Di fronte alle nostre denunce precise e documentate di quanto è successo nelle case per anziani in questa pandemia, abbiamo visto diverse reazioni. La maggior parte, soprattutto quelli che nulla hanno a che spartire con la casta politica o con le nomenclature dei partiti (in altre parole normali cittadini e cittadine), ci hanno segnalato il loro apprezzamento per il coraggio e la precisione con il quale lo abbiamo fatto.
Poi ci sono state le critiche provenienti dalla casta (piccola e grande) che non ha trovato di meglio da fare che accusarci di “cavalcare” questo tema, non si sa bene a che fini; i più “sottili” (tra i quali anche un ex-consigliere di Stato) ci hanno fatto notare che sì, va bene la critica, ma che questa è “distruttiva” se non associata a proposte concrete.
Costui, evidentemente, e molti altri si sono distratti: negli ultimi tre-quattro anni, infatti, non solo ci siamo impegnati a denunciare quanto succedeva nel settore sanitario (e in particolare nelle case per anziani); ma abbiamo inoltrato enormi “proposte concrete” proprio nella prospettiva di offrire risposte adeguate a quanto denunciavamo.
Naturalmente (e lo aggiungiamo per puro dovere di cronaca poiché chi ci segue sa come vanno a finire le proposte che avanza l’MPS) nessuno si è degnato non solo di approvarle, ma nemmeno di fare in modo che tali proposte vengano perlomeno discusse in Parlamento.
Accenniamo qui, per farla breve, solo tre di queste proposte, proprio perché legate alle questioni che abbiamo sollevato in queste settimane di emergenza pandemica.
La prima (è del 2017, cioè di tre anni fa: finora non ci si è nemmeno degnati di discuterla in seno alla competente commissione parlamentare) porta un titolo chiarissimo: “Ambito sanitario: potenziare l’autorità di vigilanza ed il coinvolgimento del personale e degli utenti al fine di migliorare la qualità delle cure”. Tra le proposte contenute in questa mozione ricordiamo il raddoppio del “personale assegnato all’Ufficio del Medico cantonale” così come quello assegnato alla Commissione di vigilanza sanitaria, cronicamente in ritardo con l’istruzione dei dossier; chiediamo poi che il Cantone venisse rappresentato (e che questa rappresentanza fosse aumentata quantitativamente) negli organi di gestione di tutte le ”strutture sanitarie stazionarie e ambulatoriali (ospedali, case anziani, aiuto domiciliare, ecc.)”; a questo proposito si chiede che tra i rappresentati in seno a questi organismi vi siano “un rappresentante del personale ed uno degli utenti”; lo stesso principio di rappresentanza del personale e degli utenti viene rivendicato per la Commissione di vigilanza sanitaria; infine si chiede che venga introdotto il principio di un “aggiornamento delle direttive per il controllo della qualità delle cure”.
Abbastanza “concreta” e “attuale” come proposta?
Ma, sempre in quel 2017, il nostro deputato presentava un’ulteriore mozione intitolata “Istituzione di un controllo cantonale in materia sanitaria”. Con essa si vuole “riformulare le competenze e i compiti dell’attuale commissione di vigilanza in ambito sanitario e di darle uno statuto parificabile a quello del controllo cantonale delle finanze”. Si chiede in particolare “che per il tramite di una nuova legge venga istituito un organo amministrativo cantonale in materia di controllo e vigilanza sanitaria a cui competono tutti i compiti di controllo e vigilanza definiti dalle relative legge federali e cantonali (LaMal, LcaMal, Legge sanitaria, Legge anziani, Legge sull’assistenza cura e sostegno a domicilio, ecc.). Tale organo è autonomo e indipendente; il Consiglio di Stato stabilisce a quale dei suoi membri, escluso il direttore del Dipartimento della sanità e della socialità, viene attribuito amministrativamente. Il Controllo cantonale in materia sanitaria coadiuva il Consiglio di Stato per la sorveglianza in materia sanitaria. Il Consiglio di Stato può attribuirgli verifiche particolari”. Anche qui, tema di grande attualità.
Inutile aggiungere che anche a questa proposta è stato riservato lo stesso destino dell’altra: giace…
Vi è poi una terza proposta, più recente, alla quale abbiamo accennato in queste ultime settimane. Si tratta di un’iniziativa parlamentare che abbiamo inoltrata all’inizio di giugno 2019 (sta per fare il compleanno) denominata “Per la costituzione di un Ente cantonale case anziani e cure a domicilio”. L’iniziativa prevede la costituzione di un Ente cantonale sul modello dell’EOC (Ente Ospedaliero Cantonale), nel quale far convergere, attraverso la leva finanziaria, tutte le strutture che si occupano in qualche modo di assistenza alle persone anziane.
Il punto di partenza, lo abbiamo ripetuto a più riprese proprio nei giorni scorsi, è la situazione di frammentazione delle case per anziani che non permettono una politica unificata di gestione delle cure, del personale e amministrativa. Situazione che, a nostro modo di vedere, è alla base non solo degli episodi che hanno coinvolto parecchie case per anziani in questi ultimi anni, ma anche delle drammatiche carenze emerse durante questa crisi pandemica.
Ora, non pretendiamo che le nostre proposte facciano l’unanimità o che siano le migliori al mondo; ma dovrebbero vergognarsi i rappresentanti di quei partiti che ci accusano di non fare proposte concrete e poi le lasciano marcire per anni in quelle stesse commissioni parlamentari che, a turno ogni tre-quattro anni, si pavoneggiano di presiedere (presidenza che potrebbero utilizzare per far avanzare le cose).
Noi continueremo a sviluppare, senza compromessi, le nostre critiche; e lo faremo anche laddove non avessimo formulato delle “proposte concrete”. Prima di tutto perché per una forza d’opposizione non solo è un diritto, ma è un dovere avanzare critiche; e poi perché vediamo e sappiamo benissimo che questa storiella del “far proposte concrete” quale condizione per essere legittimati a criticare, altro non è che un tentativo penoso di bloccare qualsiasi critica.
La vicenda delle case per anziani lo sta dimostrando ampiamente.