Costi di bonifica della Petrolchimica, il comune non deve pagare il conto
Nel 1956 i sindaci dei comuni di Gnosca, Arbedo-Castione, Claro, Cresciano e Moleno denunciavano al Consiglio di Stato i pericoli ambientali e sociali di un possibile insediamento sul territorio di Preonzo di un impianto della Salpa SA di Milano (raffineria di petrolio grezzi, olii esausti, resine ecc.), diventata poi Petrolchimica SA.
Senza ascoltare queste più che giustificate preoccupazioni il Consiglio di Stato aveva invece concesso l’autorizzazione all’insediamento e ha continuato a concedere importanti sgravi fiscali affinché questa attività potesse continuare.
Come ha sottolineato ancora recentemente Franco Genoni, allora sindaco di Gnosca, le conseguenze di questa attività furono catastrofiche per il territorio e la popolazione locale. “Per più di un ventennio l’odore nauseabondo era talmente intenso – ricorda l’avvocato Gianoni su La Regione, – da svegliare di notte anche una persona dal sonno profondo; il pulviscolo dei fumi era tale da non poter più stendere all’aperto le lenzuola ad asciugare perché le avrebbero ritirate grigie al punto da doverle lavare nuovamente; i quantitativi di olii esausti convogliati nello stabilimento, per i quali la società percepiva soldi a palate, erano tali che era impossibile raffinarli tutti, per cui la maggior parte veniva scaricata all’aperto su un terreno ghiaioso, ciò che aveva formato addirittura il cosiddetto e ben noto ‘lago del veleno’, incuranti del fatto che a valle, a poco più di un chilometro, vi era il pozzo di captazione dell’acqua potabile dal sottosuolo del Comune di Gnosca”. Un costo quindi esorbitante in termini di inquinamento e di salute pubblica.
Oggi il conto per il risanamento dei terreni occupati per anni dalla Petrolchimica si attesta sui 20/25 milioni di franchi che si ipotizza potrebbero essere sostenuti da una parte dalla compagnia petrolifera Tamoil proprietaria della Petrolchimica Sa fallita nel 1996 (20%); il rimanente 80% sarebbe a carico di Confederazione, Cantone e Comuni (oggi la città di Bellinzona).
Riteniamo che il territorio e la città di Bellinzona abbiano già pagato a caro prezzo la presenza della Petrolchimica a Preonzo e che la città non debba anche accollarsi il costo del risanamento ambientale che spetta invece ai primi responsabili di questo scempio, in particolare la Tamoil SA.
D’altronde il gruppo Tamoil lo farà con grande entusiasmo visto che sostiene di essere difensore, come si può leggere nel suo sito, dello cosiddetto “sviluppo sostenibile”: “Per tutte le società del Gruppo, ovunque esse operino e qualunque sia la loro attività, le preoccupazioni ambientali sono in primo piano. L’intero Gruppo e le sue affiliate cercano costantemente di migliorare le loro prestazioni in questo settore, tenendo conto delle condizioni ecologiche, sociali ed economiche locali”. Non ci pare siano necessari altri commenti!
Il Consiglio comunale chiede quindi all’esecutivo di non entrare in materia su una eventuale partecipazione della città alla procedura e al finanziamento dei costi di risanamento e di fare i passi necessari affinché i costi di questo risanamento siano assunti dalla Tamoil SA.