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Siamo dentro una grande crisi storica che coinvolge l’intero pianeta, una drammatica globalizzazione che attraversa tutti i paesi e sconvolge la vita di miliardi di persone. Questa tragedia mette obiettivamente in discussione tutti gli assetti economici, sociali e di vita che hanno caratterizzato il sistema capitalista di produzione, un atto d’accusa contro la dominanza del capitale, un sistema infernale di sfruttamento di donne e uomini, predatore e distruttore della natura; essa rende più che mai necessario il suo superamento per il futuro e la vita stessa dell’umanità.

Quante e quanti hanno oggi questa consapevolezza? E soprattutto esiste il soggetto sociale antagonista, o è possibile costruirlo, per vincere questa sfida epocale contro le forze dominanti?

La tragedia italiana

C’è una tragedia mondiale, ma c’è una specifica tragedia italiana che i media fanno di tutto per non riconoscere e soprattutto non far riconoscere all’insieme alla popolazione e alle classi lavoratrici.

Oltre 24 mila morti in meno di due mesi, una sanità, massacrata dalle politiche liberiste degli ultimi 20 anni, che collassa proprio nei suoi punti considerati più alti, ma in realtà strutturalmente erosi dalla logica delle privatizzazioni e del profitto, incapace di curare tutti quanti i malati salvandone il più possibile. [1]

In nessun altro paese di Europa e tanto più dell’Asia orientale si è riscontrato un tasso di mortalità così alto.

Questo per nascondere la realtà e le pesanti responsabilità  di un sistema, ma anche dei limiti delle sue istituzioni e le responsabilità di chi le ha gestite ieri come oggi. Così, da settimane va avanti il mantra della fase due, della ripartenza, una vera e propria offensiva politica mediatica che ha come capofila l’organizzazione padronale italiana, la Confindustria, quando invece siamo ancora del tutto interni a una fase acuta dell’epidemia, a grandi pericoli.

Per ora l’unica nota positiva è il contenimento dell’epidemia nel centro sud del paese.

I vizi e le virtù alla prova della crisi

Ogni grande crisi evidenzia in tutte le loro caratteristiche i vizi, le viltà e le virtù umane, non solo o tanto quelle personali, ma quelle delle classi in cui si struttura la società.

Le virtù sono molte, sono quelle di tutto il personale della sanità, di tutte le lavoratrici e i lavoratori che stanno gestendo i servizi essenziali, le pulizie, l’assistenza, la cura, la gestione delle/dei bambine/i, delle studentesse e degli studenti, i milioni di persone che in forme assolutamente consapevoli e disciplinate si sono assoggettate a un regime di clausura rinunciando provvisoriamente a una parte delle loro libertà, il ruolo delle donne e delle/dei tante/i di coloro che vivono in case piccole ed inadatte, tutte e tutti coloro che non dispongono più delle risorse per vivere, la condizione terribile dei migranti prigionieri nei loro ghetti, ma le virtù sono anche quelle delle operaie ed operai che hanno scioperato, che hanno rifiutato di lavorare di fronte alle imposizioni padronali in difesa della propria vita, in difesa della salute di tutte/i nel tentativo di contenere la diffusione dell’epidemia.

I vizi sono quelli degli interessi della classe dominante, dei padroni, della borghesia finanziaria ed industriale, responsabile di questo sfascio sanitario e sociale, responsabile (lo hanno rivendicato) di aver impedito il blocco totale di alcune zone della Lombardia da cui i virus si è diffuso nella sua forma massima; hanno sulla coscienza migliaia di morti. Siamo di fronte a una classe padronale che, mentre i suoi media aprivano la caccia al passeggiatore solitario sulla spiaggia, imponeva e impone a milioni di lavoratori di salire su mezzi di trasporto strapieni per andare a lavorare in fabbriche in cui non esisteva e non esiste alcuna condizione di sicurezza per evidenti impossibilità materiali. Il blocco totale della attività non è mai veramente esistito: milioni di lavoratrici e lavoratori sono stati costretti a lavorare in attività non essenziali grazie anche alla vigliaccheria di un decreto governativo che ha permesso a centomila aziende di continuare (o riprendere) a lavorare attraverso una semplice lettera al prefetto.

