Da decenni Noam Chomsky è uno dei principali intellettuali di rottura. I suoi libri e discorsi hanno contribuito a spiegare come un mondo gestito da multinazionali e miliardari abbia portato a guerre senza fine e cambiamenti climatici catastrofici. Ora contribuisce a spiegare in che modo aziende e miliardari perseguendo politiche selvagge che li arricchiscono a spese di tutti gli altri stiano amplificando gli effetti della pandemia di Coronavirus. CHRIS BROOKS ha intervistato il professor Chomsky il 10 aprile per saperne di più su come siamo entrati in questo momento e su cosa ci vorrà per uscirne*.
Volevo iniziare ragionando con te della fase senza precedenti che viviamo. Siamo ovviamente nel mezzo di una pandemia e di una recessione globale e in questo momento milioni di persone negli Stati uniti si sono trovate senza lavoro né garanzie, mentre il nostro sistema sanitario è sovraccarico e privo della quantità minima necessaria di posti letti in ospedale oltre che di ventilatori e dispositivi di protezione individuale (Dpi). Basterebbe questa domanda a esaurire il tempo a nostra disposizione, ma a grandi linee, potresti aiutarci a capire il momento in cui ci troviamo e le scelte politiche che ci hanno portato fin qui?
Prima di tutto, dovremmo avere chiaro che se non affrontiamo le radici di questa pandemia, la pandemia tornerà probabilmente in forma peggiore, semplicemente a causa delle manipolazioni del sistema capitalista che, per il proprio vantaggio, stanno creando circostanze peggiori. Possiamo vedere questo processo nei provvedimenti di stimolo all’economia, tra molte altre cose.
In secondo luogo, il riscaldamento globale sta avanzando e pagheremo costi elevati a causa del fatto che questa venga messa da parte. Non ci riprenderemo dal continuo scioglimento delle calotte polari. E se vuoi capire come il capitale contemporaneo si sta occupando di tutto ciò, dai un’occhiata alla legge di bilancio di Donald Trump. È vero che si tratta di una forma estrema e patologica dei normali sistemi capitalistici e che forse non è giusto usarla come esempio, ma è quello che ci troviamo a vivere. Lo scorso 10 febbraio, mentre l’epidemia infuriava e peggiorava, Trump ha tirato fuori le sue proposte di bilancio. Di che si trattava? Primo punto: continuare a devastare qualsiasi parvenza di sanità pubblica. Nel corso del suo mandato ha ridotto i fondi a tutto ciò che non avvantaggi la ricchezza dei privati e il potere aziendale. Tutto ciò che riguarda la salute pubblica è stato definanziato. Ha smantellato progetti e iniziative di ogni genere.
Continuiamo col 10 febbraio. Sono stati definanziati i Centri per il controllo delle malattie (Cdc) e altre funzioni dell’amministrazione legate alla salute. Ma ci sono stati anche aumenti compensativi del bilancio: più sussidi per l’industria dei combustibili fossili. Quindi, non solo uccidiamo quante più persone possibile ora, ma proviamo a distruggere tutta la società. Il significato di tutto ciò è questo, praticamente. Naturalmente, sono cresciuti gli stanziamenti per le industrie militari e per il famigerato muro lungo la frontiera col Messico.
Entrambe le cose evidenziano in modo molto cristallino il tasso di criminalità che è prima di tutto endemico ma che è anche amplificato da una Casa Bianca sociopatica. Tuttavia, è chiaro che anche lo stesso Trump non possa essere incolpato di tutto questo. Tornare indietro aiuta a ragionare.
