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Salvare le società a statuto speciale a colpi di nuovi sgravi miliardari, anche a costo di svuotare le casse pubbliche e di riversare oneri sulla maggioranza di popolazione: è questo lo scopo principale della Riforma fiscale e finanziamento dell’AVS (RFFA), in votazione il 19 maggio.

Al di là della propaganda e delle pie illusioni di alcuni socialisti, le misure per «consolidare l’AVS» sono state raffazzonate all’ultimo momento – e pure male – per convincerci a votare nuovi privilegi per aziende e azionisti.

I sostenitori della RFFA ci assicurano che le società a statuto speciale garantiscono occupazione, buoni salari e un enorme indotto, senza però mai dirci chi sono queste imprese visto che sono protette dal segreto fiscale. In Ticino abbiamo il vantaggio di conoscerne almeno una: l’ormai famigerata Luxury Goods International (LGI), il centro logistico del gruppo Kering in Ticino. È un buon esempio per capire quante menzogne sono state raccontate e quante irregolarità sono state insabbiate pur di favorire imprese che hanno fatto guadagnare enormi somme ad un ristretta cerchia di persone.

La LGI offre effettivamente circa 800 posti di lavoro, ma si tratta di impieghi mal pagati e in gran parte precari. Già nel 2014 erano state denunciate condizioni di lavoro indecenti, ma naturalmente non ci sono state sanzioni, e gli abusi – a quanto pare – non si sono mai arrestati: la metà dei dipendenti sarebbero interinali, pagati 15 franchi l’ora (2.500 franchi al mese), costretti a lavorare al freddo senza guanti o con un caldo infernale senza neanche poter bere un po’ d’acqua e senza poter parlare durante i turni. Gli «impieghi di qualità» sono sempre rimasti all’estero, dove venivano svolte la maggior parte delle attività, come ha scoperto la Guardia di finanza italiana.

La LGI, grazie a giochini di ottimizzazione fiscale, faceva figurare in Ticino utili per oltre un miliardo di franchi: avrebbe almeno potuto offrire impieghi decenti nel nostro cantone in cambio dei trattamenti fiscali di favore. E invece no: ha preferito speculare sui salari e distribuire dividendi miliardari agli azionisti. E la stessa cosa succederà con i nuovi sgravi previsti dalla RFFA perché niente garantisce che vengano utilizzati per favorire occupazione e retribuzioni dignitose.

Gli unici dipendenti strapagati erano i supermanager della Gucci, quelli che secondo le nostre autorità avrebbero dovuto creare un grande indotto per l’economia locale spendendo e spandendo sul territorio. Si è poi scoperto, grazie alle inchieste, che quelle residenze erano fittizie e che in Ticino non hanno lasciato neanche un franco. E vedremo se il Gran Consiglio accetterà la mia proposta di istituire una Commissione di inchiesta parlamentare per far luce almeno su questa vicenda.

Quanto all’introito fiscale, il gettito a Cadempino è crollato del 95% da quando la LGI ha deciso di «ristrutturare» e trasferire in Italia i dipendenti della fatturazione che si occupavano di far figurare in Ticino i guadagni di attività svolte all’estero per pagare meno imposte. Lo stesso avverrà con le altre multinazionali perché non potranno più trasferire gli utili in Svizzera e dovranno pagare le tasse nei Paesi dove producono. Con o senza sgravi, la base imponibile di queste imprese diminuirà, e quindi anche l’introito fiscale.

Ora il gruppo Kering, per porre fine alla vertenza con il fisco italiano, pare sia disposto a pagare oltre un miliardo di euro, un somma di molto superiore a quanto ha lasciato nelle casse cantonali in 25 anni di permanenza sul territorio ticinese. Quel che rimane in Ticino dopo anni di regali fiscali concessi senza guardar troppo di fino sono immensi centri di logistica che sfruttano lavoratori sottopagati e movimentano centinaia di camion, generando traffico e inquinamento. Le pratiche di ottimizzazione fiscale hanno i giorni contati, eppure le autorità e la maggioranza dei partiti ci chiedono di fare sacrifici per salvare imprese che han portato grandi benefici solo a manager strapagati e azionisti. Arrivano al punto di farci credere che in cambio di nuovi sgravi sono disposte a salvare l’AVS, quando in realtà le misure previste dalla RFFA serviranno solo a ritardare tre anni i problemi ed è già pronta un riforma che prevede un aumento dell’IVA e dell’età di pensionamento delle donne.

Non facciamoci fregare un’altra volta: la RFFA non offre nessuna garanzia per noi, per i nostri posti di lavoro o le nostre retribuzioni; e in cambio dei sacrifici richiesti non avremo neanche un centesimo in più di pensione.

È solo un ennesimo tentativo di salvare i privilegi di pochi a scapito di tutti e di tutte.

Votiamo no il 19 maggio!

* Opinione del deputato dell’MPS in Gran Consiglio matteo pronzini pubblicata sul Corriere del Ticino del 8.5.2019.