Vergogna nella vergogna, le fabbriche delle armi hanno continuato a produrre a pieno ritmo, grazie all’ineffabile ministro della difesa Guerini del PD.

La guerra della Confindustria

La Confindustria conduce la guerra non contro il virus, ma contro le lavoratrici  e i lavoratori;  li considera carne da cannone come i soldati nelle guerre ed  è normale che questi, insieme a tanti altri cittadine e cittadine possano cadere; l’importante è vincere la loro guerra, garantirsi i profitti e non farsi sopraffare dai concorrenti italiani o stranieri che siano. Lo dicono apertamente: chi riparte per primo ha più possibilità di affermarsi nella giungla capitalista sempre più feroce prodotta dalla crisi economica.[2]

Vogliono utilizzare le misure di emergenza, di ordine pubblico e di sicurezza imposte dall’epidemia, (l’irregimentazione della società) per renderle permanenti, per garantirsi sfruttamento, aumento della passività sociale e subordinazione all’ordine capitalista.

L’elezione a presidente della Confindustria di Carlo Bonomi va in questa direzione; è un fatto rilevante che segna una forte accelerazione del progetto padronale di metter in riga ancor più il movimento dei lavoratori e di assumere un ruolo più immediato di direzione del paese. Bonomi non è un grande industriale (la sua azienda almeno formalmente è di modeste dimensioni), ma ha dietro di se forze capitaliste potenti ed ha acquisito nella gestione degli incarichi assunti negli anni in Confindustria un ruolo di falco, avverso alle mediazioni politiche ed istituzionali. E’ l’uomo adatto per un periodo di grande crisi in cui i padroni (tanto più perché hanno una cattiva coscienza) vorranno andare a testa di ariete contro le lavoratrici e i lavoratori per difendere i loro profitti e reggere sul mercato; per questo ha raccolto un amplissimo sostegno all’interno del Consiglio generale della Confindustria, 123 voti su 183 degli aventi diritto.[3] Sembra quasi delinearsi una specie di casta industriale lombardo veneta, una moderna classe proprietaria reazionaria, simil junkers prussiani, che vuole imporre la sua dominanza sociale e politica piena.[4]

Questo progetto conservatore ed antioperaio non può che trovare consenzienti e partecipi la Lega e le altre forze della destra che i sondaggi danno ancora molto vicini al 50% dei consensi elettorali, aprendo una prospettiva davvero inquietante per il paese.

Per altro, dopo una fase di contenuta attività e di dichiarazioni contradditorie, i partiti della destra e semifascisti stanno ora rientrando pienamente in azione col loro armamentario reazionario e propagandista violento (è già cominciato l’attacco agli esperti sanitari che hanno a cuore la salute dei cittadini e sono restii ad aprire i cancelli delle fabbriche, un attacco che vuole arrivare al ministro della Sanità); lo faranno ancor di più sotto la spinta della nuova stella polarizzante della Confindustria, dimostrando, se mai ce ne fosse bisogno, di quale padrone siano servi.

Le viltà

Le viltà anche sono molte, quelle di un governo che ha accettato i condizionamenti delle forze padronali varando il decreto colabrodo di cui sopra, che sta predisponendo decreti economici che, se concedono 10 euro alle classi subalterne, ne regalano 100 alle imprese e ai padroni, che ha richiuso i porti e che non ha il coraggio di varare una sanatoria per i migranti che pure sono richiesti a gran voce nelle campagne per la raccolta ortofrutticola.

Anche la ministra dell’interno Lamorgese ha fatto la sua parte con una circolare in cui attira l’attenzione dei prefetti sui possibili focolai estremistici…. [5]

Ma la viltà ha assunto anche la forma della subordinazione delle burocrazie sindacali alla Confindustria che hanno firmato documenti comuni con l’associazione padronale e poi accettato il decreto colabrodo che ha lasciato via libera alle aziende di continuare l’attività in tantissimi settori non essenziali, salvo poi lamentarsi (qualche sindacato provinciale) che i prefetti non li informano di quanto sta avvenendo nelle aziende; tutto ciò esprime solo la loro viltà complessiva, di non svolgere la funzione che dovrebbero svolgere: l’organizzazione di tutta la classe lavoratrice per la difesa dei suoi interessi e per renderla forza sociale alternativa.

