Tempo di lettura: 4 minuti

Abbiamo commentato qualche giorno fa il gesto filantropico nei confronti del Ticino del CEO di UBS Ermotti e di altri che, come lui, donano briciole per far dimenticare quante pagnotte di pane, montagne di pane, hanno rubato, ricordando una citazione del vecchio Lafargue quando scriveva che la filantropia consiste nel “Rubare in grande e restituire briciole”. Qui di seguito un articolo sui filantropi in Italia.(Red)

Giorni e settimane difficili.

Ma a tenerci su non mancano squarci sublimi (canti patriottici, tricolori alle finestre, piuttosto pochi, comunque; radio Maria e radio Radicale che si abbracciano in nome della lotta al coronavirus…) e altri spettacoli edificanti per adulti e piccini.
Il più edificante, forse, sono le donazioni dei “grandi mecenati” così spontanee e disinteressate da essere strombazzate su tutti “grandi” giornali sempre pronti a megafonare la voce del padrone.

Il clan Agnelli (Exor, utile netto 2018, 5,4 miliardi), i massimi profittatori degli “aiuti” di stato da oltre un secolo, 10 milioni. Berluska, un nome una garanzia, (patrimonio personale, 5,5 miliardi), 10 milioni. Armani, uno dei 5 capitalisti più ricchi d’Italia, 1 milione e 250. Benetton (Holding Edizione, 12 miliardi di fatturato), i mecenati del ponte di Genova, 3 milioni. Donatella Versace 200.000 (pochini ma, poverella, capitela, aveva appena sborsato 5 milioni per Villa Mondadori sul lago Maggiore). Lavazza, 10 milioni “a disposizione” (chi sa cosa significa). Barilla, 2 milioni. Dolce&Gabbana (“una importante donazione”, ah, beh…). Caltagirone, quello che la-speculazione-edilizia-ce-l’ho-nel-‘sangue’-e-non-posso-farci-niente, 1 milione. E Allianz, Sapio, Fondazione Invernizzi, Selex, Snam, Azimuth, Recordati, Vodafone, Fastweb (micragnosi: 100.000), Technogym, Campari … E poi la famiglia Doris (Mediolanum, 2,2 miliardi di patrimonio personale netto del capostipite), che “ha staccato un assegno da 100.000 euro al Sacco di Milano”.

Per non dire degli usurai legalizzati, le grandi banche, che si stanno facendo propaganda con formule tutte da interpretare come le loro proposte leonine di mutuo: Intesa Sanpaolo “pronta a donare (ossia?) 100 milioni e a erogare (leggi: prestare ad interesse) fino a 5 miliardi alle famiglie e alle imprese”. Unicredit “ha messo sul piatto 2 milioni”. Generali, che ha chiuso il 2019 con un utile di 2,4 miliardi, “mette a disposizione” (cioè?) fino a 100 milioni per “finanziare” (cioè?) le priorità fissate dalla Protezione civile. Reale Mutua, 5 milioni con tanto di marketing promozionale a giochi linguistici: “Donare oggi è il più Reale degli abbracci”. E per chiudere in bellezza uno stornello strappalacrime dello scrittore Doninelli che decanta “il cuore dei grandi lombardi”, dotati di “una fiducia nativa nella bontà della realtà, nella sua positività, una fiducia che rende più facile il rischio, dissipa le illusioni ma infonde coraggio nel dolore e nei rovesci…”.

Manco il tempo di asciugarci le lacrime, e si è aggiunto alla schiera anche “il signor 10%”, al secolo Luca di Montezemolo, ex-presidente di Fiat, Ferrari, Confindustria e ora presidente di Italo (con benefici di ogni tipo dallo stato), denominato così per la sua struggente passione per le mazzette al 10% di ogni affare concluso dalle imprese da lui dirette. È arrivato per dire: è un momento difficile, chi ha di più, deve mostrarsi generoso verso chi non arriva alla fine del mese. No. Non è possibile! Questa goccia ha fatto traboccare il vaso. E ci ha costretti a scrivere due righe: quando è troppo, è troppo.
Due righe per una constatazione quasi banale – ma forse è il caso di ripetersi.

Per decenni l’aristocrazia del capitale italiano (e non solo: poteva mancare Soros, quello che nel 1992, in un solo giorno, ci sfilò dalle tasche 1.000 miliardi delle vecchie lire?) che per decenni ha richiesto, pressato, ricattato, comandato ai governi italiani di centro destra sinistra, e alle “libere e democratiche” istituzioni europee, di tagliare, tagliare, tagliare i costi “esorbitanti” della sanità pubblica per spostare fiumi di risorse alle strutture sanitarie private (molte di proprietà ecclesiastica) e ad altri capitoli di spesa (la spesa militare e per la repressione, ad esempio), questa stessa aristocrazia del denaro si presenta ora come benefattrice. In particolare proprio nella regione Lombardia, che è oggi allo stremo per aver applicato con Formigoni, Maroni e Fontana le politiche demolitrici dettate dagli interessi dei suddetti benefattori. Che a noi risultano più ributtanti quando si atteggiano a donatori gettando “alla plebe” qualche spicciolo, che quando svolgono con cinismo la loro attività professionale: rubare, rubare, rubare, rubare, rubare tempo di lavoro e di vita, anni e possibilità di vita, ai propri e altrui lavoratori (e clienti). O quando, insieme con le loro associazioni (Confindustria, Abi), esigono, per via del loro grandissimo cuore, che gli operai “lombardi” continuino a lavorare nelle loro fabbriche e imprese, costi quel che costi. Anche la vita. La vita degli operai, s’intende.

Questa aristocrazia è la stessa che, con le voci dei ventriloqui al suo servizio, ora ingiunge al governo: mai la patrimoniale! Bisogna, invece, fare altro, e tanto, debito di stato, magari a tasso di interesse ‘modesto’ ma che sia tale comunque da motivarci. In tal caso ‘mobiliteremo’ il ‘nostro risparmio’. Ma vogliamo subito, prima, misure a nostro immediato guadagno: tagliare, tagliare, tagliare le tasse sul capitale. Ossia: ingigantire ulteriormente il debito di stato per arrivare a demolire – in nome del suo ripagamento – quel che resta del welfare.

L’immarcescibile Cavaliere è per uno “shock fiscale con la flat tax al 15%”. Il presidente di Confetra, Nicolini, pretende il taglio secco del 40% del cuneo fiscale a favore delle imprese e presenta un conto di 9 miliardi solo per il suo settore (notate che il “dare” di costoro, quando grandeggiano, è in milioni, ma l’arraffare è sempre in miliardi). Salvini, portavoce dei piccoli e medi padroni, dei piccoli e grandi evasori, reclama un’altra pace fiscale tombale. I padroni lombardi, sono per la costituzione di una grande zona speciale tax-free, ossia esentasse (sui profitti), per la città di Milano…

Benefattori? Sanguisughe, come sempre e più di sempre!

*articolo apparso sul sito https://pungolorosso.wordpress.com il 1° aprile 2020

Print Friendly, PDF & Email