Dopo l’epidemia di Sars nel 2003, anch’essa un Coronavirus, gli scienziati avevano ben compreso che altre recidive in qualche forma di Coronavirus stavano per arrivare, probabilmente più gravi. Bene, questa consapevolezza non è bastata. Qualcuno doveva cogliere la palla al balzo per dare seguito a quella intuizione. C’erano due possibilità. Una è rappresentata dalle compagnie farmaceutiche, che però seguono la normale logica capitalista: «Fai ciò che domani creerà profitto. Non ti preoccupare del fatto che tra un paio d’anni tutto crollerà. Non è un problema tuo». Per questo le compagnie farmaceutiche essenzialmente non hanno fatto nulla. C’erano cose che potevano essere fatte. Circolavano molte informazioni. Gli scienziati sapevano cosa fare. Ci si sarebbe potuti preparare. Qualcuno doveva pagare per questo, non le compagnie farmaceutiche. In un mondo razionale, persino in un mondo capitalista prima di Ronald Reagan, il governo avrebbe potuto intervenire e farlo.
La poliomelite è stata sradicata proprio in questo modo, attraverso un programma messo in piedi e finanziato dal governo. Quando Jonas Salk ha scoperto il vaccino, ha preteso che non fosse coperto da brevetti. Ha detto: «Deve essere un bene comune, come il sole». Era ancora capitalismo, ma era un capitalismo disciplinato. Tutto ciò è finito all’improvviso con Ronald Reagan. Il governo diventa il problema, non la soluzione. Legalizziamo i paradisi fiscali. Legalizziamo i buy-back [riacquisti di azioni proprie ai fini speculativi, Ndt] al costo di decine di trilioni di dollari sotto forma di rapina per le casse pubbliche.
Il governo è la soluzione solo quando il settore privato è in difficoltà, questo è evidente. Ma quando l’interesse pubblico ha bisogno di qualcosa, il governo non è la risposta. Quindi, tornando al 2003, il governo non è stato in grado di intervenire. In realtà, ha fatto un piccolo passo in avanti ed è molto rivelatore vedere cosa ha comportato. Obama, dopo la crisi dell’Ebola, ha riconosciuto che c’erano dei problemi. Bisognava fare qualcosa. Obama ha fatto diverse cose. Intanto, ha cercato di trovare dei ventilatori. I ventilatori sono il grande collo di bottiglia nel sistema in questo momento. È ciò che costringe gli infermieri a decidere chi uccidere domani. Non ce ne sono abbastanza, ma l’amministrazione Obama ha stipulato un contratto per lo sviluppo di ventilatori di alta qualità a basso costo. La società è stata rapidamente acquistata da una più grande che ha messo da parte il progetto – era in competizione con i propri costosi ventilatori – e poi si è rivolta al governo e ha detto che volevano recedere dal contratto, perché non era abbastanza redditizio.
Questo è capitalismo selvaggio. Non solo capitalismo, ma capitalismo neoliberista. La situazione peggiora. A gennaio e febbraio di quest’anno, i servizi segreti statunitensi bussavano alla porta della Casa Bianca dicendo: «Ehi, c’è una vera crisi. Fate qualcosa». Impossibile. In verità l’amministrazione Trump stava facendo qualcosa, ovvero esportando ventilatori in Cina e in altri paesi per migliorare il bilancio commerciale. È andato avanti così fino a marzo.
Ora gli stessi produttori e compagnie di navigazione che li stavano spedendo li stanno riportando indietro: doppio profitto. Questo è ciò con cui conviviamo. E potrebbe proseguire tranquillamente. Quindi, se si guarda al passato, alla base di tutto questo c’è il colossale fallimento del mercato. I mercati semplicemente non funzionano. Possono funzionare a volte per vendere scarpe, ma se succede qualcosa di significativo non sono affari loro. Devi operare come hanno sottolineato Milton Friedman e altri: solo per avidità. Fai cose per il tuo benessere, per la tua ricchezza, nient’altro. Il disastro è compreso nel prezzo. Nel passato ci sono tanti esempi di questo tipo, non devo riesaminarli. Tutto parte con il fallimento del mercato. Poi arriva il colpo di grazia del capitalismo selvaggio, il neoliberismo, che da oltre quarant’anni subiamo in tutto il mondo e il cui effetto va oltre il caso dei ventilatori.
