Avevamo scritto, qualche giorno fa, che “non saremmo per nulla sorpresi se, con la solita furbizia e ripetendo lo scenario dello scorso 29 aprile sulla votazione per la cosiddetta riforma “fisco-sociale”, il comitato cantonale del PS si esprimesse per un sostegno all’iniziativa sull’Officina: un colpo al cerchio e uno alla botte (se vincerà il SI, avrà vinto il partito; se vincerà il NO avranno vinto Branda, Bertoli, Bang, etc., cioè ancora il partito). Al governo e all’opposizione, ovunque come Dio: in cielo, in terra e in ogni luogo”.
Proprio oggi leggiamo sul Corriere un contributo di un membro del comitato cantonale del PS che invita il partito in questa direzione, ricordando, senza tirarne le conclusioni, che la stessa sera in cui si terrà il Comitato Cantonale, vi sarà uno speciale della trasmissione modem nella quale il capofila del NO all’iniziativa “giù le mani” sarà proprio quel Mario Branda e tutto il PS Bellinzonese che, da mesi, conduce questa campagna contro l’iniziativa, senza trascurare momenti vicini alla diffamazione nei confronti del comitato Giù le mani, come è stato il caso nella recente assemblea di Bellinzona. Unitamente, come detto qui sopra, ad altri pezzi grossi del partito a cominciare dal consigliere di Stato Manuele Bertoli (facciamo notare che il gruppo parlamentare del PS si è già pronunciato contro l’iniziativa: nel loro ridicolo controprogetto presentato al momento della discussione in Gran Consiglio il dispositivo di voto indicava chiaramente il rifiuto dell’iniziativa).
Nel frattempo, in attesa di organizzare la bella figura a favore dell’iniziativa, si piazzano le pedine per dare il proprio contributo ad affossarla: nel comitato per il NO presentato lunedì spiccano in bella evidenza, accanto al peggio del peggio della politica cantonale (Bignasca, Pantani, etc. etc.) Renzo Ambrosetti (che continua anche a rappresentare UNIA in diversi consessi), Henrik Bang, Giorgio Noseda, Marco Tognola (Roveredo), con il concorso esterno di personaggi come Sergio Rossi (quello che Franco Cavalli vedeva, o forse vuole, come uno dei possibili candidati per la sinistra rosso-verde “alternativa” alle prossime elezioni nazionali!).
Adesso manca solo il voto del Comitato Cantone e poi l’operazione è completata.
Siamo alle solite. Mentre gli organismi ufficiali fanno finta di sostenere un’iniziativa (cosa di per sé positiva, anche se arriva alla fine di un processo nel quale si sono sostenute posizioni contrarie), i dirigenti più in vista, quelli “ascoltati” dalla base, quelli che “contano” per orientare il voto della “base”, fanno attivamente (e da tempo) campagna contro quella stessa iniziativa. Con il risultato di spingere la maggioranza del partito ad opporsi all’iniziativa. La “faccia” è salva, in particolare dal punto di vista elettorale.
Il risultato di questo tipo di politica è la divisione del fronte che, quasi naturalmente saremmo portati a dire, si dovrebbe schierare a favore di iniziative favorevoli ai salariati e che vedono il fronte dei partiti borghesi e padronale schierato dall’altra parte. Con questo tipo di politica si salvano certo, come detto, immagine e, forse, posizioni elettorali a breve termine: ma si contribuisce in modo significativo alla sconfitta del fronte dei salariati.
Uno scenario che rischia di ripetersi, lo stesso 19 maggio, anche con la votazione federale sulla RFFA che vede i pezzi grossi del PSS e importanti dirigenti sindacali schierati a favore del progetto. E non saremmo sorpresi, nemmeno in questo caso, se il PS cantonale si inventasse una “libertà di
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