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Interrogazione

Candidatura ticinese a Swiss Innovation Park: abbiamo perso quattro anni? 

Il Ticino ha presentato una nuova candidatura per il Parco svizzero dell’innovazione associata all’Innovation Park di Zurigo. Il progetto, elaborato dalla fondazione Agire su mandato del Consiglio di Stato, si concentra sui settori scienze della vita, tecnologie dell’informazione, meccatronica e mobilità sostenibile. Moda e logistica, temi della prima candidatura al Parco svizzero dell’innovazione sono invece completamente assenti. Non potrebbe essere altrimenti visti i recenti sviluppi. 

In primo luogo iBak Economics, che solo quattro anni fa definiva la moda come uno dei settori promettenti su cui puntare per lo sviluppo futuro del cantone, di colpo ha fatto marcia indietro e dichiarato che l‘importanza del settore risulta essere un po’ sopravvalutata, in quanto la sua quota sul valore aggiunto nominale totale dell’economia ticinese è pari all’1% circa.” 

Inoltre dopo la partenza di Armani, anche la Luxury Goods International (LGI) ha smantellato le attività in Ticino prima delocalizzando 150 addetti alle fatturazioni (con relativo crollo del gettito fiscale dovuto all’interruzione delle pratiche di trasferimento degli utili), e ora spostando 400 impiegati di logistica e lasciando a piedi da 200 a 500 interinali (gli effettivi variano a seconda del momento dell’anno e dei bisogni).Entrambe le imprese hanno rimpatriato le attività in Italia, dove l’imposizione è decisamente più elevata rispetto al Ticinoed entrambe a seguito di un contenzioso con il fisco italiano. Per quanto riguarda LGI, i magistrati italiani hanno provato l’esistenza di una “stabile organizzazione occulta” in Italia che svolgeva le attività che “ufficialmente” erano attribuite alla LGI in Ticino.Anche i manager del gruppo erano attivi in Italia, anche se figuravano residenti in Svizzera. Dovrebbe quindi essere ora chiaro a tutti, anche ai più ferventi sostenitori della “Fashion Valley” che molte di queste imprese sono “scatole vuote”, con attività a basso valore aggiunto e con nessun legame con il territorio. 

Resta da capire come questo settore, basato sul pratiche di ottimizzazione fiscale e lo sfruttamento della manodopera a basso costo e precaria d’oltreconfine, sia stato giudicato abbastanza solido e innovativo da farne il tema della candidatura ticinese al Parco nazionale dell’innovazione nel 2014. 

Nel dicembre 2013 il direttore della Fondazione Agire, Lorenzo Leoni, aveva affermato – nel corso di una presentazione – che il settore della biomedicina in Ticino soddisfaceva già allora tutti i requisiti per far parte dello Swiss Innovation Park e aggiungeva: “farà parte della candidatura Ticinese, che verrà gestita dalla Fondazione AGIRE”.

Inspiegabilmente solo tre mesi dopo il Consiglio di Stato ha annunciato invece che la candidatura sarebbe stata incentrata su “moda e logistica”, nessuna traccia della biomedicinaLa decisione è ancora più incomprensibile se si pensa che è stata presa prima della pubblicazione dello studio Bak Basel commissionato dal cantone sui settori “promettenti” (Analisi dei settori ticinesi: benchmarking internazionale e smartspecialisation), avvenuta solo nel dicembre 2014. 

In quello studio l’attività di innovazione del settore Moda è giudicata nettamente inferiore rispetto al settore Life Sciences, il potenziale di crescita inoltre è molto basso

La selezione delle candidature cantonali al Parco svizzero era basata su criteri rigorosi, fra i quali figuravano naturalmente le capacità innovativeNon stupisce quindi che la candidatura ticinese sia stata bocciata per due volte: non vi erano alcuna dimostrazione di un impegno attivo nella ricerca da parte delle imprese del settore, non era spiegato quali interazioni esistevano fra le aziende, non era chiaro se lavorassero in collaborazione con le università, hanno spiegato gli esperti chiamati a giudicare i progetti.

Il Ticino sembra quindi aver perso quattro anni di tempo e l’occasione di diventare un’antenna autonoma del Parco svizzero dell’innovazione perché ci si è ostinati a voler promuovere un settore, quello della moda, che non aveva nessuna delle qualità richieste. 

Chiediamo pertanto al Lodevole Consiglio di Stato: 

1. Chi ha preso la decisione di puntare su “moda e logistica” per la candidatura ticinese? Su quali basi? 
2. Chi ha valutato le capacità innovative del settore moda? Su quali basi?
3. All’inizio del 2014 quali erano le attività di ricerca del settore moda?
4. All’inizio del 2014 quali erano le interazioni fra università e aziende del settore moda?
5. Come mai la biomedicina è stata scartata al momento di presentare la candidatura ticinese?
6. L’ubicazione dell’antenna ticinese del Parco nazionale nella prima proposta di candidatura era stata giudicata problematica. Quale era questa ubicazione?
7. Come ha giustificato il Bak Basel l’errore di valutazione del settore moda nello studio “Analisi dei settori ticinesi: benchmarkinginternazionale e smartspecialisation” effettuato su richiesta del cantone? 

Per il gruppo MPS-POP-Indipendenti

Matteo Pronzini, Simona Arigoni, Angelica Lepori