Centrale a carbone di Lünen, partecipazione AET, chiusura delle centrali a carbone in Germania: non è ora di fare un po’ di chiarezza? Interpellanza
Pochi giorni fa, Dietmar Spohn, presidente del consiglio di vigilanza della Trianel GmbH e portavoce della direzione della Stadtwerke Bochum, ha dichiarato “Le decisioni del governo federale contraddicono gli orientamenti fin qui seguiti in materia di protezione ambientale e discriminano soprattutto le giovani centrali a carbone, che entro il 2033 non avranno nemmeno recuperato i costi di costruzione. Il progetto presentato crea una disparità di trattamento, inaccettabile, tra il carbone fossile e la lignite. Chiediamo quindi la parità di trattamento per le centrali a carbone, per le quali dovrebbe pure essere pagata una compensazione per la disattivazione. Il regolamento dovrebbe essere modificato in modo tale che, come nel caso della lignite, vengano effettuati adeguati pagamenti compensativi. Infatti, mentre gli operatori della lignite devono essere compensati con circa 4,35 miliardi di euro per la disattivazione delle loro centrali elettriche, che hanno fino a 60 anni, le centrali a carbone dovranno essere ritirate dal mercato senza compensazione a partire dal 2026”.
Tale dichiarazione prende lo spunto dal progetto, finalizzato proprio negli scorsi giorni dal governo tedesco, teso a chiudere tutte le centrali a carbone del paese entro il 2038 (verosimilmente anche prima, dopo la verifica alla fine dei prossimi anni ’20).
Come noto, quella di Lünen, in funzione dal 2013, è una delle centrali elettriche a carbone più moderne ed efficienti d’Europa. 28 aziende municipalizzate e fornitori di energia municipali detengono quote di questa centrale a carbone. È stata progettata per un periodo operativo di 40 anni. Nel 2033, anno nel quale anche questa centrale dovrebbe essere chiusa saranno trascorsi soli 20 anni dalla sua messa in funzione (2013-2033).
Ora, il governo e la direzione di AET hanno sempre sostenuto (in numerosi documenti, dichiarazioni, risposte ad interrogazioni, etc.) che l’investimento nella centrale sarebbe stato redditizio sul lungo termine. Ad esempio, in una risposta ad una interrogazione del 2014, si dichiarava che “Come noto il costo dell’energia prodotto dalla centrale nei suoi primi anni d’esercizio risulterà superiore agli attuali prezzi di mercato, rispettivamente alle previsioni di prezzo. L’investimento nella centrale di Lünen è da considerare sul lungo termine, durante il quale AET beneficerà dell’approvvigionamento a costi di produzione, diversificando la dipendenza dai mercati dell’energia, con una ripartizione dei rischi su diversi vettori energetici”.
Gli aspetti negativi evocati in questa risposta non sembrano essersi attenuati (usiamo il condizionale in mancanza di dati trasparenti e significativi, cioè tali che un cittadino o una cittadina ticinese – indirettamente azionisti di Lünen – possa con facilità verificare).
Nel frattempo cresce nell’opinione pubblica l’idea che il tempo (quello che governo e AET chiamano il “lungo termine”) sia diventato, nell’ambito della discussione climatica, un aspetto decisivo. Oggi non è più accettabile una prospettiva di “lungo termine” che significa, oltre alla continuazione di un investimento fallimentare, la continuazione di una politica di inquinamento da combustibili fossili.
Alla luce di queste considerazioni chiediamo al governo:
1. Quali sono le prospettive della partecipazione di AET alla centrale di Lünen alla luce del recente annuncio del governo tedesco di voler chiudere tutte le centrali a carbone entro la metà degli anni 2038?
2. Il governo è sempre dell’opinione che un investimento in un’energia fossile come il carbone possa continuare ad essere considerato, da un punto di vista della politica ambientale, un investimento “a lungo termine”?
3. L’investimento iniziale di 35 milioni è già stato ridotto a 15 milioni nel bilancio di AET un paio di anni fa prendendo atto dell’evoluzione della situazione di quell’investimento. Né, ci pare di capire da tutto quanto abbiamo potuto leggere, AET sembra aver attenuato le perdite che derivano dal fatto che l’energia proveniente da Lünen è più cara rispetto ai prezzi di mercato praticati da noi. Che comporta ulteriori perdite finanziarie per AET. Qual è oggi, dal punto di vista patrimoniale e del conto di gestione, la reale situazione dell’investimento di AET a Lünen: molti in Ticino se lo chiedono e chiedono risposte chiare dal governo e da AET
4. Se le cose dovessero essere confermate come ipotizziamo nella domanda precedente appare evidente che la possibilità che AET possa in qualche beneficiare positivamente del suo investimento “a lungo termine” non esistono. Non vi sarebbero quindi, oltre alle ragioni ambientali per noi preminenti e urgenti, nemmeno ragioni di tipo finanziario per continuare questo assurdo investimento. Quale è l’opinione del governo a questo proposito? Coincide con quella del CdA di AET? E se così non fosse, come pensa il governo di far coincidere l’interesse aziendale di AET con quelli ambientali e economici dei cittadini e della cittadine di questo Cantone che, per finire, sono i proprietari di AET?
Per il gruppo MPS-POP-Indipendenti
Simona Arigoni, Angelica Lepori, Matteo Pronzini