave di Rackham viene colta di sorpresa da uno sloop della marina militare mentre… i pirati sono semplicemente troppo ubriachi anche solo per concepire una resistenza.
Anne e Mary sono le uniche due a combattere ma, per quanto ostinate, la loro sola resistenza vale ben poco: l’intero equipaggio è catturato e portato in Jamaica per un processo il cui esito è più che scontato.
A Santiago de la Vega (oggi Spanish Town), tutta la ciurma è condannata all’impiccagione; le due donne però sono incinte, possono quindi «plead their bellies» e ottenere un rinvio dell’esecuzione fino a dopo il parto.
Per il momento hanno salva la vita ma sono costrette ad assistere all’esecuzione dei loro compagni ai “palisadoes” intorno a Port Royal.
Daniel Defoe, che onestamente spesso gonfia ed abbellisce ciò che racconta, tramanda che le ultime parole di Anne a Jack non siano state affatto romantiche: «Had you fought like a man, you need not have been hang’d like a dog».
Non si hanno notizie precise sul destino di Anne Bonny dopo il processo a Rackham: mentre i corpi dei compagni pendono dalle forche a Gallow Point, lei e Mary Read sono imprigionate in celle invivibili sul retro del tribunale: la Read muore pochi mesi dopo per le conseguenze del parto, della Bonny si perde ogni traccia.
Quando la storia cede il campo alla leggenda, entrano in campo le dicerie: una particolarmente interessante vuole che il ricco padre di Anne, venuto a conoscenza delle vicende della figlia, alla fine si sia mosso a pietà e l’abbia riscattata dalle mani della – non incorruttibile – giustizia giamaicana.
La donna che aveva fatto tremare i Caraibi sarebbe tornata in Sud Carolina, avrebbe messo al mondo il figlio di Rackham per poi sposare un “rispettabilissimo” latifondista (ci piace immaginare che non sia stata una scelta facile, rappresentando un non trascurabile compromesso etico) e vivere fino a oltre ottanta anni circondata dal rispetto (ignaro?) della buona società coloniale.
Tanti auguri a te Anne – fellow pirate – e un buon 8 marzo di lotta (e di sciopero) a tutte quelle che, almeno un po’, ti somigliano.
Articolo pubblicato l’8 marzo 2019.
*Luca di Mauro è ricercatore di storia contemporanea alla Casa de Velázquez di Madrid.