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di Daniel Tanuro

Il rapporto dell’IPEBS [Piattaforma Intergovernativa scientifico-politica per la biodiversità e gli ecosistemi, n.d.t.] sulla perdita di biodiversità serve ancora una volta da pretesto a una vasta campagna ideologica di colpevolizzazione: “l’essere umano ne è responsabile”. È molto importante demolire questo discorso che punta a dissolvere la schiacciante responsabilità del modo di produzione capitalista nei comportamenti individuali di ciascuno e ciascuna di noi. Non possiamo ingannarci: il cambiamento dei comportamenti individuali, benché positivo, non permetterà di fermare la catastrofe, che ha cause innanzitutto strutturali.
Il bilancio degli ultimi decenni non lascia alcun dubbio a tal riguardo, come si vede, per esempio, dalla crescita costante delle emissioni di gas a effetto serra. Allora, c’è da temere il fatto che il discorso sul cambiamento dei comportamenti individuali non faccia che preparare oggettivamente il terreno a conclusioni misantropiche, neomaltusiane e barbare, del tipo: “ci sono troppi esseri umani sulla Terra”.
E sappiamo che queste conclusioni si trasformano troppo facilmente in “soluzioni” basate sull’eliminazione dei più poveri e dei più deboli, che sono i meno responsabili della catastrofe.
Perciò ecco qualche cifra utile su quella che è chiamata la “grande accelerazione” (le curve esponenziali dello sviluppo umano che sembra caratterizzino l’ “antropocene”).
Dal 1950 al 2000, la popolazione si è moltiplicata per 2,5. Possiamo pensare che sarebbe stato meglio che ciò non fosse accaduto, ma è un fatto irreversibile, e le tendenze demografiche evolvono molto lentamente (perché evolvono). La necessità di agire con misure strutturali discende dal fatto che, allo stesso tempo:
• Il consumo di energia primaria si è moltiplicato per 5,5
• Il trasporto di merci si è moltiplicato per 7
• L’uso di fertilizzanti sintetici si è moltiplicato per 13
• Il PIL reale mondiale si è moltiplicato per 10
• Le disuguaglianze sociali, misurate con il coefficiente Gini, sono aumentate del 12%
La causa principale della distruzione ecologica è la dinamica di accumulazione del capitalismo. Questo sistema è produttivista “per natura”.
Occorre urgentemente dedicarsi alla sua distruzione.