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Salari indecenti, persone assunte ufficialmente al 50% che lavorano al 120%, licenziamenti abusivi, ultracinquantenni sostituiti con personale “meno costoso”, finti stage, lavori non retribuiti, neomamme private dei loro diritti: ormai non passa settimana senza che i media riportino casi di abusi sul lavoro. Il dumping salariale e sociale si è esteso a macchia d’olio a tutti i settori e nessuno è più al riparo: ognuno di noi un giorno a l’altro rischia di essere vittima di uno sfruttatore, indipendentemente dalla formazione, dal livello salariale e dalle competenze. Il mondo del lavoro in Ticino è diventato un Far West dove vige la legge del più forte e lo Stato non è più in grado di garantire il rispetto dei diritti sanciti per legge.

Il sistema attuale dei controlli è basato su una totale arbitrarietà: le verifiche infatti dipendono da una serie di fattori come il ramo economico o la professione scelta (a volte addirittura dal tipo di impresa dove è assunti visto che gli impiegati di commercio beneficiano di un CNL solo in alcuni settori particolari, non in tutti), dalle analisi della SECO, dalla concorrenza estera esercitata sulle imprese locali e da quanto è disposta ad investire nei controlli una paritetica.

Nemmeno il fatto che un’opera venga finanziata con soldi pubblici garantisce che lo svolgimento delle dovute verifiche: sul cantiere Alptransit a Sigirino i dipendenti della la GCF SPA di Roma hanno denunciato abusi di ogni sorta: orari di lavoro ben oltre la norma, mancato rispetto dei tempi di riposo e delle pause pranzo, caporalato, violazioni delle norme di sicurezza. Durante tutto il periodo in cui hanno operato in Ticino non sono stati effettuati controlli di nessun tipo né sui salari, né sulle condizioni di lavoro né sulle norme di sicurezza.

Senza le denunce dei dipendenti, questa impresa avrebbe terminato il mandato fra gli applausi per aver finito in anticipo e senza che un solo abuso venisse a galla. È lecito domandarsi quindi quante sono le GCF che operano in Ticino e quanti abusi sono rimasti impuniti. Tanto più che chi denuncia non beneficia di nessuna protezione e risulta quindi maggiormente esposto alle pressioni e ai ricatti dei datori di lavoro disonesti.

Controlli senza criteri uniformi

Attualmente i controlli relativi alle retribuzioni e alle condizioni di lavoro sono ripartiti fra le commissioni paritetiche e la commissione tripartita. Nell’uno come nell’altro caso non esistono criteri uniformi che garantiscano un monitoraggio sufficiente in tutti i rami economici e tutte le professioni.

I controlli nei settori con un Contratto collettivo di lavoro (CCL) vengono delegati alle commissioni paritetiche, composte da datori di lavoro e sindacati. La stragrande maggioranza di queste commissioni effettua controlli solo sui documenti, che possono facilmente essere contraffatti. La Consonni SA, attualmente sotto processo, era sottoposta a un CCL, ma ha potuto operare praticamente indisturbata ottenendo importanti commesse in Ticino e nel resto della Svizzera pur avendo taglieggiato per anni i salari dei dipendenti. È solo grazie alle denunce presentate dagli operai che gli abusi sono stati scoperti. Il solo fatto che di simili casi finiscano sul tavolo di un procuratore, dimostra l’inadeguatezza delle misure attualmente in vigore.

Il numero di ispettori e la frequenza dei controlli sono decisi dalle paritetiche, senza che vi sia nessuna garanzia di quantità e qualità. Pensiamo ad esempio al settore della ristorazione dove sono attive 1,5 unità ispettive per circa 15’000 lavoratori (1 ispettore ogni 10’000 salariati). I controlli vengono notificati con 5 giorni di anticipo e si limitano ad accertamenti sul registro dove vengono annotate le ore di lavoro. Per effettuare verifiche a sorpresa deve esserci invece un’espressa richiesta, quindi ancora una volta tutto il sistema poggia sulle spalle dei lavoratori che devono essere pronti a denunciare, sapendo che verranno licenziati e potrebbero non ritrovare un nuovo impiego.

