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Interpellanza:

Nella Casa per anziani di Sementina si è
registrato un focolaio di infezione che è stato
gestito… sempre d’intesa con e seguendo le
direttive dell’Ufficio del Medico cantonale.
(Municipio di Bellinzona 26 aprile 2020)
“Abbiamo applicato sin dall’inizio, in modo
molto rigoroso, tutte le direttive del medico
cantonale” Barelli direttore della casa
anziani Visagno Claro (La regione 8 maggio
2020)
“La Greina ha da subito messo in atto tutte le
direttive e le indicazioni dell’Ufficio del medico
cantonale” Bordoli direttore della casa anziani
Greina di Bellinzona (La Regione 12 maggio
2020)
Tutte le possibili precauzioni di carattere
sanitario sono state applicate rigorosamente
anticipando e/o rafforzando le indicazioni
fornite delle autorità cantonali. I collaboratori
con sintomatologie anche lievi sono stati
allontanati dalle strutture nell’attesa dell’esito
del test. I medici, sempre coordinati dalla
direzione sanitaria, somministrano
regolarmente lo striscio ai residenti in presenza
di sintomi. Lugano Istituti Sociali 7 maggio
2020

Dal 10 marzo al 30 aprile nella casa anziani di Sementina vi sono stati 27 decessi su 80 ospiti, nella
casa anziani di Claro 15 su 80, alla Greina 11 su 59.
Nello stesso periodo presso le 6 case anziani gestite da Lugano Istituti Sociali su 600 vi è stato 1
decesso su 600 ospiti.
Il municipio di Bellinzona ed i direttori delle case per anziani di Claro e Greina si difendono dicendo
che loro hanno sempre applicato le direttive ricevute dall’Ufficio del medico cantonale. Risultato 53
decessi su 219 ospiti pari ad una percentuale del 24%
Da parte sua Lugano Istituti Sociali precisa d’aver anticipato e/o rafforzato le indicazioni ricevute
dalle autorità cantonali. Risultato: 1 decesso su 600 pari da una percentuale del 1%.
Magari a determinare queste tristi percentuali può aver giocato un ruolo la fortuna, come ripete
spesso il medico cantonale Merlani; però, forse, la differenza può averla fatta l’aver anticipato e/o
rafforzato le indicazioni emesse dal medico cantonale.
La linea difensiva di queste case per anziani nelle quali si è verificato questo elevato numero di
decessi lascia perplessi. Ci sembra piuttosto ipotizzabile che le direzioni di queste case per anziani, e
l’autorità politica comunale proprietaria delle stesse, abbiano sottovalutato il fenomeno, soprattutto
nella fase iniziale, non comprendendo appieno quali erano i rischi ai quali gli ospiti potevano essere
sottoposti. Se a ciò si aggiunge quanto emerso dalle testimonianze del personale e dai parenti sulle
situazioni vissute, questa nostra ipotesi ci pare possa essere ragionevolmente confermata. Da queste
testimonianze emergono situazioni alquanto problematiche:
 richiesta/invito delle direzioni a riciclare il materiale monouso;
 mancata separazione (o fatta con ritardo) degli ospiti positivi dagli altri ospiti;
 personale curante obbligato a spostarsi tra reparti con ospiti COVID e non ospiti COVID;
 numero insufficiente di test su ospiti e personale che presentavano sintomi;
 norme igieniche insufficienti;
 mancato rispetto tassativo del divieto di visita;
 mancanza di personale medico ed infermieristico con una formazione adeguata alla
situazione d’emergenza;
Contrariamente a quanto messo in atto ad esempio da Lugano Istituti Sociali in molte case anziani le
direzioni si sono rifiutate di sottoporre in modo sistematico il personale ai test. Vi sono strutture
nelle quali il personale ha dovuto procedere al test individualmente e a proprie spese. Stesso
discorso per gli ospiti con sintomi.
Da quanto ci è dato da sapere nelle case anziani gestite da Lugano Istituti Sociali vi è stato inoltre una
collaborazione e delle sinergie con l’aiuto domiciliare Scudo (anch’esso proprietà di Lugano Istituti
Sociali). Forse anche questa collaborazione ha permesso di migliorare la gestione dell’emergenza.
Sarebbe utile sapere se nelle altre case anziani vi è stata una collaborazione con gli aiuto domiciliari o
strutture analoghe.
Molte testimonianze ci segnalano inoltre che nelle case anziani con un elevato numero di decessi la
comunicazione da parte delle direzioni è stata molto lacunosa, poco attiva e non completa. Stesso
discorso per la possibilità di comunicare con i propri parenti ospiti delle strutture positivi al COVID.
Da un confronto tra i decessi nelle 14 CPA dove vi è stata una alta percentuale di decessi e le altre
CPA (dove comunque si sono verificati dei decessi) in base alla data di calendario emergono almeno
due elementi interessanti:
 nelle case anziani dove non vi è stato un alto numero di decessi il rapporto settimanale tra
decessi e numero di ospiti non è oscillato di molto, rimanendo tra lo 0.8% e l’1.8%; viceversa
nelle 14 case anziani con un elevato numero di decessi si è passati dallo 0.6%-1.1% delle
prime settimane al 4.1%-4.2% tra il 30 marzo ed il 12 aprile.
 Il picco dei decessi nelle case per anziani è avvenuto tra il 30 marzo ed il 12 aprile.
Relativamente tardi se si tiene conto che le case anziani sono state chiuse ai contatti esterni
a partire dal 9 marzo 2020. Una domanda sorge spontanea: quando si sarebbe realizzato il
maggior contagio all’interno delle case anziani considerato che, a partire dal 9 marzo e sulla
base delle direttive del medico cantonale, è stato introdotto un divieto delle visite?

