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“Siamo tutti sulla stessa barca.” , “Uniti ce la faremo.”…

Risuonano come spot pubblicitari al pari di “… lava così bianco che più bianco non si può.” oppure “… lustra e brilla, ci si può pure specchiar.”. 

Populismi mediatici di una politica che non può palesare apertamente la sudditanza, in Ticino come nel resto del globo, dai poteri economici. 

Politica che propone soluzioni con gli stessi meccanismi di un sistema che è causa primaria del problema. 

Politica che reitera i medesimi schemi utilizzati per emergenze ora offuscate, ambientale e umanitaria, non avendo la coscienza di comprendere che sono interconnesse. 

Politica che fa fronte alla crisi con esternazioni che stridono con la cronaca della vita reale. 

Ed è nella cronaca della vita reale che i racconti mostrano tutta la drammaticità e l’assurdità di questa, per altro annunciata, pandemia. 

Parole e immagini… 

Parole disperate che implorano, nella registrazione della telefonata di un anziano alla polizia, di portargli una “pagnottella”. È da tre giorni che l’uomo non mangia e di soldi per la spesa non ce n’è più. 

Immagini di un viaggio all’interno di uno sfarzoso resort adibito a luogo di quarantena di lusso. Per diverse migliaia di franchi al giorno viene offerta ogni sorta di confort.

Senza equità sociale no, non siamo tutti sulla stessa barca e tanti, troppi, non ce la faranno…