L’incapacità da parte di diverse direzioni di case anziani a gestire l’emergenza pandemica (in aggiunta alle lacune e carenze del medico cantonale) si somma alla drammatica situazione in cui da anni languono queste strutture sanitarie. Non vi sono dubbi che non si possa più continuare con la situazione attuale.
Avevamo d’altronde sottolineato il fatto che la situazione fosse ormai sfuggita al controllo del Governo in un’interrogazione e che ci permettiamo di richiamare qui di seguito:
“Casa Anziani Balerna, Casa Anziani Pedemonte a Bellinzona, Centro Somen Sementina, Casa Anziani Biasca, Casa Rea, Casa San Donato Intragna, Casa Rea Minusio, Casa Anziani Santa Filomena Stabio, Casa Anziani Tusculum Arogno e Melano, Casa Anziani San Rocco a Morbio Inferiore.
La lista di case per anziani nei quali sono esplosi o stanno covando situazioni di tensioni tra le direzioni e il personale curante è lunga. Si tratta di situazioni nelle quali vi sono molti tratti comuni:
o pressione sui prezzi determinata dalla logica economicista della LAMal fortemente accentuata nel corso degli ultimi anni;
o direzioni incompetenti maggiormente interessate alle proprie carriere che al bene dell’istituto;
o organi direttivi (consigli di fondazione, municipali, ecc.) messi li unicamente come marionette in balia delle direzioni;
o autorità cantonali che abdicano al loro compito di controllo.
Significativa l’intervista sulla Regione del 6 febbraio 2018 dell’allora presidente del Consiglio di Stato Manuele Bertoli in relazione al caso San Donato di Intragna:
“In termini generali trovo abbastanza triste che debba intervenire il medico cantonale per dirimere una problematica che è di competenza di un Consiglio di fondazione”.
“Evidentemente in questo caso il Consiglio di fondazione non ha gestito quella situazione come avrebbe dovuto, visto che a un certo punto ha dovuto farsi dire da altri cosa fosse necessario fare”. “Una riflessione profonda va evidentemente fatta”.
“Come consigliere di Stato non deputato a questo dossier, ho visto passare in governo i problemi segnalati, ma soltanto quando vi è stato il coinvolgimento dell’Ufficio del medico cantonale. Prima ne leggevamo soltanto sui giornali, come tante ne leggiamo”.
“Le situazioni difficili vanno risolte per tempo e non lasciate lì, immaginando che le cose possano cambiare. Un cambiamento può accadere ma è difficile, in particolare quando si generano degli scontri fra fazioni.”
“Ritengo che la questione della doppia rappresentanza nell’organo direttivo vada risolta. Può essere sostenuta in una situazione transitoria o contingente, ma normalmente la rappresentanza dello Stato dev’essere dello Stato e basta. È una questione di trasparenza, pulizia e chiarezza dei ruoli”.
Queste poche frasi di Manuele Bertoli dimostrano che il Consiglio di Stato non ha per nulla in mano la situazione nelle case per anziani.
Negli ultimi anni anche la situazione nell’ambito dell’aiuto domiciliare ha mostrato problemi non secondari, sia per quel che riguarda la gestione del servizio, i criteri di funzionamento, la conduzione del personale e le condizioni di lavoro.
Segnaliamo, ma solo perché hanno fatto e fanno ancora discutere, le vicende dell’Associazione bellinzonese per l’assistenza e cura a domicilio (ABAD) o quelle che hanno visto coinvolta l’Associazione assistenza e cura a domicilio del Mendrisiotto e Basso Ceresio (ACD), senza dimenticare le strutture private balzate alla cronaca per le pessime condizioni di lavoro imposte al personale.
Alla luce di tutte queste osservazioni il nostro Gruppo ha presentato ben 12 mesi orsono e più precisamente in data 3 giugno 2019 un’iniziativa parlamentare generica con cui si chiedeva l’istituzione di un Ente cantonale case anziani e cure domiciliari.