Sui vizi e sulle viltà del personale politico, che a ha dimostrato la sua mediocrità e la sua incapacità a tutti i livelli nel gestire la stessa “normalità”, per non parlare dell’emergenza, non c’è molto da dire. Il giudizio che non può che essere impietoso; riguarda sicuramente le forze della destra, – basta guardare cosa è la Lombardia- ma riguarda anche il M5S e il PD e quel concentrato di opportunismo filopadronale che è l’Italia Viva di Renzi. E’ quello che ha permesso a un oscuro avvocato, Giuseppe Conte, di assumere un ruolo ben superiore a chi lo circonda, ad apparire quasi uno statista reale e responsabile. Fino a quando le forze borghesi, già all’opera, non troveranno una soluzione alternativa per loro più appetibile. Abbiamo di fronte gli effetti politici collaterali di una fase storica di declino, di involuzione politica ed intellettuale della società corrispondente alla sconfitta del movimento operaio.

L’Unione Europea

Poi ci sono i vizi e le viltà dell’Unione Europea. L’epidemia è stata una prova del nove per questa aggregazione capitalista. I diversi governi e le istituzioni europee sono stati incapaci di affrontare la crisi sanitaria con scelte comuni e con un comune progetto, individuando le risorse necessarie per realizzarlo; ogni paese ha agito dal punto di vista del “si salvi chi può”; anzi alcuni hanno agito ed ancora agiscono vedendo nelle disgrazie di altri, la possibilità di una loro affermazione. L’Unione Europea è molto distante da un possibile stato federale, se pure borghese; ha dimostrato di essere solo un raggruppamento di stati imperialisti in concorrenza tra di loro.

Nessuna solidarietà e tanto meno nessun aiuto materiale è arrivato all’Italia, il paese più colpito.

Quando la crisi sanitaria ed economica ha cominciato a colpire duro all’improvviso sia l’UE che i diversi stati hanno trovato, non centinaia di miliardi, ma migliaia di miliardi, tutti soldi che prima sembrava non esistessero e che se invece fossero stati usati utilmente avrebbero evitato o contenuto la dirompenza della crisi. Ma la recente discussione dell’Eurogruppo, che presenterà le sue proposte al prossimo Consiglio Europeo del 23 aprile, è stata del tutto interna all’impianto capitalista liberista: preservare il ruolo del mercato, la centralità dell’impresa privata, la difesa delle rendite finanziarie. Tutti i governi (da quello USA a quelli Europei) hanno adottato misure in cui compare l’enorme e vergognosa sproporzione delle risorse, quelle destinate all’intervento sociale e per garantire un minimo di reddito per le classi popolari e quelle destinate alle classi dominanti. [6]

Lo Stato resta al servizio di queste ultime a conferma della teoria marxista dello stato.

Così l’enorme liquidità d’improvviso comparsa si trasformerà presto in debito sovrano degli stati che le classi lavoratrici saranno chiamate a pagare con dosi da cavallo di politiche di austerità.

Rimandiamo in proposito all’articolo di Marco Parodi. https://anticapitalista.org/2020/04/09/gli-anticorpi-dei-padroni-garantiti-con-il-sangue-della-classe-lavoratrice/

Infatti tutte le misure in discussione e su cui le forze politiche di governo e dell’opposizione  hanno espresso divergenze plurime ed incrociate, mettono in luce la gravità della crisi in cui il nostro paese è precipitato e che avrà conseguenze estreme e un indebitamento enorme. [7]

Anche le proposte considerate le più “avanzate” come gli eurobond sono pur sempre dei crediti allo stato o alle istituzioni europee che fanno i padroni e su cui si dovranno pagare gli interessi. Il dibattito e il voto espresso recentemente dal Parlamento europeo è rimasto confinato dentro queste logiche liberiste. Solo il gruppo della sinistra ha presentato un testo alternativo che va nella giusta direzione, ma che ha riscontrato ben pochi consensi al di fuori delle forze che lo compongono.[8]

