E ormai da mesi che destini dell’aeroporto di Lugano sono decisi. E persino difensori del cosiddetto piano B (capitatati da Giovanna Masoni che ormai sembra aver conquistato la maggioranza dei partiti presenti municipio tranne la lega) hanno rinunciato ai contenuti presenti nel messaggio di maggioranza che riprende le indicazioni al consiglio di Stato e quelle finora espressi del municipio di Lugano. Sostenere questo progetto significa credere a un rilancio dell’aeroporto di Lugano non solo nell’ambito dell’aviazione civile, ma anche (e diremmo soprattutto) dal punto di vista dei voli di linea. Non passa giorno, infatti, in cui qualche surreale nuovo investitore non presenti progetti o intenzioni: che sono finora rimasti tali. Noi pensiamo che questo progetto non sia difendibile per ragioni diverse: economiche, sociali, ambientali. Sulle ragioni economiche non conviene spendere molte parole: la disastrosa gestione di Lasa, I suoi conti, l’immissione di liquidità dell’ultimo decennio, sono lì a testimoniare di quanto tutti discorsi sulla flessibilità e le capacità offerti da una SA siano pura ideologia… alla prova dei fatti ne abbiamo visto i risultati. Nella gestione di Lasa, nessun consiglio di amministrazione, ci sono stati uomini e forse donne espressi dei partiti presenti municipio e in Consiglio di Stato: quindi un fallimento a quattro mani, pubbliche e private. Questo aeroporto serve ormai gli interessi di pochi e non fa parte di un trasporto pubblico. Serve, e vorrebbe servire, sia nella variante che stiamo discutendo che in quella del piano B (cioè della privatizzazione) e gli interessi di pochi ricchi e di qualche azienda di vecchia che non vuole perdere troppo tempo per recarsi a Ginevra a concludere accordi di commercio di materie prime e dare quindi un ulteriore impulso al degrado ambientale del pianeta: Lugano, dopo aver votato una specie di urgenza climatica, si preoccupa di favorire coloro che promuovono il commercio dell’estrazione di estrazioni di materie prime, vera e propria fonte primaria del degrado ambientale. Ovvero, quando le parole non corrispondono ai fatti. E con questa riflessione arriviamo alle ragioni di tipo ambientale, che ci fanno propendere per quello che è stato chiamato il piano C, una totale dismissione dell’aeroporto. E quale miglior occasione, sotto il profilo ambientale per smantellare un aeroporto nel mezzo di un’area pregiata, dal profilo ambientale turistico, che quella nella quale è situato l’aeroporto di agno? Quale miglior occasione per dare un po’ di respiro dal punto di vista ambientale ad una regione che soffre di incarico (traffico,industrie) già così forte?
si parla spesso di turismo in crisi, di grandi capacità di investimenti, di imprenditorialità: perché non fare veramente qualcosa? Perché non progettare inventare stupire? Perché questa sensazione di stagnazione, di testardaggine, nel continuare ad appoggiare progetti fallimentari? Persino il municipio di Berna si è detto contrario alla partecipazione cantonale del suo aeroporto, A questa “manutenzione puramente strutturale”, proponendo uno studio per una trasformazione ecologica: “qualsiasi sostegno pubblico deve andare in questa direzione”.
Infine, non ci dimentichiamo naturalmente dei dipendenti dello scalo. Pochi mesi fa si sono sacrificati sull’altare delle FFS probabilmente 400 posti di lavoro, che “di piatti di lenticchie”, come ho detto prima Boris Binasca, ne dovranno mangiare parecchi. Ma non paragoniamo dipendenti dipendenti ma solo specie che per le officine nessun “barricadero” e si è preso tempo e impegno e si è sentito responsabile…
È evidente che anche nella variante B ci sarebbe una forte soppressione di posti di lavoro (almeno i due terzi). Preoccuparsi dei posti di lavoro significherebbe cominciare a pensare seriamente, qualsiasi sia la variante che verrà approvata, a ricollocare i lavoratori e le lavoratrici. È un lavoro che dovrebbe già essere cominciato da mesi. E invece nulla di tutto questo. Malgrado da parecchie settimane abbiamo depositato una mozione che chiede di istituire con urgenza un gruppo di lavoro che si occupi di questo. Dare seguito alla nostra proposta significherebbe mostrare seriamente di preoccuparsi dei dipendenti e del loro destino occupazionale. Invece la difesa dei posti di lavoro viene brandita come strumento per difendere altri interessi, Che vengono prima di quelli dei salariati dello scalo: interessi, come sempre, di pochi o dei pochi che sperano di guadagnare tanto con il prezioso aiuto del tanto deprecato intervento pubblico. Procrastinare questa agonia fa male a tutti.
Intervento in Gran Consiglio del gruppo Mps-pop-indipendenti