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Officine FFS, la Deutsche Bahn meglio delle FFS: il grande imbroglio si precisa…

Tutti ricorderanno come, nel dibattito attorno all’iniziativa sul futuro dell’Officina, gli oppositori della stessa (e sostenitori del progetto FFS, Cantone Città) sostenevano che l’attività di manutenzione dei carri merci fosse ormai qualcosa di superato, un’attività senza futuro e tale da giustificare il ridimensionamento delle attività dell’attuale Officina a favore del nuovo progetto, più snello, che rinuncerà ai due terzi delle attività attuale e a oltre i due terzi dell’attuale personale.

I sostenitori dell’iniziativa avevano inutilmente denunciato questo tipo di visione, spiegando come non solo la manutenzione del materiale per il traffico merci in tutta Europa e in Svizzera abbia un futuro, ma come il “declino” di queste attività all’attuale Officina fosse solo il frutto della delibera politica delle FFS.

E che la vittoria, con questi argomenti, del fronte contrario all’iniziativa sia stato in realtà un grande imbroglio lo dimostrano una seri di fatti che, a poco a poco, si vanno accumulando.

Vi è stato dapprima, proprio nei giorni scorsi, il mancato appuntamento delle FFS con il preannunciato (da mesi e durante la campagna per la votazione) piano industriale per il futuro stabilimento industriale di Castione. Oggi, dopo lo show agostano di Meyer, ne sappiamo quanto ne sapevamo circa due anni fa, al momento della firma della dichiarazione di intenti. Cosa concretamente si farà in questo nuovo stabilimento, quali volumi di lavoro, quanti posti di lavoro vi saranno esattamene e calcolati sulla base di quali precisi criteri: di tutto questo, e altri interrogativi simili, non sappiamo ancora nulla.

Poi in questi giorni ecco un’altra notizia che dimostra quali sia stata la vera strategia delle FFS: le FFS hanno assegnato alle Deutsche Bahn i lavori per l’ammodernamento di 93 dei 496 vagoni EW IV (o VU IV). La ristrutturazione viene portata avanti dal 2017 e riguarda 203 carrozze per una spesa di 90 milioni di franchi. Si legge inoltre nel comunicato delle FFS che le stesse, nel periodo 2014-2024, investiranno in tutto 1,5 miliardi di franchi per l’ammodernamento della flotta.

Naturalmente il primo pensiero non può che essere il seguente: per quale ragione queste attività non potevano essere date alle Officine di Bellinzona che, sicuramente, avrebbero avuto le competenze per svolgerlo visto che fanno quello da ormai più di un secolo.

Ma la strategia delle FFS è chiara: asfissiare l’Officina facendo declinare il lavoro e portando il più lontano possibile dal Ticino questo tipo di attività che, naturalmente, non troverà spazio nel futuro stabilimento industriale.

Un conferma ulteriore quindi che la fine dell’Officina di Bellinzona non è dovuta a presunti progressi tecnologici o al declino di attività fin qui svolte; ma alla decisione, tutta politica e produttiva, delle FFS di spostare altrove (in questo caso in Germania) una serie di attività produttive.

Un vero e proprio capolavoro che umilia i lavoratori delle Officine e la loro tradizione produttiva; umilia il Ticino e il suo apparato produttivo. E dovrebbe far riflettere tutti coloro che hanno creduto, o hanno voluto credere, alle panzane di Meyer e consorti.

Matteo Pronzini, Simona Arigoni, La Regione 22.08.2019