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Cose viste raramente dalle nostre parti: segno di un nervosismo che sta toccando livelli preoccupanti. Ci riferiamo al comunicato della commissione sanitaria del Gran Consiglio, giunto nelle redazioni giovedì 18 giugno alla sera (e del quale hanno riferito puntualmente e ossequiosamente i media più importanti) e la sua rettifica apparsa venerdì 19 giugno alla mattina. Oggetto del comunicato e della sua rettifica i lavori della commissione (riunitasi giovedì 18 giugno) e dedicata, da quanto si è potuto capire, ad una discussione sulla questione delle case per anziani, sui decessi nelle stesse, sul ruolo del medico cantonale, etc.

Tutti temi, lo ricordiamo di passata, che non solo l’MPS ha sollevato nelle scorse settimane in merito alla pandemia e alle morti nelle case anziani (e che hanno suscitato le ire dei benpensanti di ogni area politica – quelli che “non bisogna strumentalizzare”), ma che sono sul tavolo di questa commissione – inevase – da oltre tre anni, grazie a due interventi parlamentari di Matteo Pronzini.

Ebbene, la commissione, nella prima versione del comunicato relativo ai propri lavori, afferma di essere “preoccupata” per le difficoltà palesate (e ammesse) dal medico cantonale a conciliare il suo doppio ruolo di consulenza e vigilanza sulle case per anziani. Proprio per questo la commissione ha deciso di sentire sia il medico cantonale che il capo del DSS De Rosa.

Dodici ore dopo, venerdì mattina, il comunicato nel quale si affermavano queste cose, dal tono preoccupato, spariva dal sito del Cantone. Nel più pure stile sovietico-coreano ne appare un altro, una “rettifica” (inviato pure alla stampa: la quale, naturalmente, non ne dà conto), che cancella i giudizi e le preoccupazioni che, seppur in tono estremamente pacato e allusivo, erano contenuti nel primo comunicato. Si afferma infatti che la commissione ha deciso di sentire il medico cantonale e che “La Commissione non ha avuto modo di discutere della tematica, né tantomeno di dare un giudizio sulle dichiarazioni del Medico cantonale”. Dunque, la preoccupazione, manifestata nel primo comunicato è sparita del tutto: miracolo delle “rettifiche” dall’amarcord stalianiano. A questo punto, dato che la questione occupava tutto il primo comunicato relativo alla seduta della commissione, ci si chiede di cosa abbia discusso tutta la santa mattina questa commissione: non è dato saperlo. È presumibile, se si prendono i comunicati sul serio (in particolare quello della versione “rettificata”) che non abbiano discusso di nulla: e, allora, ci si chiede con quale spirito i commissari abbiano incassato la diaria…

Quanto al tema che il medico cantonale ha posto (e che continua a ripetere e al quale tutti cominciano a dare credito) si tratta di una vera e propria banalità, di una stupidaggine di prima grandezza. E, soprattutto, appare come una buona ed elegante strada per evitare di affrontare le vere responsabilità del medico cantonale e dell’amministrazione dipartimentale in merito alla strage nelle case per anziani

 Segnalare infatti la contraddizione tra l’attività di consulenza e quella di vigilanza significa in realtà segnalare quella che altro non è che condizione normale, strutturale, di buona parte dell’amministrazione cantonale. La quale, per mandato, ha questa doppia funzione.

Pensiamo, ad esempio, all’ispettorato cantonale del lavoro. Esso ha una funzione di consulenza nei confronti delle aziende in materia di applicazione e rispetto della Legge federale sul Lavoro (la gestione Chioni, da qualche tempo a capo dell’Ispettorato, rivendica pubblicamente proprio questa funzione di consulenza, quasi educativa, nei confronti delle aziende). Ma accanto a questa funzione vi è chiaramente anche quella di vigilanza sull’applicazione della legge e, se necessario, anche sanzionatoria.

Potremmo fare molti altri esempi per dimostrare che questa “drammatica” contraddizione della quale il medico cantonale va cianciando da quando è esplosa la vicenda dei decessi nelle case per anziani, appare sempre più per quello che è: un tentativo di trarsi d’impaccio dalle proprie responsabilità evocando una contraddizione strutturale nella sua funzione. Bisognerà fare di tutto per evitare che ragionamenti di questo tipo possano essere accolti.