Da ultimo è opportuno segnalare che i parenti delle persone degenti nelle case anziani risultati
positivi non sono stati consultati e coinvolti per quanto riguarda la scelta delle cure da mettere o non
mettere in atto.
Alla luce di queste considerazioni chiediamo a Consiglio di Stato:

  1. Se Lugano Istituti Sociali ha dovuto anticipare e/o rafforzare le misure proposte dal medico
    cantonale significa che le stesse sono state decise e diramate in ritardo rispetto
    all’evoluzione della situazione?
  2. A parte le direttive emanate in data 9 marzo 2020 (Direttiva sul divieto d’accesso alle Cpa e
    sulla gestione del personale curante) quali altre direttive sono state comunicate alle case
    anziani?
  3. Come mai, durante la pandemia, né il medico cantonale né altri si sono accorti del fatto che i
    decessi (ed i contagi) si concentravano in un numero limitato di case per anziani? È stato
    fatto un confronto tra le misure messe in atto in queste case per anziani e le case per anziani
    dove i contagi erano limitati o assenti?
  4. Accanto a Lugano Istituti Sociali vi sono altre strutture in cui si è proceduto in modo rigoroso
    a testare il personale e gli ospiti che presentavano sintomi anche leggeri? Quale è stato il
    tasso di mortalità in queste case anziani?
  5. Quanti sono stati gli ospiti ed il personale delle case anziani risultati positivi nelle singole
    settimane che intercorrono tra il 10 marzo ed il 25 aprile?
  6. In quali case anziani si è potuto beneficiare di un sostegno da parte di altre strutture sanitarie
    quali ad esempio le stretture di aiuto domiciliare?
  7. Corrisponde al vero che ad inizio pandemia lo stato maggiore non ha autorizzato l’utilizzo
    della protezione civile presso le case anziani?
  8. Perché i parenti non sono stati coinvolti e consultati nella scelta delle cure da mettere in atto
    o non mettere in atto a tutela della salute degli ospiti delle case anziani risultati positivi?
  9. Perché non si è avuto di avere una politica comunicativa attiva verso i parenti?
  10. Perché non si è imposto sistematicamente alle direzioni delle case anziani di garantire una
    costante comunicazione tra gli ospiti ed i loro parenti.
    Per il Gruppo MPS-POP-Indipendenti: Matteo Pronzini, Simona Arigoni, Angelica Lepori