Possiamo aggiungere che nel frattempo in alcune importanti realtà a livello regionale si sta andando, in un modo o nell’altro, in questa direzione. Pensiamo in particolare a Lugano Istituti Sociali, all’Ente Casa Anziani Mendrisio, alla (discutibile) collaborazione della casa anziani Cinque fonti e l’aiuto domiciliare di Locarno. Soluzioni parziali che rischiano di creare delle situazioni a macchia di leopardo con evidenti limiti e disparità di prestazioni per la popolazione del nostro Cantone.
Come prassi, tale nostra proposta è stata bellamente ignorata e langue in un qualche cassetto del Consiglio di Stato e di una qualche commissione parlamentare. Ciò malgrado viga l’obbligo stabilito dall’articolo 103 della Legge sul Gran Consiglio di riferire entro 3 mesi al Plenum. Non ci risulta neppure che il Consiglio di Stato abbia allestito un messaggio o una sua presa di posizione.
Tramite la presente interpellanza chiediamo dunque al Consiglio di Stato quale sia il suo punto di vista sulle principali rivendicazioni della nostra iniziativa. In particolare gli chiediamo di esprimere il suo parere sulle seguenti proposte, tese a:
1.Istituire un Ente cantonale (avente personalità giuridica di diritto pubblico) che assicuri in modo uniforme e sufficiente su tutto il territorio cantonale cosi da garantire i seguenti servizi:
A. per le persone (di regola) anziane, parzialmente o completamente non autosufficienti che manifestano un bisogno di cura, assistenza o sostegno in un ambito protetto in strutture sociosanitarie per i servizi:
– di soggiorno a tempo indeterminato
– di soggiorno terapeutico temporaneo: Cure acute transitorie (CAT)
– di soggiorno terapeutico temporaneo: Alto contenuto sanitario (ACS)
– di soggiorno temporaneo
– di soggiorno diurno terapeutico
– di unità per malati con deficienze cognitive
– ecc.;
B. per le persone che a causa di malattia, infortunio, disabilità, maternità, vecchiaia o difficoltà socio-familiari necessitano assistenza e cura a domicilio per:
– le prestazioni definite all’art. 7 cpv. 2 dell’Ordinanza sulle prestazioni (Opre)
– aiuti di economia domestica
– la consulenza igienica, sanitaria e sociale
– l’educazione e la prevenzione sanitaria
– ecc.
2. mettere in atto una strategia affinché tutte le strutture gestite attualmente da Comuni, enti para- comunali, consorzi, fondazioni, associazioni, etc. partecipino a questo Ente cantonale.
3. garantire le stesse prestazioni su tutto il territorio cantonale (in ogni circolo e per le città in ogni quartiere) ed a tutta la popolazione, indipendentemente dal tipo di contratto assicurativo dei singoli. Ogni persona residente in Ticino deve poter aver diritto in caso di urgenza alle prestazioni erogate dall’ente.
4. instaurare una collaborazione con l’EOC per le interfacce delle prestazioni garantite dai due enti pubblici.
5. regolare tramite diritto pubblico i rapporti di lavoro con il personale e promuovere l’offerta formativa di personale qualificato, favorendo la conciliabilità tra lavoro e famiglia.
6. garantire che negli organi dell’Ente (Consiglio di amministrazione, direzione cantonale e direzioni locali) vi sia una pari rappresentatività del cantone e dei comuni, dei dipendenti e degli utenti.
7. demandare al Gran Consiglio i compiti di:
– vigilanza
– discussione e approvazione dei conti annuali
– approvazione degli obiettivi strategici
– approvazione degli investimenti finanziari.
– nomina del CdA sulla base delle proposte dei settori di rappresentanza (cantone e comuni, dipendenti, utenti)
8. riservare le prestazioni finanziarie previste dalla Legge concernente il promovimento, il coordinamento e il finanziamento delle attività a favore delle persone anziane (LAnz) nonché quelle previste dalla Legge sull’assistenza e cura a domicilio (LACD) alle istituzioni che aderiranno all’Ente Cantone.
Per MPS-POP-Indipendenti
Matteo Pronzini, Simona Arigoni, Angelica Lepori