Gli ospedali negli Stati uniti devono essere gestiti seguendo modelli di business. Quindi nessuna risorsa può restare inutilizzata. Cosa che non funziona nemmeno in tempi normali. Molte persone, incluso me, possono testimoniare che questo accade nei migliori ospedali. Ciò nonostante in qualche modo funzionano. Tuttavia, se qualcosa va storto, sei perduto. Buona fortuna. Forse questo modello può funzionare per la produzione automobilistica. Ma non per l’assistenza sanitaria. Il nostro sistema sanitario è uno scandalo internazionale. Ma è il fatto che segua la logica del business, ovviamente, che lo rende un vero e proprio disastro incorporato.
Sono successe altre cose, che appaiono troppo surreali per essere discusse. Usaid [l’agenzia degli Stati uniti per lo sviluppo Internazionale, fondata nel 1961 sotto la presidenza Kennedy, doveva occuparsi anche di la lotta alla povertà globale, Ndt] aveva un programma in grado di rilevare i virus presenti negli animali che stanno entrando in stretto contatto con gli umani a causa della distruzione dell’habitat e del riscaldamento globale. Stavano identificando migliaia di potenziali virus, lavorando anche in Cina. Trump ha chiuso il progetto. Lo aveva finanziato di nuovo, ma poi con tempismo perfetto lo ha chiuso in ottobre.
Potrei andare avanti all’infinito. L’immagine che ne ricavi è questa. Alla Casa Bianca una banda di sadici sociopatici ha intensificato i danni gravi causati in precedenza dal mercato. E ora sta proseguendo. I ricchi non stanno aspettando di vedere come costruire il mondo di domani. Ci stanno lavorando proprio ora, assicurandosi che venga fuori come piace a loro. Ulteriori sussidi ai combustibili fossili, distruzione delle normative Epa che potrebbero salvare le persone ma colpire i profitti, tutto ciò sta accadendo proprio di fronte ai nostri occhi e la domanda è: ci saranno delle contromisure? Altrimenti…
Prima di passare al ruolo dei movimenti sociali, volevo tornare ai fallimenti del mercato e a come sembra si stiano combinando anche con l’eredità del razzismo istituzionale negli Stati uniti: penso all’impatto enorme che il Coronavirus sta avendo nelle comunità nere. Che ne pensi?
Possiamo comprendere questo processo risalendo a quattro secoli fa, quando furono portati in America i primi schiavi. Non voglio percorrere l’intera storia, ma il sistema schiavistico più perverso della storia umana è alla base di gran parte della prosperità degli Stati uniti.
Il cotone era il petrolio dei secoli diciottesimo e diciannovesimo. Dovevi avere cotone a buon prezzo. Non lo ottenevi seguendo le regole che ti insegnano nei dipartimento di economia ma dalla brutale schiavitù. Ciò ha posto le basi per l’industria manifatturiera, tessile, finanziaria, commerciale, al dettaglio, ovviamente, che è andata avanti per gran parte del diciannovesimo secolo. Infine la schiavitù è stata formalmente abolita per circa dieci anni durante il periodo della Ricostruzione, ma un accordo con il Sud ha consentito che le cose potessero continuare esattamente come prima. Successivamentw, come ricostruisce uno dei migliori libri sull’argomento che si intitola Slavery by Another Name, arrivarono le misure prese essenzialmente per criminalizzare la popolazione nera. Il ragazzo nero che stava all’angolo di una strada, veniva multato per vagabondaggio. Non poteva pagare la multa. E quindi finiva con la catena al piede.
Il risultato finale di questo processo fu la grande rivoluzione manifatturiera della fine del diciannovesimo secolo e dell’inizio del ventesimo secolo, in gran parte costruita su quella che non fu chiamata schiavitù ma che era la proprietà della popolazione nera da parte dello Stato. Era molto meglio della schiavitù. Se hai schiavi, almeno devi farli sopravvivere. Bene, se li metti in prigione, è il governo che deve preoccuparsi di mantenerli. Li prendi quando ne hai bisogno e non hai problemi di mancanza di disciplina o proteste e cose del genere. Questo sistema è andato avanti fino alla Seconda guerra mondiale. A quel punto c’erano posti di lavoro. Le persone dovevano lavorare.
