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Sosteniamo senza esitazione la resistenza democratica dei Curdi nel Rojava!

Nel giro di pochi giorni Erdogan, il presidente turco, è passato dalle parole ai fatti.

Ottenuto il benestare di Trump con l’annuncio del ritiro delle truppe Usa dalla zona cuscinetto posta lungo il confine turco e sotto controllo delle Forze democratiche siriane, il presidente turco non ha perso tempo e ha sferrato un attacco feroce contro la popolazione curda.

I raid aerei e i bombardamenti di questi giorni, punto di inizio per una successiva occupazione via terra del Rojava, stanno colpendo i resistenti curdi così come l’intera popolazione. Le vittime rischiano di crescere giorno per giorno. L’invasione via terra sarà accompagnata da nuove morti, efferate violenze, il risorgere dell’Isis e il consolidamento della dittatura di Assad. Non dimentichiamo che la Turchia è il secondo esercito NATO (quella stessa NATO che, nelle parole del segretario Stoltenberg, si è limitata a generiche raccomandazioni di “non esagerare”, il che ne conferma ancora una volta la natura criminale)

L’obiettivo di Erdogan è chiaro!  Eliminare l’esperienza del Rojava che, senza essere idealizzata, è riuscita a sviluppare politiche che pongono al centro la costruzione di processi democratici e di giustizia sociale, la laicizzazione della società attraverso il riconoscimento delle diverse confessioni religiose, il riconoscimento e la promozione dei diritti delle donne, la necessità della tutela dell’ambiente.  Questo progetto costituisce una spina nel fianco alla costruzione di una “Turchia nazionalista” egemone in Medioriente.

È in questo modo che Erdogan potrà procedere all’ “arabizzazione” dell’area trasferendovi i milioni di profughi presenti in Turchia dallo scoppio della devastante guerra scoppiata nel 2011, quando il feroce Assad si oppose al processo di democratizzazione avviando il massacro del suo popolo.

Le preoccupazioni europee così come quelle del governo svizzero sono intrise di ipocrisia.      

Questi governi hanno sì riconosciuto il decisivo contributo dei Curdi nella battaglia contro l’Isis, ma hanno al contempo finanziato coloro che hanno armato l’Esercito islamico, tra cui la Turchia di Erdogan, a cui sono stati elargiti un mucchio di soldi con la speranza di risolvere la questione profughi, e che oggi egli usa come pedine in uno sporco ricatto, da rispedire, con i fatti, al mittente!

In queste ore non possiamo rimanere indifferenti alle sorti delle diverse popolazioni che vivono in questo territorio, così come a quella dei resistenti curdi dell’YPG (Unità di protezione del popolo).

Per queste ragioni il Gran Consiglio ticinese chiede al Consiglio Federale di esigere:

  • La fine delle operazioni militari turche
  • Il blocco della vendita di armi all’esercito turco da parte di imprese svizzere, ad iniziare dalla Ruag
  • La rottura delle relazioni diplomatiche con la Turchia
  • Sanzioni contro la Turchia di Erdogan
  • Il ritiro del Pkk dalla lista delle organizzazioni terroristiche