Esistono enormi differenze fra un settore e l’altro e fra e diverse categorie di lavoratori. Per dare un termine di paragone, nel 2018 i sei ispettori dell’Associazione interprofessionale di controllo (AIC), a cui competono i controlli dei notificati nel settore dell’edilizia primaria e secondaria, ha effettuato verifiche su un 1’644 aziende e 3’339 persone su un totale di 5’234 persone notificate; sono quindi stati controllati il 64% dei notificati con una media di 1 ispettore ogni 550 persone circa.

In entrambi i settori è in vigore un CCL nazionale e entrambi hanno più o meno la stessa percentuale di manodopera frontaliera, nell’edilizia però, contrariamente alla ristorazione (5 padroncini e 110 distaccati nel 2018), le imprese locali sono confrontate alla concorrenza di aziende e indipendenti esteri che vengono ad operare sul nostro territorio, e hanno quindi interesse a realizzare a realizzare una vigilanza ad ampio raggio sui lavoratori esteri.

Nei settori senza CCL i controlli sono di competenza della Commissione tripartita (CT), composta da datori di lavoro, sindacati e autorità. È la CT che ogni anno stabilisce in quali settori professionali effettuare controlli sulla base delle indicazioni della SECO (e ci si chiede quale sia la reale conoscenza del mercato del lavoro ticinese) e sulla base di altri indicatori. La CT è tenuta anche a verificare costantemente i settori dove è in vigore un CNL. Se in Ticino il numero dei controlli risulta sempre essere più elevato rispetto al resto della Svizzera è perché ormai abbiamo un numero di CNL triplo di tutti gli altri cantoni mesi assieme. Nel 2018, ad esempio, la CT ticinese ha controllato ben 16 settori con Cnl in vigore e solo sei nuovi settori. Ci sono quindi rami che vengono monitorati regolarmente, altri invece non hanno mai subito verifiche

Il sistema attuale risulta totalmente inadeguato per garantire il rispetto del salario minimo, attualmente in discussione. Se si introduce un salario minimo è necessario anche dotarsi dei mezzi per farlo rispettare. Lo stesso vale per il divieto dei licenziamenti sostitutivi. Senza un sistema di controlli in grado di assicurare una corretta applicazione, questi principi rimangono solo parole al vento.

Per questo abbiamo deciso di lanciare una nuova iniziativa che si articolerà attorno a quattro punti principali:

