Da marzo, il rafforzamento della capacità degli ospedali per affrontare il Covid-19 è stato al centro dell’attenzione… e sembra essere unanimemente sostenuto. Ciò non impedisce al Consiglio federale di preparare un nuovo giro di vite nella politica di finanziamento che sta strangolando gli istituti ospedalieri.
– 11 febbraio: l’Organizzazione Mondiale della Sanità designa ufficialmente la malattia causata dal nuovo coronavirus, Covid-19. Wuhan e la regione cinese dell’Hubei vengono sottoposti a una brutale quarantena da ormai tre settimane. L’epidemia si sta diffondendo, soprattutto in Italia, dove il primo caso sarà ufficialmente registrato il 20 febbraio.
– 12 febbraio: il Consiglio federale mette in consultazione la revisione dell’Ordinanza sull’assicurazione malattie (OAMal). Afferma di voler “migliorare la pianificazione ospedaliera“. La modifica più importante proposta con questa revisione è contenuta nell’articolo 59cbis, cpv. 1 lettera b, relativa al finanziamento degli ospedali: “si scelgono come valore di riferimento i costi per singolo caso o giornalieri, corretti per il grado di gravità, del fornitore di prestazioni che in rapporto al numero di fornitori di prestazioni corrisponde al massimo al 25° percentile.” Il rapporto esplicativo mette chiaramente i puntini sulle i: ” Il metro dell’efficienza è stabilito in modo uniforme secondo il metodo del percentile, per cui, in caso di percentile del 25 per cento, il 25 per cento dei costi per singolo caso corretti per il grado di gravità degli ospedali sono al di sotto del valore di riferimento e il 75 per cento al di sopra. “.
Tradotto in termini più chiari: il Consiglio federale vuole introdurre valori di riferimento nazionali per il finanziamento ospedaliero basati sul confronto competitivo tra ospedali (il cosiddetto benchmarking), fissati in modo tale che il livello di rimborso sia sufficiente per il 25% degli ospedali con i costi unitari più bassi e insufficiente per gli altri tre quarti.
L’obiettivo è espresso in modo esplicito: per un” valore di riferimento (benchmark) fissato al 25° percentile invece che al 40° percentile, bisogna supporre una diminuzione dei costi per l’AOMS attorno ai 200 fino ai 250 milioni di franchi” per l’anno tariffario 2019
Poiché i Cantoni devono assumere almeno il 55% dei costi fatturati dagli ospedali, ciò significa una riduzione delle entrate per gli ospedali di almeno 500-600 milioni di franchi. L’associazione mantello degli ospedali H+, che si oppone a questa revisione, calcola questa perdita in 670 milioni di franchi.
Riassumiamo. La crisi sanitaria del Covid-19 ha messo in evidenza il fatto che gli ospedali hanno risorse estremamente limitate, in termini di posti letto e, ancor più, in termini di personale. Non è una situazione che si è creata per caso: è la conseguenza dei nuovi metodi di finanziamento ospedaliero (DRG) entrati in vigore nel 2012. Un sistema organizzato come una camicia di forza finanziaria, che si restringe gradualmente, costringendo gli ospedali a diventare sempre più “efficienti” o…a scomparire. Tutto questo in nome della cosiddetta lotta all’”esplosione dei costi sanitari“.
Di conseguenza, il numero di posti letto diminuisce, la durata delle permanenze in ospedale si riduce, il personale viene pianificato ai livelli minimi necessari, il carico di lavoro del personale aumenta; i processi produttivi industriali, quelli organizzati per non “sprecare” nemmeno un minuto, diventano il modello per la pianificazione dei percorsi di cura dei pazienti.
Tutto questo ha un impatto negativo sul personale: tra il 2012 e il 2017, la percentuale di persone che lavorano nel settore della sanità sociale e che si sentono in parte o del tutto stressate è passata dal 18% al 23%, l’aumento più significativo tra tutti i settori in Svizzera, secondo i risultati dell’Indagine sulla salute svizzera (ISS) pubblicata dall’Ufficio federale di statistica (UST). Le testimonianze dirette del personale confermano questa situazione di sovraccarico cronico, mancanza di tempo per una presa a carico adeguata dei pazienti e sfinimento dilagante.
Ma il Consiglio federale non si fermerà qui: Covid-19 o no, per il governo è giunto il momento di stringere ulteriormente la presa che sta strangolando gli ospedali, esaurisce il personale di cura e minaccia la qualità delle cure. (6 aprile 2020)
*articolo apparso sul sito www.alencontre.org. La traduzione in italiano è stata curata dal segretariato dell’MPS