Battersi per una svolta radicale

Occorrerebbe invece una svolta a 180 gradi delle istituzioni monetarie e finanziarie europee, per garantire finalmente l’accesso al credito degli stati in misura adeguata allo sforzo necessario, senza dover scaricare i costi futuri sulle classi lavoratrici. Occorre rimuovere la regola che obbliga la BCE ad acquistare esclusivamente sul mercato secondario (lasciando così sempre la valutazione del loro valore al dio mercato) i titoli di stato emessi, invece che direttamente dagli stati; occorre sostituire l’acquisto basato sulla regola del capital key [9] con quello finalizzato alla sostenibilità delle economie e delle finanze pubbliche degli stati membri; occorre una riforma radicale del sistema fiscale che faccia finalmente pagare chi ha di più e chi porta le maggiori responsabilità della crisi: tassare i grandi patrimoni e i profitti privati, i redditi più alti ripristinando la progressività dell’imposizione sui redditi.

Oggi la liquidità è indirizzata in parte per i consumi immediati e in gran parte a vantaggio delle imprese private considerate ancora e sempre al centro dell’economia, mentre invece è necessario utilizzare nuove risorse per nuovo fortissimo e diretto intervento pubblico con l’obiettivo della crescita dell’occupazione, del sostegno dei salari e della spesa pubblica sociale, a partire da quella sanitaria e dalle necessarie riconversioni ecologiche.

Tutto ciò questo non cadrà dal cielo capitalista; occorre una mobilitazione dei lavoratori per difendere la loro condizione, a partire dalla difesa della salute e dalle condizioni di lavoro. I padroni cercheranno di utilizzare il post emergenza e la ripresa delle attività per deregolamentare ancora la produzione a loro vantaggio, facendo saltare le rigidità che le lavoratrici e i lavoratori sono riusciti a difendere.

Invitiamo fortemente il segretario della CGIL, a prendere atto che qualcosa è cambiato ulteriormente in negativo con la nuova direzione confindustriale, a riflettere sulla necessità di un cambio di orientamento della maggiore confederazione, possibilmente ad ascoltare le proposte ragionevoli della sinistra interna che già nei giorni scorsi, sulla base di quanto stava facendo la Confindustria, affermava che la sola strada percorribile era quella della lotta e dello sciopero, affermazione oggi ancora più valida. Questa è la strada che vogliono percorre i sindacati di base.

Il tema è la difesa del movimento delle lavoratrici e dei lavoratori, anzi la sua ricostruzione ai tempi della grande crisi.

Un’unità necessaria, oggi

Le forze della sinistra di alternativa e anticapitaliste possono dare un contributo nello scontro di classe? Di sicuro, anzi dovrebbero avere un ruolo fondamentale se ne saranno capaci. Se guardiamo a quello che ognuna delle formazioni scrive, alla propaganda telematica che sviluppa, i punti di convergenza sono tantissimi, a partire dalla questione sanitaria su cui oggi è possibile una grande campagna di massa per la ricostruzione completa della sanità pubblica utilizzando grandi risorse che devono essere recuperate da una imposta patrimoniale. Paghi chi non ha mai pagato.

E’ molto positivo quello che tutte queste forze stanno facendo, ma siamo pur sempre a livello della propaganda; anche i parziali livelli unitari che si sono espressi nell’ultimo periodo sono stati positivi. Ma tutto ciò è ormai non più adeguato rispetto al quadro della crisi. Siamo tutte e tutti chiamate/i a fare qualcosa di più rispetto agli schemi e alle  nostre pratiche consolidate. E questo va fatto insieme oggi, non domani.

Note – – – – – – – – – – – – – – 

[1] Il commissario straordinario Arcuri ha rivelato l’agghiacciante percentuale del numero dei morti a Milano comparato alle vittime dei bombardamenti della seconda guerra mondiale in quella città, 5 volte in più.

Ma i numeri sono già ora spaventosi anche comparati a quelli complessivi dei morti italiani in quella guerra; circa 450.000 caduti tra militari e civili, di cui circa 40 mila nella lotta di Resistenza.