Poi arrivarono nuove forme di schiavitù imposta. Così fino alla fine degli anni Sessanta, le leggi federali sull’edilizia abitativa richiedevano la segregazione. Negli anni Cinquanta c’erano molte case popolari: a cominciare da Levittown [così sì chiamavano ad esempio i sette grandi complessi residenziali suburbani creati da William Levitt e costruiti dopo la Seconda guerra mondiale, Ndt], ma erano per i bianchi, niente neri. I senatori liberal sostennero il progetto, con repulsione, ma approvarono tutto perché non c’era altro modo per far passare le case popolari.
Gli Stati uniti ancora negli anni Sessanta avevano leggi anti-meticciato così severe che i nazisti si erano rifiutati di utilizzarle. Quindi presero altre forme. La Corte Suprema essenzialmente ha fatto ciò che il governo aveva fatto alla fine della ricostruzione, ha detto agli Stati del sud che potevano fare ciò che volevano. Hanno eliminato la legge sul diritto di voto. Lo abbiamo appena visto pochi giorni fa in Wisconsin. Incredibile. Se vuoi vedere come si schiaccia la democrazia, dai un’occhiata a quello che è successo qualche giorno fa in Wisconsin. Il governatore democratico voleva dilazionare le primarie e dare una proroga per il voto degli assenti. Voglio dire, una cosa di buon senso. Ci troviamo in una legislatura dominata da repubblicani con una minoranza di voti, ma le manipolazioni gli hanno dato la maggioranza dei seggi. Hanno convocato una seduta, non penso che i repubblicani si siano neanche presi la briga di presentarsi. Il capogruppo di maggioranza ha semplicemente convocato la seduta e poi l’ha chiusa. Non ha preso neanche in considerazione la proposta del governatore, sostenuta dalla Corte Suprema.
Tutto ciò è stato progettato per garantire che gli elettori delle minoranze povere, le persone che non risultano nei sondaggi – principalmente democratici – non possano votare. I ricchi, la base tradizionale di quelli che hanno creato tutto ciò, votano. È un sistema aperto, nemmeno nascosto, per cercare di garantire che, indipendentemente da ciò che i cittadini vogliono, le politiche più reazionarie vengano costantemente mantenute. [Il leader della maggioranza al senato] Mitch McConnell è il genio malvagio che sta dietro tutto questo. Lo sta facendo magnificamente. Si sono assicurati che la magistratura sia piena di giovani giudici ultra-reazionari, per lo più non qualificati. Ciò garantisce che qualunque cosa il paese desideri in futuro, saranno in grado di fermarlo. Come nel caso della Corte suprema condotta da John Roberts, la maggioranza è in grado di farlo ancora adesso. I repubblicani sanno di essere un partito di minoranza. Non c’è modo di ottenere voti sui loro programmi attuali. Ecco perché devono fare appello alle cosiddette questioni culturali – diritto alle armi, aborto e così via – non alle loro politiche effettive, che riempiono le tasche dei ricchi. Questa è la vera politica. Trump è un genio in questo; va ammirato. Con una mano dice: «Sono il tuo salvatore, sto lavorando per il povero lavoratore». Con l’altra lo sta pugnalando alla schiena. È impressionante. È sicuramente il truffatore di maggior successo nella storia statunitense di sempre.
Presumo che prima o poi cadrà, ma finora si regge in piedi. Stanno cercando di smantellare qualsiasi elemento di democrazia ci sia. Ci sono modelli altrove, Orbán in Ungheria sta facendo la stessa cosa. In effetti, e la cosa contiene elementi interessanti, è difficile identificare una strategia geopolitica coerente dal caos alla Casa Bianca. Ma ce n’è uno che emerge con notevole chiarezza: formare un internazionale degli Stati più reazionari del mondo, e lasciare che sia la base per il potere degli Stati uniti.
