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Caro Igor Righini,

la vicenda dell’Officina continua a suscitare discussione e dibattito nel nostro Cantone. Come noto vi sono posizioni diverse, che dividono anche le forze che hanno sostenuto lo sciopero del 2008: vi è chi sostiene l’iniziativa “Giù le mani dall’Officina” (come è il caso MPS) e chi sostiene il progetto FFS-Cantone-Città per l’insediamento di Castione.

Sul piano politico, ci pare elementare, ognuno ha il diritto di pensarla come vuole ed ha il diritto di potersi battere per le sue posizioni, liberamente e apertamente.

Quel che è successo invece l’altra sera all’assemblea dell’ Associazione Giù le mani dall’Officina va ben oltre il dibattito politico e ha implicazioni d’ordine politico-morali che sono l’oggetto di questa lettera aperta.

Il sindaco di Bellinzona, Mario Branda, esponente di spicco del PS, spesso additato dal partito stesso come “modello” al quale ispirarsi, ha partecipare a questa assemblea con intenti evidentemente provocatori.

È dapprima intervenuto per cercare di spiegare perché l’iniziativa in questione fosse sbagliata e superata; tema sul quale l’assemblea si era pronunciata già la volta precedente (presente Mario Branda che già era intervenuto sulla questione) decidendo (mi pare con voto unanime) di sostenere l’iniziativa. Questo intervento “fuori tema” ha suscitato malumore tra i presenti ed è stato interpretato come una inutile provocazione. Alla fine si è deciso (su mia proposta) di permettergli di concludere il suo intervento.

Ma poi, al momento della discussione sul tema principale della serata – la campagna di sostegno alla iniziativa – ecco la nuova, inaccettabile provocazione: secondo Branda l’Associazione non potrebbe decidere di mettere a disposizione parte dei propri fondi a sostegno della campagna per l’iniziativa in votazione il prossimo 19 maggio. Secondo Branda si dovrebbe sottoporre la proposta all’assemblea dei lavoratori dell’Officina.

Ora il carattere provocatorio, irrispettoso, moralmente abominevole emerge da una semplice constatazione. Mario Branda è un giurista, ha seguito tutti i lavori dell’Associazione di cui è membro, e sa benissimo che l’Associazione è nata nel 2010 con lo scopo di continuare la battaglia in difesa dell’Officina. Alla sua nascita essa ha ricevuto, su decisione unanime dell’assemblea dei lavoratori dell’Officina, quanto era rimasto dei fondi raccolti durante lo sciopero. Tutti i lavoratori dell’Officina sono membri dell’associazione e, come tutti gli altri, ricevono le convocazioni per l’assemblea.

Branda sa quindi benissimo che la sua proposta non solo era provocatoria, ma persino irricevibile da un punto di vista giuridico. L’obiettivo di Branda era, tuttavia, evidente: insinuare il dubbio che l’agire dell’Associazione Giù le mani illegittimo, se non addirittura illegale.

In altre parole Mario Branda si è presentato all’assemblea dell’ Associazione Giù le mani per contestare la legittimità dell’associazione guidata, tra gli altri, da Gianni Frizzo, Ivan Cozzaglio e Mauro Beretta (già membri del comitato di sciopero del 2008) a continuare la battaglia in difesa dell’Officina e ad utilizzare i fondi che l’assemblea dei lavoratori aveva all’epoca devoluto all’Associazione proprio per continuare questa battaglia.

Se nessuno contesta a Branda il diritto ad avere e difendere le sue posizioni sul futuro dell’Officina, è inaccettabile, dal punto di vista della morale politica, un comportamento come quello da lui tenuto all’assemblea dell’altra sera.

Ti chiedo quindi, nella tua vesta di presidente del PS, una chiara presa di distanza dal comportamento e dalle insinuazioni di Mario Branda e un chiaro riconoscimento alla legittimità dell’Associazione Giù le mani a condurre la sua campagna con i propri mezzi, fermo restando il diritto del tuo partito, sulla questione di fondo dell’iniziativa, di poter assumere, in piena autonomia, la posizione che ritiene più opportuna.

Con i miei più cordiali saluti.

Matteo Pronzini