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Ascoltando il PLR (e non solo), da anni sembrerebbe che stiamo affrontando una “esplosione” dei costi della salute. In realtà, negli ultimi anni l’aumento dei costi sanitari è stato in linea con il rincaro generale. Lo confermano i dati relativi al 2023 pubblicati oggi.
Apprendiamo infatti che i costi complessivi della salute sono aumentati del 2,4%, passando da 91,7 a 93,9 miliardi di franchi, mentre nello stesso periodo l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto del 2,1%. Nel 2023, tuttavia, i premi di cassa malati sono aumentati ben oltre: +6,6% a livello nazionale e +9,2% a livello cantonale.
Un’ulteriore conferma che l’“esplosione” riguarda in realtà i premi delle casse malati, non i costi della salute. Negli ultimi tre anni, infatti, i premi sono aumentati di quasi il 20% a livello nazionale e di oltre il 30% in Ticino.
Secondo laRegione, tira aria di maretta tra il CdA di AIL SA e il Comune di Lugano. Il CdA non vedrebbe di buon occhio la presenza del responsabile delle finanze, temendo pressioni per usare i fondi dell’azienda elettrica – ricchissima – a favore delle casse comunali, sempre più vuote.
È una lotta per la “roba”, visto che AIL è un vero e proprio forziere, che custodisce un tesoro da 180 milioni di franchi. La trasformazione, anni fa, in società anonima di diritto privato permette alla società di privilegiare i propri obiettivi finanziari, operando in totale autonomia dalla politica.
E la “sete di denaro” del Municipio? Non è che il sintomo di una politica interamente piegata agli interessi imprenditoriali, il cui prezzo diventa sempre più insostenibile per la collettività.
Una sola certezza: i “cittadini-clienti” di AIL SA continueranno a pagare tariffe elettriche salate per riempire il forziere, indipendentemente da chi, alla fine, ne deterrà le chiavi.
Eravamo abituati ad affrontare le depressioni economiche (terribile quella degli anni ’30) e quelle meteorologiche; ora arriva la depressione calcistica. Un’invenzione firmata dai media zerbini del Lugano Calcio, ovvero il Corriere del Ticino e Teleticino.
Pare che il Lugano sia in crisi depressiva, e questo spiegherebbe i risultati deludenti. È finito il delirio collettivo di qualche mese fa, finiti i cori da santificazione per una squadra “entrata nella storia”, finita l’operazione “esempio vincente” con Croci Torti oratore della cerimonia di inizio anno a Lugano.
Resta solo la depressione, da trattare non si sa se sul piano sportivo o su quello terapeutico con sedute psicanalitiche di gruppo. A meno che non si scopra, ancora una volta, che la colpa è del solito MPS, reo, con il suo referendum sul PSE, di aver “ritardato” il nuovo stadio di calcio che tanto bene farebbe al Lugano e a tutto il calcio mondiale. Vedremo.
Il Municipio di Lugano, sicuramente, avrà un “plan B”: magari Chiesa in campo?
Nella confusa vicenda dei dazi, Trump ha deciso di esentare smartphone, computer e altri dispositivi elettronici dall’aumento del 145%. Una scelta comprensibile, se pensiamo ai suoi maggiori sostenitori, tutti presenti alla sua cerimonia di insediamento. Del resto, l’86% delle consolle da gioco importate negli USA viene dalla Cina, così come il 79% dei monitor, il 73% degli smartphone, il 70% delle batterie agli ioni di litio e il 63% dei computer portatili.
E a chi fa notare che Trump ha imposto dazi anche a Tesla, l’azienda del suo amicone Musk, va ricordato che l’azienda di Musk, per la sua organizzazione produttiva, sarà quella meno penalizzata tra le case automobilistiche americane, ottenendo grazie a questi nuovi dazi persino ulteriori vantaggi competitivi rispetto a Ford e General Motors.
È proprio vero, agli amici non si fa mai pagare dazio!