Bollettino MPS – Coronavirus 16 aprile 2020

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Presa di posizione dell’MPS sulle misure annunciate oggi dal Consiglio federale e dal Consiglio di Stato

Potrebbero sembrare contraddittorie le misure annunciate oggi dal Consiglio federale e quelle prese dal Consiglio di Stato, anche se queste ultime relative solo alla prossima settimana; ma non lo sono, nella misura in cui dalle stesse emerge un obiettivo chiaro: tornare a far funzionare il più presto possibile tutto il sistema produttivo. Ancora una volta quindi, priorità alle esigenze economiche e poco importa quali conseguenze possano esserci dal punto di vista della salute dei cittadini e delle cittadine.

Val la pena tuttavia ricordare che queste misure di allentamento si inseriscono, a livello federale perlomeno, in un contesto caratterizzato dal fatto che grande parte del sistema produttivo (in particolare nei settori industriali e dell’edilizia) ha proceduto a ranghi quasi completi; lo stesso è avvenuto per il settore bancario, per il settore sanitario (tranne gli interventi non urgenti) e per un’ampia parte del settore impiegatizio (fiduciarie, etc.). I tre grandi settori ad essere stati bloccati sono quello legato ai servizi personali (parrucchieri, estetisti, etc.), quello della ristorazione e dei piccoli commerci (e dei commerci non alimentari) e quello della formazione. Ora due di questi ultimi settori verranno rimessi in moto tra il 26 aprile e l’11 maggio: per cui rimarrebbe solo il settore della ristorazione e i settori della formazione post-obbligatoria.

Le misure messe in atto di apertura rispondono a diverse esigenze.

In primo luogo la necessità di supportare il sistema produttivo: e non ci si è nascosti nell’affermare che una delle ragioni dell’apertura delle scuole dell’obbligo (quelle nelle quali vi sono bambini e ragazzi che non sempre possono essere accuditi in famiglia) è proprio quella di “liberare” le famiglie dalle necessità di accudimento e poter quindi riprendere a lavorare.

La seconda è di natura più economica: le attività che riprendono corrispondono in buona parte a quelle attività “indipendenti” che il governo federale ha deciso, straordinariamente, di sostenere; ma che non vuole continuare a fare in modo illimitato nel tempo.

Infine la riapertura (a partire dall’11 maggio) di attività commerciali (negozi, etc.) corrisponde alla necessità di rimettere in moto quelle attività complementari (e spesso necessarie dal punto di vista commerciale) alle attività produttive.

Per quel che riguarda il Ticino, le decisioni comunicate oggi dal Consiglio di Stato riguardano per il momento solo il prolungamento – con qualche significativa novità – delle decisioni prese in precedenza e coprono l’arco temporale che va fino alle fine della prossima settimana (26 aprile)

Esse annunciano un allineamento, seppur per il momento moderato, alle decisioni federali, in particolare attraverso ulteriori e decisivi allentamenti delle limitazioni a livello della attività produttive. Da segnalare, in particolare, proprio in questa direzione, la possibilità offerta al settore dell’edilizia di lavorare in cantieri che occupano meno di 10 persone e, nell’industria, di ottenere l’autorizzazione a far lavorare più della metà del personale, anche per aziende che superano i 10 dipendenti.

Si tratta di passi significativi che, unitamente alle misure che verranno prese a livello federale, vanno nella direzione di una robusta ripresa dell’attività lavorativa.

Per quel che riguarda il Ticino la decisione di riaprire le scuole dell’obbligo a partire dall’11 maggio avrà conseguenze pesanti: la dimensione di diverse scuole, la configurazione geografica delle stesse (necessità di trasporti in comune), l’affollamento di diverse sedi, nonché il tipo di strutture logistiche (aule, mense, etc.) sconsigliano fortemente una riapertura. E tutto questo al di là delle possibilità, estremamente aleatorie, del rispetto delle cosiddette norme igieniche e di distanziamento sociale. Per giustificare questa decisione a livello federale si è pronti a sostenere tesi perlomeno ardite: e cioè che i bambini non siano vettori della diffusione del virus. Una tesi che contrasta con quelle che sono state le conclusioni sia dei rilevamenti di tipo epidemiologico in molti paesi che di numerosi studi scientifici.

L’MPS si oppone a questa decisione, invita il governo e i comuni a non metterle in pratica e docenti a rifiutare questo ritorno avventato a scuola.

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I valori del padronato e le cattive abitudini…

L’amico Paolo Gilardi ci ha trasmesso la citazione che riportiamo qui di seguito, tratta da una presa di posizione dal titolo “Verso una strategia di uscita dalla crisi” pubblicata dal Centro Padronale a Losanna il 15 aprile 2020.

Ve lo sopponiamo senza entrare nel merito di un commento dettagliato: la sua lettura è illuminante non solo sulla volontà padronale di tornare al lavoro, ma, soprattutto, sulla volontà di farlo riprendendo sulla base degli stessi paradigmi che ci hanno portato a vivere questa terribile situazione.

Come abbiamo già avuto modo di dire, si sente spesso ripetere (con un’enfasi retorica) la necessità di “ripartire”. La domanda che ci si deve porre è, per noi, semplice: per andare dove? Per ricominciare tutto come prima, sulla base dei valori che qui sotto ci propone il padronato? Sicuramente no. Un altro mondo, costruito su altri valori deve essere la prospettiva che guida la nostra azione.

Dobbiamo evitare che le persone abbiano la tentazione di abituarsi alla situazione attuale o, addirittura, di lasciarsi sedurre dalle sue insidiose apparenze: molto meno traffico sulle strade, un cielo libero dal traffico aereo, meno rumore e confusione, ritorno ad una vita semplice e al commercio locale, la fine della società dei consumi…

Questa percezione romantica è fuorviante, perché il rallentamento della vita sociale ed economica è in realtà molto doloroso per molte persone che non hanno più voglia di sopportare ancora per molto questa forzata esperienza di decrescita.

Il blocco di molte attività economiche, ma anche sociali e politiche, ha permesso di limitare l’epidemia di coronavirus, ma rappresenta anche un enorme costo finanziario e umano. È ora tempo – e il Consiglio federale ne è consapevole – di pianificare un graduale ritorno alla normalità, se necessario mantenendo le misure di igiene e di distanziamento sociale.

La maggior parte delle persone sente il bisogno, ma anche la voglia e la soddisfazione, di lavorare, di creare, di produrre, di scambiare e di consumare. Possiamo farlo in modo più o meno intelligente, e abbiamo il diritto di trarre qualche insegnamento dalla crisi attuale.

Ma è comunque indispensabile che l’attività economica riprenda rapidamente e pienamente i propri diritti.”

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