[2] Non sono solo Trump e Bolsonaro a fare freddi e cinici calcoli sul dare e avere (numero dei morti ed interessi economici), è la stessa “scienza” economica borghese che su questa questione ipotizza dei modelli economici. In proposito vedasi (in francese) l’articolo di Michel Husson http://alencontre.org/economie/sur-linanite-de-la-science-economique-officielle-de-larbitrage-entre-activite-economique-et-risques-sanitaires.html

[3] Inaspettato il modesto risultato (60 voti) ottenuto dalla sua avversaria Licia Mattioli che rappresentava soprattutto l’imprenditoria torinese; quest’ultima appare in chiaro declino di ruolo, tanto più che bisogna tenere conto che la FCA non fa più parte ormai da 8 anni della Confindustria.

[4] Wikipedia da questa definizione della casta degli Junkers “Gli Junker formavano un gruppo sociale ristretto e compatto, fortemente conservatore nelle abitudini comportamentali e nelle inclinazioni politiche. Esercitavano un ruolo di primo piano nella vita della Prussia dapprima e dell’impero tedesco poi in seguito, fornendo i vertici militari e della burocrazia statale; fino alla metà del XIX secolo i loro contadini erano soggetti alla servitù della gleba”.

[5] Lamorgese, dopo aver invitato i prefetti a favorire la “coesione sociale” specifica che “ Alle difficoltà delle imprese e del mondo del lavoro, determinate dall’emergenza coronavirus, potrebbero accompagnarsi gravi tensioni a cui possono fare eco, da un lato, la recrudescenza di tipologie di delittuosità comune e il manifestarsi di focolai di espressione estremistica, dall’altro, il rischio che nelle pieghe dei nuovi bisogni si annidino perniciose opportunità per le organizzazioni criminali“.

Difficile non riconoscere nei “focolai di espressione estremista”, le possibili lotte operaie animate dai settori sindacali più combattivi. Ma per affrontare le lotte sociali c’è a disposizione della classe padronale e delle forze di polizia tutto l’armamentario repressivo dei decreti sulla sicurezza di Salvini, quelli che nessuno ha mai voluto abrogare!

[6] Il decreto predisposto dal governo italiano prevede la copertura dello stato sui prestiti  delle banche alle imprese fino a 300 o più miliardi e fino al 90%. Il presidente designato della Confindustria si è lamentato dicendo che non è la strada giusta far  indebitare le aziende; Non si capisce bene cosa vuole, forse non gli basta la copertura dello stato in ultima istanza, forse vuole che i soldi siano regalati direttamente.

[7] Le conseguenze della pandemia in Italia sono drammatiche non solo dal punto di vista sanitario e delle decine di migliaia di morti, ma ovviamente anche dal punto di vista sociale ed economico. Per l’Italia, le previsioni più recenti di crescita per il 2020 vanno dal -9,1% del FMI, fanalino di coda in Europa con l’unica eccezione della Grecia, al -11,6% di Goldman Sachs. La situazione è ancora più grave se si considera che nell’ultimo quadrimestre del 2019 l’Italia era già a rischio di recessione tecnica, con una contrazione del PIL dello 0,3 per cento; il livello di crescita annuale per il 2019 risultava poco più che stagnante (con una crescita di appena lo 0,3%).

Dal punto di vista dei costi in termini di finanza pubblica, il Fiscal Monitor del FMI mostra una crescita del deficit dall’1,6% all’8,3% del PIL nel 2020, portando il debito pubblico al livello del 155,5%. (Marco Parodi)

[8] Ecco come Rifondazione ha riassunto i termini di quella discussione e di quel voto: “” Il nostro gruppo Gue/Ngl ha proposto un documento organico che prevede l’intervento della Bce, bond condivisi per la lotta al virus e per il green new deal, tassa del 25% del per multinazionali. Sui nostri emendamenti  63 e 64  con queste proposte, hanno votato contro tutti i gruppi  presenti nel parlamento europeo, quelli di cui fanno parte Pd, Renzi, +Europa, Forza Italia, Lega e Meloni, sia i gruppi della maggioranza di Ursula Von der Layen che le destre sovraniste. Solo il Movimento Cinque Stelle ha votato a favore. 

Il PD ha votato sempre contro e si è astenuto sui nostri emendamenti su coronabond e Bce”.

[9] E’ la norma per cui la Bce può acquistare debiti sovrani solo in proporzione alla quota che ogni paese detiene nell’azionariato della Bce stessa.