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Le rivelazioni del Blick sul mancato rispetto degli orari di lavoro per i dipendenti e le dipendenti di COOP, ammesse dalla stessa azienda, non sono che l’ennesima dimostrazione di quanto poco siano rispettati in questo paese i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici sui luoghi di lavoro.

Un paese, il nostro, nel quale la legislazione sul lavoro è già di per sé estremamente limitata: la Svizzera, nella classifica internazionale, si piazza ai primi posti tra i paesi più liberali e permissivi in materia di regolamentazione delle condizioni di lavoro.

Ora si scopre che COOP, una delle maggiori imprese del paese nel settore della grande distribuzione e che per di più si picca costantemente di mettere in atto una politica “sociale” e “avanzata” verso i dipendenti (spesso con la colpevole copertura delle organizzazioni sindacali), non rispetta nemmeno la nostra scalcinata e moderata Legge sul Lavoro.

Se le cose stanno così presso COOP, che comunque ha un contratto collettivo di lavoro e che si trova sotto i riflettori del grande pubblico, non osiamo pensare cosa capiti in tutta quella miriade di piccoli e medi negozi del settore della vendita che sfuggono a qualsiasi controllo e che agiscono senza l’attenzione del pubblico e delle autorità.

Le considerazioni per il settore della vendita, rilanciate da questa vicenda, possono essere estese evidentemente ad altri settori professionali: a quello industriale, ma anche a quello dell’artigianato e del settore impiegatizio, altro settore quest’ultimo nel quale vigono condizioni di concorrenza selvaggia.

Per quel che riguarda poi il settore della vendita, non sorprende che ad emergere sia la questione del mancato rispetto degli orari di lavoro. Infatti i diversi processi di liberalizzazione in atto a livello legislativo (prolungamento orari di apertura e statuti speciali come quelli ai quali stiamo assistendo in Ticino) tendono a offrire ai datori di lavoro ampi margini di pressione e i lavoratori e le lavoratrici sono spesso in balìa delle esigenze dei loro datori di lavoro con pochissime possibilità di contrastarli.

Alla base di questa situazione vi sono più elementi.

Da un lato sicuramente l’insufficiente presenza sindacale. Al di là delle giuste contestazioni sugli orari di apertura dei negozi, il movimento sindacale è stato incapace, soprattutto nell’ultimo decennio, di fare progressi significativi (dopo il promettente avvio degli anni ’90) nella presenza organizzata sui luoghi di lavoro, di guadagnare una nuova generazione di militanti in questo settore e quindi di riuscire ad organizzare sui luoghi di lavoro (è questa l’essenza del sindacalismo) la capacità di contrasto dell’iniziativa padronale. E persino sulla questione degli orari di apertura dei negozi in molti cantoni, come il Ticino, ha pure incassato alcune cocenti sconfitte.

Dall’altro ha pesato sicuramente la crescente inadeguatezza dell’ispezione pubblica del lavoro (la struttura che, tra l’altro, deve verificare proprio l’applicazione della Legge sul Lavoro oggetto delle infrazioni di cui si parla a proposito di COOP). Le strutture di controllo sono insufficienti, elevatissimo il rapporto tra numero di addetti e numero di ispettori; a questo si aggiunge un orientamento piuttosto benevolo da parte dei responsabili dell’ispezione del lavoro. In Ticino, ad esempio, l’orientamento dell’Ispettorato del Lavoro mette in secondo piano il controllo e l’ispezione a fini repressivi, privilegiando un supposto lavoro di informazione e prevenzione (il caso COOP dimostra molto bene che i datori di lavoro conoscono le leggi e sono coscienti di violarle).

La conseguenza è l’incapacità dell’Ispettorato del Lavoro di verificare in modo adeguato, continuo e approfondito il rispetto delle disposizioni di legge che interessano il rapporto di lavoro.

Proprio per questo l’MPS ha depositato negli scorsi giorni, a livello cantonale, una nuova iniziativa denominata “Rispetto per i diritti di chi lavora! Combattiamo il dumping salariale e sociale!” che propone, proprio constatando situazioni come quelle rilevate in questi giorni, il potenziamento dell’ispettorato del lavoro, oltre ad altre misure tutte tese a garantire il rispetto dei diritti di chi lavora.

Una vicenda, questa del mancato rispetto degli orari di lavoro presso COOP, che conferma la necessità di agire con urgenza e in modo radicale su questo tema.