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L’UBS, il filantropo Ermotti e i dividendi

Negli scorsi giorni i media ticinesi hanno messo in evidenza la “generosità” dell’ex-CEO di UBS, Ermotti, che ha annunciato di aver donato un milione del proprio patrimonio per correre in soccorso delle persone più bisognose in Ticino. La donazione andrà alla fondazione filantropica che Ermotti ha costituito poco tempo fa.

Di fronte a queste cose non possono non venire alla mente le parole di quel grande pensatore che era Paul Lafargue, quando scriveva, che la filantropia consiste nel “Rubare in grande e restituire briciole”.

E di fatti, cosa è un milione per uno come Ermotti? Tecnicamente, visto che il suo ultimo stipendio (2019) era di quasi 13 milioni, corrisponde ad una tredicesima mensilità: cioè è come se avesse rinunciato all’8% del proprio stipendio annuale.

Ricordiamo che tutti i lavoratori e le lavoratrici in questi mesi vedranno comunque diminuito il proprio salario (nel lavoro ridotto, fino al 20%); o, ancora, coloro che sono indipendenti, rischiano di avere ancora più forti diminuzioni. E si tratta di salari normali, spesso bassi, con i quali si arriva a male pena alla fine del mese.

Ma Ermotti, recupererà facilmente anche questo milione. Non sappiamo quante azioni UBS egli possegga oggi. L’ultima notizia ufficiale faceva stato di un suo acquisto di un milione di azioni UBS a fine ottobre 2018. Ebbene, anche se fossero solo queste le azioni in possesso di Ermotti (ma siamo convinti che ne abbia molte di più) basterà il dividendo 2020 che UBS ha deciso di distribuire ai propri azionisti per recuperare questo milione.

Infatti UBS distribuirà 70 cts per azione, confermando un dividendo invariato. E questo malgrado il Consiglio federale, la Banca nazionale svizzera (BNS) e l’Autorità di vigilanza sui mercati finanziari (FINMA) abbiano chiesto alle banche svizzere di valutare con prudenza e attenzione l’attribuzione di dividendi proprio a causa della difficile situazione pandemica nella quale ci troviamo. La FINMA è intervenuta di nuovo per ribadire che i fondi propri liberati grazie alla facilitazioni concesse per via del coronavirus non possono essere distribuiti. E così le banche faranno una montagna di soldi non solo grazie ai tassi negativi con i quali ricevono liquidità che poi prestano alla aziende nel quadro dei progetti promossi dal Consiglio Federale, ma stanno facendo veri e propri atti di furbizia attraverso la distribuzione di dividendi.

L’UBS, a capo della quale vi erano il nostro filantropo fino a pochi mesi fa, ha deciso che verserà agli azionisti (quelli che tra l’altro approfitteranno degli sconti fiscali miliardari decisi con l’approvazione della RFFA) quasi metà dell’utile netto conseguito quest’anno: 1,4 miliardi di dollari per l’esercizio 2019 (UBS dallo scorso anno presenta i propri conti in dollari), su un utile complessivo di 3,3 miliardi.

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Interpellanza al Consiglio di Stato

E’ ancora troppo presto a che il Consiglio di Stato torni alla solita filosofia d’essere forte con i deboli e debole con i forti?

Non passa giorno senza che lo Stato Maggiore di Condotta Cantonale, per bocca del comandante della polizia Matteo Cocchi, del medico cantonale Giorgio Merlani o di rappresentanti del Consiglio di Stato, invitino, giustamente, la popolazione a rimanere a casa.

Tali pressanti inviti partono del presupposto che siamo ancora lontani dal famoso picco dei contagi. D’altronde l’evoluzione quotidiana del numero dei contagi e dei morti non permette altro orientamento.

Nella giornata di ieri Merlani ha affermato che: “Non è però il momento di allentare le restrizioni, è decisamente troppo presto, torno anzi a ribadire per l’ennesima volta l’importanza del rispetto delle stesse. Non possiamo permetterci di avere un effetto boomerang adesso, potrebbe fare molto male al sistema sanitario.”