  1. La notifica di ogni contratto di lavoro e delle condizioni di lavoro (salario, orario, etc.): quando una persona viene assunta, il datore di lavoro dovrà notificare all’autorità di controllo il contratto di lavoro e le condizioni di tale contratto. Lo stesso deve avvenire quando cessa il rapporto di lavoro.
    In questo modo è possibile verificare immediatamente se le soglie salariali vengono rispettate, senza bisogno di organizzare controlli. Risulta inoltre facile individuare le imprese che hanno percentuali anormalmente alte di impieghi a tempo parziale, personale non qualificato o stagisti e prevedere controlli approfonditi più mirati. Questo registro permetterà anche di verificare se i salari dei nuovi assunti risultano inferiori ai precedenti contratti e di identificare i cosiddetti licenziamenti sostitutivi, cioè i licenziamenti fatti con l’obiettivo di assumere nuovo personale a condizioni di lavoro e di salario peggiori.
  2. Il potenziamento dell’Ispettorato del lavoro
    L’Ispettorato del lavoro, per svolgere le dovute attività di controllo, dovrà essere potenziato nella misura di un ispettore ogni 5’000 occupati in Ticino.
    Il numero dei controlli non può essere determinato dal volere delle paritetiche o dalle analisi della SECO: è necessario che vi sia un criterio oggettivo e che le verifiche vengano effettuate in base al numero dei lavoratori. Le paritetiche restano libere di aumentare la frequenza dei controlli e assumere personale supplementare a questo scopo. (Vedi allegato 1 per quanto attiene al reale impatto del Controprogetto a Basta Dumping).
  3. La creazione di una sezione dell’Ispettorato del lavoro che si occupi delle discriminazioni di genere: all’interno dell’Ispettorato deve essere creata una sezione che si occupi specificamente di questa discriminazione di genere: un’ispettrice ogni 2’500 occupate in Ticino.
    Le donne vivono una doppia discriminazione: come salariate (al pari degli uomini) e come donne. Basti pensare che le loro retribuzioni ancora oggi, a parità di lavoro, sono circa il 20% inferiori. Inoltre vengono sistematicamente negati loro dei diritti che pure sono fissati sulla carta (ad esempio il congedo maternità, il diritto ad allattare, etc.). I licenziamenti e durante la maternità o subito dopo stanno aumentando e per una donna su sette la maternità è causa di un’interruzione del rapporto di lavoro. A poco servono le promesse di aumentare i posti negli asili nido o i marchi “Family Friendly” o “Family Score” se poi le mamme vengono discriminate e considerate un peso dai datori di lavoro.
  4. La pubblicazione di una statistica dei salari e delle condizioni di lavoro
    Grazie alle notifiche dei contratti di lavoro e delle relative condizioni (salario, orario, etc.) sarà possibile finalmente disporre di una statistica affidabile e immediatamente utilizzabile dei salari e delle condizioni di lavoro.
    Esiste attualmente una statistica dei salari realizzata dall’Ufficio federale di statistica ogni due anni. I dati però vengono centralizzati e analizzati a livello nazionale, un lavoro che richiede molto tempo. In generale la statistica viene pubblicata con due anni di ritardo rispetto alle rilevazioni (attualmente gli ultimi dati disponibili risalgono al 2016). Vista la velocità con cui avanza il dumping, al momento della pubblicazione questi dati rischiano di essere già superati.
    Inoltre per permettere un paragone fra le regioni e nel tempo, le retribuzioni vengono calcolate per “salari lordi standardizzati”, vale a dire salari per un ipotetico lavoro al 100% di 40 ore settimanali, e calcolati per 12 mensilità. È difficile quindi farsi un’idea di tutti i fenomeni in atto nel mondo del lavoro ticinese. Sappiamo, grazie agli studi dell’Ustat, che la crescita dell’occupazione residente negli ultimi anni è dovuta essenzialmente all’incremento dei lavori a tempo parziale. Il tasso di sottoccupazione in Ticino nel 2018 ha raggiunto in generale il 9,6% e per le donne è stato addirittura del 14,8%. Con le notifiche dei contratti reali, sapremo finalmente quanto effettivamente si ritrovano in busta paga i lavoratori. Sarà possibile inoltre conoscere i tempi di lavoro effettivi e le modalità previste dai contratti.

Obiettivo fondamentale dell’iniziativa è combattere efficacemente il dumping, cioè quell’insieme di pratiche che spingono verso il basso, peggiorano o negano i diritti salariali e sociali di chi lavora. Per progredire in questa direzione è necessario che la situazione dell’impiego e le condizioni concrete di lavoro siano monitorati in modo sistematico e che i controlli vengano realizzati in tutti i settori. Solo in questo modo sarà possibile reagire per tempo, senza aspettare che la situazione si sia deteriorata.

Il Ticino è l’unica grande regione dove le statistiche ufficiali hanno messo in luce un calo dei salari mediani in termini reali dal 2008 in ben sette sezioni economiche su 17. Quando le retribuzioni calano in un intero ramo non si può ipocritamente continuare a parlare di “casi isolati”: è in corso un vero e proprio smantellamento delle condizioni salariali e sociali. A parte le tante belle promesse, le autorità e la maggioranza dei partiti hanno mantenuto invariato un sistema dei controlli inadeguato a contrastare il dumping salariale e sociale.

È ora di cambiare e di dotarsi di tutti i mezzi per garantire a chi lavora in Ticino il rispetto dei propri diritti!

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