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Come vi era da attendersi, anche in mancanza di indicazioni precise e vincolanti, molte aziende fanno un po’ come vogliono.

In particolare grandi aziende di settori nei quali si svolgono lavori non urgenti e non necessari dal punto di vista del funzionamento produttivo e sociale continuano, imperterrite, a eseguire i loro lavori.

Citiamo, a titolo di esempio, l’impresa di costruzioni Garzoni, una delle più grandi e importanti del Cantone, che sta continuando la sua attività nella maggior parte dei cantieri. Il piano dei cantieri della, predisposto domenica 15 marzo, ossia il giorno successivo alla decisione del Governo di sospendere tutte le attività private non considerate indispensabili, conferma le sue intenzioni. In maniera arrogante, venerdì sulle onde de Il Quotidiano, il direttore Alessandro Gibelli aveva affermato che la ditta avrebbe continuato a lavorare normalmente, fino a quando era possibile, infischiandosene della lotta contro la propagazione del coronavirus. Il direttore è un “uomo” di parola: praticamente tutti i cantieri Garzoni erano oggi aperti, molti di essi avrebbero dovuto continuare fino a questo mercoledì.

A far indietreggiare la ditta Garzoni e il suo sgherro ci sono voluti gli interventi del sindacato Unia e della polizia, quest’ultima ordinando la chiusura entro le 16.30 del cantiere dove si è svolto l’intervento, quello di Grancia (Pina). Forse la ditta Garzoni ha capito che esistono delle regole minime anche in questo cantone, almeno in situazioni assolutamente eccezionali. Infatti, davanti a questa pressione, la direzione della ditta ha comunicato alla maggior parte dei cantieri ancora operativi di chiudere stasera. È stato necessario un intervento deciso per indietreggiare una ditta diventata, in poco tempo, uno dei peggiori esempi dell’arroganza padronale. Infatti, non contenta del margine di profitto elevato conseguito (si parla di un 15-20% come impresa generale e di un 5% per le opere da capomastro), la famiglia vuole guadagnare sempre di più. Nel 2018 ha licenziato una ventina dei suoi operai. Nel 2019 è stato il turno di un’altra decina. Da inizio gennaio, la ditta sta procedendo mensilmente con il licenziamento di 3-4 operai. Non esita a licenziare persone con 30 anni di anzianità in ditta e lavoratori di età superiore ai 54 anni… Nel suo mirino un abbassamento generalizzato della massa salariale, tramite la sostituzione di personale qualificato con manovali solo sulla carta, in quanto pescati fra tantissimi lavoratori con esperienza forniti dal mercato edili italiano in crisi da tanto tempo. Insomma, una delle migliori ditte dell’edilizia ticinese che si sta trasformando con impressionante velocità in un dei peggiori esempi di sfruttamento brutale nel campo edile.

Non un esempio migliore viene dato dalla Regazzi SA (azienda leader nel settore delle metalcostruzioni). Questa mattina i lavoratori dell’azienda sono stati inviati a cambiare le tapparelle in una scuola media. Lavoro certo pianificato e necessario: ma sicuramente non urgente! Ancora peggio la situazione sul futuro campus universitario USI/SUPSI di Viganello. Qui la ditta Regazzi SA ha mandato in tutta tranquillità una squadra di 5-6 metalcostruttori per montare infissi. Ci diranno che il campus deve essere consegnato a settembre di quest’anno, ma l’azienda di un eminente uomo politico dovrebbe dare l’esempio mostrando che la salute pubblica viene prima della cifra d’affari…

Se nell’edilizia la situazione si sta incanalando verso una chiusura totale – si dovranno tenere d’occhio gli artigiani che cercheranno di accedere comunque ai cantieri -, la situazione nell’industria è invece allucinante. Praticamente tutte le industrie del cantone sono attive e non pensano assolutamente di smettere. Fabbriche che occupano 200, 300, 500 e più operai e operaie non hanno ridotto minimamente la loro produzione, come se nulla fosse, come se fare lavorare centinaia di persone in uno spazio ristretto in tempo di pandemia non costituisca motivo per sospendere l’attività. Si chiudono ristoranti, bar, parrucchieri ma fabbriche come la Zambon, Ferriere Cattaneo, Imeris, Exten, TensolRail,  continuano a realizzare profitti come se nulla fosse. Anzi, alcune si preparano addirittura ad aumentare la produzione. Per esempio, il Gruppo Fabbri, attivo nella produzione e vendita di macchine e film per il confezionamento alimentare, con una fabbrica a Muzzano, ha chiuso il sito produttivo in Italia, concentrando la produzione in Ticino!

A tutto questo va segnalato anche il fatto che alcuni settori della distribuzione non abbiano ancora organizzato né il materiale igienico, né l’organizzazione del flusso dei clienti all’entrata.

Dibattito RSI elezioni Bellinzona annullato

Come avevamo annunciato l’MPS aveva comunicato già venerdì scorso che non avrebbe partecipato al dibattito RSI in vista delle elezioni comunali previsto per stasera, lunedì 16 marzo. Le ragioni ci paiono evidenti. Prendiamo atto con soddisfazione che la RSI ha deciso di annullare questo dibattito.

Bellinzona, 16 marzo 2020