Gli ha fatto eco il comandante e capo dello SMCC Cocchi: “Dalle segnalazioni ricevute emerge che c’è ancora troppa gente in giro. È probabile che la durata delle restrizioni – combinata a un’evoluzione che sembra rispondere alle misure – possa spingere alcuni a pensare di allentare il proprio rispetto delle regole, ma non è questo il momento per farlo. Mi appello nuovamente alla responsabilità individuale e confido nella saggezza di ognuno per limitare i propri spostamenti al minimo così come i contatti intergenerazionali”.

Contemporaneamente vi è un diffuso sentimento da parte della popolazione che un numero sempre maggiore di aziende abbiano ripreso o stiano per riprendere l’attività anche per attività non socialmente necessarie allo stato attuale, né tantomeno urgenti: dalle tapparelle del consigliere nazionale Fabio Regazzi alle aziende che lavorano l’oro nel Mendrisiotto passando da aziende edili che affermano pubblicamente d’aver ricevuto un permesso grazie alle amicizie con il consigliere di stato Gobbi.

Si tratta, come detto, di un sentimento diffuso, confermato in parte dallo SMCC. A ieri, 1° aprile 2020, sarebbero una quarantina le autorizzazioni. Matteo Cocchi non ha però voluto comunicare quali sono queste ditte, con quali motivazioni lavorano e con quanti dipendenti.

Una mancanza di trasparenza che non trova nessuna giustificazione! In questo contesto difficile dove a tutti i singoli cittadini si chiedono molte rinunce non si capisce perché non si debba indicare in modo preciso e chiaro a quali datori di lavoro e per quale motivo si permette di derogare a queste restrizioni.

Anche perché in questi giorni abbiamo potuto constare che tali deroghe concesse alle aziende rischiano di vanificare gli sforzi di tutte e tutti i cittadini. Lo abbiamo visto sul cantiere del Ceneri dove non si sono rispettate le norme sanitarie, lo abbiamo visto alla Diamond di Losone dove la ditta, non contenta di aver ricevuto un’autorizzazione ad aprire, ha infranto volontariamente i limiti imposti, occupando molte più persone di quelle di cui aveva diritto.

Da ultimo, non possiamo che augurarci che il Consiglio di Stato e lo SMCC abbiano il buon senso di non più concedere, qualora avesse ancora l’ardire di presentare una nuova domanda, alcuna autorizzazione al capo degli industriali nonché parlamentare federale Fabio Regazzi. Come ci hanno insegnato a scuola l’esempio dovrebbe venire dall’alto!

Per queste ragioni chiediamo al CdS:

1.     Di indicare quali sono le aziende che hanno ottenuto un’autorizzazione a lavorare per il periodo dal 30 marzo al 4 aprile.

2.     Di indicarci per ogni ditta il tipo di produzione svolto, le motivazioni, il numero di dipendenti occupati ed i giorni di lavoro.

3.     Come si è proceduto per la verifica che le aziende abbiamo effettivamente lavorato solo per le motivazioni alla base dell’autorizzazione e con unicamente il numero di dipendenti autorizzati?

4.     Se, per il controllo e la verifica, sono state coinvolte le commissioni del personale delle aziende o, dove non ci fossero delle commissioni, direttamente il personale?

5.     Come si è proceduto per la verifica del rispetto delle condizioni sanitarie sui posti di lavoro, nei locali comuni (mense e spogliatoi) e per il tragitto casa-lavoro?

6.     Di confermarci che il capo di AITI e consigliere nazionale PPD Fabio Regazzi non riceverà per la settimana dal 6 al 9 aprile 2020 nessun permesso per produrre un bene non primario come le tapparelle.

Per il Gruppo MPS-POP-Indipendenti

Matteo Pronzini, Simona Arigoni, Angelica Lepori