Recentemente il DECS ha deciso di istituire una o più classi di scolarizzazione all’interno del centro federale d’asilo ubicato in Ticino. Questa/e classi saranno riservate unicamente ai bambini e ragazzi richiedenti asilo che vi si trovano temporaneamente (massimo 140 giorni, ma a determinate condizioni anche più a lungo); di fatto verranno scolarizzati separatamente da tutti gli altri ragazzi del Cantone.
Questa scelta non solo rappresenta una forma di discriminazione e di segregazione, contraria a quegli stessi principi spesso affermati in ambito scolastico, a cominciare da quello di inclusione; ma rappresenta una scelta in netto contrasto con altri modi di procedere che, negli ultimi anni, hanno dato risultati estremamente positivi. Pensiamo, ad esempio, all’esperienza di insegnamento mutualistico dell’italiano attuato in alcuni Licei cantonali che si ispirano alla esperienza delle scuole Penny Wirton.
La decisione del DECS fa riferimento alla legge federale sull’asilo nella quale si afferma (articolo 80 alinea 4) che “Il Cantone d’ubicazione organizza l’istruzione scolastica di base per i richiedenti l’asilo in età di scuola dell’obbligo che soggiornano in un centro della Confederazione. Se necessario, l’istruzione è impartita nel centro stesso. La Confederazione può versare sussidi per l’istruzione scolastica di base. L’indennizzo è fissato a titolo forfettario. Eccezionalmente l’indennizzo può essere fissato in funzione delle spese effettive, in particolare per l’indennizzo di spese uniche.”
La legge, come si può vedere, non obbliga i cantoni a istituire classi all’interno dei centri di richiedenti asilo; infatti questa opportunità è data “se necessaria”. Quella in questione non è quindi dovuta a disposizioni federali vincolanti, ma si tratta di una scelta politica chiara del DECS che ci sembra in netta contraddizione con l’idea di scuola inclusiva propagandata dallo stesso Dipartimento e fondata sul principio di garantire a tutti la stessa istruzione a contatto con i propri pari.
Per far partire queste classi il DECS ha anche istituito un concorso per l’assunzione di docenti interessati a questa esperienza professionale.
Ora sappiamo che la scuola ticinese e i docenti della stessa sono sottoposti a molte richieste e che l’integrazione di bambini e ragazzi con un passato migratorio, magari complesso e con tempi di permanenza limitati nel tempo, può generare ostacoli e aumentare il carico di lavoro dei docenti coinvolti.
D’altra parte pensiamo che ci siano altri modi per garantire ai docenti di lavorare in condizioni favorevoli e, allo stesso tempo, garantire a tutti e tutte un’istruzione di qualità e che permetta soprattutto momenti di socializzazione e di inclusione.
Di fronte a questa decisione chiediamo quindi al Consiglio di Stato:
1. Sulla base di quali riflessioni si è deciso di istituire classi separate all’interno dei centri di accoglienza per i richiedenti asilo?
2. Il fatto che il tempo di permanenza sul nostro territorio dei bambini e dei ragazzi sia limitato è condizione sufficiente a giustificare questa forma di segregazione? Non si tratterebbe di garantire comunque, anche se per un tempo ridotto, la possibilità di socializzare e di integrarsi a tutti?
3. Non ritiene il CdS che questa prospettiva sia contraria ai principi di integrazione e inclusione di cui la scuola ticinese dovrebbe farsi portatrice?
4. Fino ad ora come è avvenuta la scolarizzazione dei minorenni richiedenti asilo e con quali esiti?
5. I docenti impegnati in queste classi avranno le stesse condizioni di lavoro dei docenti cantonali? Quanto allievi ci saranno nelle singole classi? La rotazione continua degli allievi permetterà comunque di avere una continuità nel lavoro educativo e di istruzione?
6. A quanto ammonta il costo di questa operazione? Quanto di questo costo viene finanziato dalla Confederazione? Non sarebbe più opportuno investire per migliorare i servizi di accoglienza dentro le scuole pubbliche, diminuire il numero di allievi per classe, introdurre personale di appoggio e favorire così l’inclusione all’interno delle classi stesse?
*Interrogazione al Consiglio di StatoPer il gruppo MPS-PoP-Indipendenti del 5 maggio 2019 (Angelica Lepori, Simona Arigoni, Matteo Pronzini)