Ancora, Al-Sisi, il peggior tiranno nella storia dell’Egitto, i dittatori della dinastia in Arabia Saudita, in particolare Mbs [il principe ereditario Mohammad Bin Salman Al Saud], il più grande assassino. Israele, che sta andando a destra, è ora al centro di tutto ciò. Le relazioni tacite precedenti tra Israele e gli Stati arabi stanno diventando aperte. Ciò che sta facendo Modi in India è semplicemente indicibile. Ha dato quattro ore di preavviso per il blocco totale. La maggior parte della popolazione in India è costituita da lavoratori informali. Non hanno nessun posto dove andare. Non possono stare a casa. Non c’è una casa dove stare per loro. Quindi, si sono messi in marcia a piedi sulle autostrade, forse a miglia di distanza dal loro villaggio da qualche parte, morendo lungo la strada. È impossibile immaginare cosa stia accadendo. Ma dal momento che sono per lo più poveri e molti di loro sono musulmani, a chi importa? Per questo sono una componente importante di questa internazionale reazionaria. Bravi ragazzi come Orbán in Ungheria e simili. Li adorano.
Salvini in Italia è uno dei peggiori gangster in circolazione. Nell’emisfero occidentale il principale rappresentante è Bolsonaro in Brasile, che se la batte con Trump per chi sia il peggior criminale del mondo. Trump può facilmente batterlo a causa del potere degli Stati uniti, ma le politiche non sono molto diverse e ciò sta danneggiando non solo il Brasile ma il mondo intero. Le previsioni attuali su riviste scientifiche indicano che in circa quindici anni l’Amazzonia passerà dall’essere un produttore di ossigeno a diventare un emettitore di anidride carbonica. Questo è un disastro, ed è il risultato delle regalìe di Bolsonaro alle industrie minerarie e agroalimentari. Cercano di creare il mondo a venire. Stanno lavorando sodo. Lo fanno sempre. La loro incessante e costante guerra di classe non si ferma mai e se gli sarà permesso di vincere, siamo fritti.
A proposito, hai detto che è davvero utile leggere la stampa economica perché spesso sono molto sinceri su cosa pensano del mondo e cosa stanno facendo, quali sono i loro piani e schemi. Dal nostro punto di vista, stanno accadendo molte cose negli Stati uniti in questo momento. Si sciopera in molte località. I lavoratori si stanno organizzando in risposta al Coronavirus e sono incoraggiati a lavorare in condizioni non sicure. I datori di lavoro ne stanno parlando e ne sono preoccupati?
Oh, ragazzi, certo che lo sono. Come sapete, ogni gennaio, quei tipi che modestamente si definiscono i «dominatori dell’universo» si riuniscono a Davos, in Svizzera, per andare a sciare, parlare di quanto sono meravigliosi, e così via e così via. L’incontro di questo gennaio è stato molto interessante. Vedono che i contadini stanno arrivando con i forconi e sono preoccupati. Quindi, c’è una svolta. Il tema dell’incontro è stato: «Sì, abbiamo fatto cose cattive in passato. Adesso lo capiamo. Ora stiamo aprendo una nuova era nel capitalismo, una nuova era in cui non ci occupiamo solo degli azionisti, ma degli operai e della popolazione e siamo così bravi ragazzi, così umanisti che puoi affidarti a noi. Faremo in modo che tutto vada bene». È stato abbastanza interessante vedere cosa è successo. C’erano due relatori principali. Dovrebbe accadere in ogni aula delle scuole del paese. Trump, ovviamente, ha tenuto il discorso di apertura. Greta Thunberg ha tenuto l’altro discorso. Il contrasto è stato fantastico. Il primo discorso era di un buffone, che urla tutta la sua avidità e pronuncia un numero di bugie incalcolabile. Il secondo discorso veniva da una ragazza di diciassette anni che dà tranquillamente una descrizione concreta e accurata di ciò che sta accadendo nel mondo e guarda queste persone in faccia e gli dice: «State distruggendo le nostre vite». Naturalmente, tutti applaudono educatamente. Bella bambina. Torna a scuola.
