Oggi la scena dell’attualità cantonale è tutta per il consiglio d’amministrazione della Lugano-Airport SA (LASA). Infatti, si è concluso il primo atto di una farsa che durava da troppo tempo. LASA è stata messa in liquidazione ordinaria, badate bene, non in una procedura di fallimento come avrebbe dovuto essere il caso da ormai dieci anni. Questa scelta, ben orchestrata da una vecchia volpe come l’avv. Emanuele Stauffer (a lungo considerato, non si sa bene su quali basi, come esponente “progressista”), mira evidentemente ad assicurare la continuità nel passaggio dello scalo luganese in mani private.
Questo annuncio merita alcune considerazioni intermedie perché la farsa non è finita, inizia anzi il secondo atto.
I grandi difensori istituzionali dell’aeroporto di Lugano avevano accusato i sostenitori dei referendum di essere gli affossatori di una realtà importante, decisiva per le sorti economiche di questo cantone. Le accuse erano accompagnate da manifestazioni di arroganza. Prendiamo atto che ad affossare l’aeroporto sono ora i grandi difensori dello stesso scalo. Se Cantone e citta di Lugano avessero ancora un filo di onestà intellettuale, dovrebbero almeno spiegare alla popolazione ticinese come mai ora il futuro dell’economia ticinese, in particolare di quella luganese, non è più in discussione. Evidentemente la liquidazione di LASA non dipende dalla crisi economica accelerata dal Covid-19. L’aeroporto di Lugano era già morto almeno dieci anni fa. La verità è che le autorità politiche hanno mentito da sempre sull’importanza economica dello scalo luganese. Non hanno difeso gli interessi pubblici, ma semplicemente interessi particolari, privati. Come dimostra la scelta odierna.
Merita una particolare menzione il consigliere di Stato e avvocato Claudio Zali. L’ex giudice leghista si è particolarmente attivato ad accusare chi chiedeva la chiusura dell’aeroporto come degli irresponsabili pronti a sacrificare ben 74 posti di lavoro, altamente qualificati, quasi tutti a beneficio di residenti. Bene, adesso l’arrogante consigliere di Stato deve spiegare ai 74 lavoratori LASA e a tutto il Ticino come intende continuare a difendere questi posti di lavoro, come intende ricollocare la sessantina di posti di lavoro in esubero. Zali non ha esitato a benedire il licenziamento di 74 lavoratrici e lavoratori cercando di ricattare la popolazione: se passano i referendum sarete responsabili della perdita di questi posti di lavoro. Adesso è chiaro chi sono i responsabili di questi licenziamenti. Ed è anche chiaro chi ha mentito spudoratamente: il consigliere di Stato Claudio Zali.
Veniamo però al secondo atto della farsa. Come avevamo scritto nel mese di ottobre dell’anno scorso, il progetto di privatizzazione dello scalo presentato dalle avvocatesse luganesi Giovanna Masoni e Karin Valenzano Rossi avrebbe finito per imporsi, raggruppando un sostegno politico totale e trasversale. L’annuncio di oggi lo conferma. L’atto secondo è quello della privatizzazione. Ma non si tratta di una “classica” privatizzazione. I privati – un piccolo club di ultra-ricchi proprietari di jet parcheggiati ad Agno – vogliono limitarsi a gestire la futura società che rimpiazzerà LASA, società che si dedicherà solo alle attività redditizie (gestione degli hangar per parcheggiare i jet privati, ecc.). Cantone e città di Lugano non avranno più nulla da dire, relegati in un ruolo decisionale assolutamente subalterno, dovranno solo assumere il finanziamento di tutti i costi. In primo luogo, dovranno liquidare tutti i debiti accumulati da LASA per diversi milioni di franchi, compresi i due soldi del piano sociale con i quali saranno liquidati i lavoratori già licenziati da Zali e compagnia. Successivamente, le autorità pubbliche dovranno continuare ad accollarsi tutti gli investimenti futuri a livello delle strutture aeroportuali necessarie, così come i costi di manutenzione. Infine, è probabile che il comune di Lugano dovrà pure cedere l’affitto dell’aeroporto ad un prezzo simbolico, ossia praticamente gratis. In sostanza, comune di Lugano e Cantone dovranno continuare anche in futuro a innaffiare con soldi pubblici un aeroporto inutile, diventato il giocattolo redditizio di un minuscolo gruppo di ultra-ricchi, dannoso perché continuerebbe a inquinare.
La lotta non è affatto conclusa. L’MPS annuncia già adesso che continuerà la battaglia per la chiusura dell’aeroporto, contro qualsiasi progetto di finanziare con soldi pubblici la gestione privata dello scalo. E lo faremo con ancora più determinazione perché tutto quanto abbiamo denunciato si è trasformato nella più triste realtà. Continueremo a denunciare le menzogne, i giochi d’interesse privati, lo sperpero di denaro pubblico, e questo fino alla chiusura totale dell’aeroporto. Inoltre, chiediamo che il Consiglio di Stato applichi immediatamente le misure presentate dall’MPS nella mozione sul ricollocamento del personale presentata già in settembre, la sola via per difendere veramente gli interessi delle lavoratrici e dei lavoratori usati, licenziati e scaricati da Borradori, Zali e compagnia.
Concludiamo con una richiesta che costituisce un atto d’igiene pubblica. Il vice-presidente del consiglio d’amministrazione di LASA, Filippo Lombardi, dovrebbe essere esautorato dal suo incarico. Ancora due settimane fa parlava pubblicamente dell’utilità dell’aeroporto e dell’andamento positivo registrato nel 2020 (più 40% della cifra d’affari). Come ticinesi siamo abituati a tutto. Ma questo è troppo…