La reazione a Trump è stata particolarmente interessante. Lui non piace. La sua volgarità e crudezza macchia l’immagine di sé stessi che stanno cercando di proiettare come umanisti. Eppure lo adorano. Gli hanno fatto un applauso positivo e non hanno potuto smettere di fare il tifo. Perché capiscono qualcosa: questo ragazzo, non importa quanto volgare, sa benissimo quali tasche riempire e come riempirle. Quindi, può essere un buffone. Tollereremo le sue buffonate finché continuerà con le politiche che contano. Questi sono gli uomini di Davos.
Non si sono preoccupati del fatto che questa canzoncina l’avevamo già sentita. Negli anni Cinquanta si chiamavano le aziende con l’anima. Le corporation sono diventate piene di sentimento. Ora traboccano di gentilezza per i lavoratori e tutti gli altri. È una nuova era. Bene, abbiamo avuto modo di vedere quanto fossero pieni di sentimento e andranno avanti.
Quindi, o cadiamo nell’inganno e lasciamo che tutto continui, oppure possiamo lottare e creare un mondo diverso. Quella che si presenta adesso è un’ottima opportunità. Gli scioperi che hai citato, le proteste in tutto il mondo. Ci sono gruppi di mutuo soccorso della comunità che si formano nei quartieri poveri, o persone che si aiutano a vicenda cercano di fare qualcosa per gli anziani che sono rinchiusi. Alcuni sono straordinari.
Prendi il Brasile, dove il presidente è aberrante. Per lui, l’intera pandemia è solo un raffreddore. I brasiliani sono immuni ai virus. «Siamo persone speciali» e così via. Il governo non sta facendo nulla. Alcuni governatori ci provano, ma non il governo federale. Avranno la peggio i bassifondi, le aree povere, le zone indigene. Nelle peggiori baraccopoli come le favelas di Rio, lavarti le mani ogni due ore è un po’ difficile quando non hai acqua, o stare a distanza quando vivi stipato in una stanza. Ma c’è un gruppo che è venuto e ha cercato di imporre alcuni standard ragionevoli il più possibile in queste condizioni orribili. Chi? Le bande criminali che hanno terrorizzato le favelas. Sono così potenti che la polizia ha paura di entrare. Si sono organizzati per cercare di affrontare la crisi sanitaria.
Tutto questo ci dice qualcosa, proprio come ce lo mostrano le infermiere in prima linea. Ci sono risorse umane e possono venire fuori in alcuni dei luoghi più inaspettati. Non dal settore aziendale, non dai ricchi, non dalle multinazionali piene di sentimento. Certamente non dai governi, in particolare quelli patologici come questo. Altri stanno facendo meglio. La speranza è l’azione dal basso.
Bernie Sanders, quando ha tenuto il suo discorso di ritiro, ha sottolineato questo. Ha detto che la campagna elettorale finisce, ma il movimento no. Spetta in particolare ai suoi giovani sostenitori mettere un po’ di carne al fuoco. Qualunque cosa accada. Se Trump viene rieletto, è una vera tragedia. Se Biden viene eletto, non sarà meraviglioso. Ma in entrambi i casi dovremo fare tutto ciò che possiamo fare in prima persona.
Pensi che la maggior parte delle persone emergerà dalle proprie case dopo che la quarantena sarà finita con le stesse opinioni politiche di prima?
Vedremo. È certamente il momento di riflettere sulle cose di cui stavamo parlando. Perché siamo in questa situazione? Ciò di cui stiamo parlando non sta nel profondo. È in superficie. Non è fisica quantistica. Pensaci un po’. È ovvio. Quindi forse le persone cambieranno le proprie opinioni o magari rimarranno incantati dal truffatore in carica. Ricevo lettere da poveri lavoratori, che dicono: «Maledetti liberal, state portando tutti gli immigrati a rubare il nostro lavoro e Trump ci sta salvando». Forse è possibile arrivare a loro, ma non è facile.
Questi ragazzi sono sintonizzati su Fox News tutto il giorno. Questa è la cassa di risonanza. Se guardassi tutto questo dallo spazio e non vivessi la tragedia direttamente, penserei: che sta succedendo? Questo maniaco alla Casa Bianca esce e dice quello che dice, e il contrario il giorno successivo. E tutto viene ripetuto con fervore dagli amplificatori della Fox. Ma nella realtà guardi Fox News ogni mattina, è la tua fonte di notizie e informazioni. E ci sono ragazzi intelligenti come Mike Pompeo che dice: «Dio ha mandato Trump sulla terra per salvare Israele dall’Iran». Questo è il ragazzo sensibile. Siamo in mezzo a una gigantesca barzelletta. Diciamo che c’è un Dio, forse. Se è così, ha deciso di commettere un brutto errore il sesto giorno e ora la smetterà con l’umorismo. Basta guardare questa gente che si autodistrugge. È così evidente.
C’è la possibilità che gli Stati uniti possano costruire una cultura di solidarietà e una politica del lavoro conseguente come è accaduto nel Regno unito dopo la Seconda guerra mondiale, portando a una qualche forma di Servizio sanitario nazionale, prendendo atto dei fallimenti del mercato, riconoscendo le inefficienze e le complicazioni che si creano quando si compete invece di coordinare le risorse? È possibile che gli Stati uniti si muovano in questa direzione?
Sicuro. L’abbiamo già fatto. Ho vissuto la Grande Depressione. Ecco perché ho questa lunga barba bianca. Ma negli anni Venti il movimento operaio venne completamente schiacciato. Dai un’occhiata a David Montgomery, storico del lavoro, uno dei suoi grandi libri è The Fall of the House of Labour. Si riferisce proprio agli anni Venti. Venne schiacciato dall’amministrazione liberale di Wilson, da Red Scare e tutto il resto. Negli anni Trenta iniziò a rinascere. I Cio (Committee of Industrial Organizations) organizzarono scioperi, fu una grande minaccia per i loro manager. La prossima cosa a cui avrebbero pensato sarebbe stata: «Non abbiamo bisogno dei capi. Possiamo gestire questo posto da soli». E sarebbero finiti. È un sistema molto fragile.
Ciò produsse reazioni. C’è stato un governo ricettivo, che è fondamentale. Un ottimo storico del lavoro, Erik Loomis, ha studiato questo genere di situazioni e sottolinea che questi momenti sono stati quasi sempre guidati da un movimento operaio attivo e le uniche volte in cui hanno ottenuto risultati c’era un’amministrazione relativamente comprensiva, o almeno tollerante. Non è la situazione attuale. Ma in realtà se Biden ce la facesse, non sarebbe eccezionale, ma potrebbe essere condizionato dal movimento. Se il movimento operaio si rianima, se il movimento Sanders – che è stato molto significativo e ha ottenuto grandi successi – riuscisse a decollare, potremmo uscire dalla crisi capitalista come è stato fatto negli anni Trenta.
Il New Deal non pose fine alla Depressione, la guerra lo fece con una massiccia produzione diretta dallo Stato, ma tuttavia fu molto meglio di oggi. Sono abbastanza grande da ricordarmelo e la mia famiglia allargata era composta principalmente da lavoratori di prima generazione, per lo più disoccupati, che vivevano in condizioni di povertà molto peggiori della classe lavoratrice di oggi. Ma avevamo molte speranze. Non c’era disperazione. Non c’era la sensazione che il mondo volgesse al termine. L’umore era: «In qualche modo ne usciremo insieme, lavorando insieme». Alcuni facevano parte del Partito comunista, altri dei sindacati. Avevo un paio di zie che erano sarte disoccupate, ma erano nell’Ilgwu [International Ladies ‘Garment Workers’ Union], che forniva loro iniziative culturali, incontri, una settimana in campagna, attività teatrali.
Si può fare qualcosa. Siamo insieme. Ne usciremo. Potremmo tornare.
*Noam Chomsky è professore emerito di linguistica al Massachusetts Institute of Technology. Haymarket Books ha recentemente pubblicato dodici dei suoi libri classici in nuove edizioni. Chris Brooks è un attivista in Tennessee e si è laureato in studi sul lavoro alla University of Massachusetts Amherst. Attualmente è redattore di Labor Notes. Questa intervista è apparso il 13 aprile 2020 su sito Labor Notes. La tradizione in italiano è di Giuliano Santoro