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Sono decisamente cambiati i toni del ceto politico (cantonale e comunale, con particolare riferimento a Bellinzona, uno degli epicentri della vicenda, anche se non il solo) sulla questione dei decessi nelle case per anziani che l’MPS, da solo per settimane, ha denunciato. Ora da tutte le parti (persino dai più direttamente coinvolti come il direttore delle case per anziani di Bellinzona) si ammette che “qualcosa non ha funzionato”.

Chi aveva tentato di orchestrare una controffensiva nei confronti dell’MPS (reo di accusare il personale curante) – in particolare pseudo sindacati e social-liberali e tutta la corte dei miracola che li circonda – non sa più cosa dire di fronte alle evidenze che emergono giorno dopo giorno, in particolare alle toccanti testimonianze dei famigliari che, oltre ad esprimere il propri dolore, mettono in evidenza i problemi di funzionamento e organizzazione che l’MPS ha da tempo segnalato con i propri interventi.

Ora comincia la fase più delicata dal punto di vista politico, quella nella quale – pur ammettendo il problema – i partiti di governo (e dei municipi coinvolti) tenteranno di insabbiare il tutto, cercando di ricondurlo alla normalità dei soliti controlli amministrativi che nessuno potrà verificare. Magari con la conclusione, che comincia già ad essere avanzata seppur indirettamente, che alla fine la responsabilità sarebbe del personale. Poiché, se il medico cantonale e le direzioni delle case per anziani hanno agito con tempestività e in modo conforme alle indicazioni ricevute, se indicazioni e direttive provenienti dall’alto erano corrette, allora appare evidente che è stato chi doveva applicare concretamente le misure di protezione ad essere responsabile di quanto successo. Come dire, la strategia messa in campo dagli allenatori era ottima, ma i giocatori non hanno saputo applicarla. È questa la linea che persegue, anche a difesa del proprio operato, il medico cantonale.

È proprio contro questa logica, che per finire tende a scaricare la responsabilità sugli esecutori finali delle direttive (cioè il personale), che ci siamo battuti con le nostre denunce fin dall’inizio; abbiamo voluto mettere in evidenza proprio le responsabilità di chi ha pianificato, deciso, organizzato (a livello cantonale e di singole case per anziani); e lo abbiamo fatto proprio per difendere il personale e la generosità con la quale si è esposto ed impegnato in questa battaglia. Solo mettendo in luce le responsabilità di chi ha diretto, ai vari livelli, tutta l’operazione, si riuscirà a mettere in luce il valore dell’azione del personale.

Sarà possibile tentare di fare luce solo attraverso un’inchiesta approfondita da parte di una commissione parlamentare di inchiesta che l’MPS ha chiesto già tre settimane fa. È ora di dare una risposta chiara sulle ragioni di un dramma umano e sociale avvenuto sotto i nostri occhi.

Qui di seguito presentiamo i testi di tre interpellanze presentate in queste ultime ore che cercano di rilanciare, a livello istituzionale, la questione non solo dei decessi nelle case per anziani; ma le questioni strettamente connesse, quali il servizio di aiuto domiciliare, la struttura organizzativa e di gestione delle case per anziani, etc. : tutti temi sui quali l’MPS da diverso tempo conduce campagne di denuncia.

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Decessi nelle case anziani: i nodi cominciano a venire al pettine!

Ci hanno pensato due eccellenti inchieste giornalistiche della RSI* (oltre a quelle già apparse sul Il Caffè) a rilanciare in modo chiaro e netto la questione dei decessi nelle case per anziani. Quello che da settimane l’MPS, con i suoi interventi, ha denunciato, la strage degli anziani in alcune case di riposo durante la pandemia, comincia a ricevere conferme dirette e indirette attraverso questo lavoro che mette in evidenza le testimonianza di familiari, personale attivo nelle case per anziani, dirigenti delle stesse case per anziani che sono costretti ad ammettere che qualcosa non ha funzionato nell’organizzazione della protezione degli anziani. Persino il medico cantonale deve ammettere, tra logorroici giri di parole, che effettivamente qualcosa non è stato fatto con quella rapidità e decisione che sarebbero state necessarie.

A uscirne malconcia è la schiera di istituzioni del potere e di loro cortigiani che, da settimane, cercano di ignorare o di gettare fango sulle legittime, ormai non vi sono dubbi, denunce lanciate dall’MPS.

A cominciare dal Parlamento che, nella sua ultima seduta – e con il concorso di tutto l’”arco costituzionale” dei partiti, ha rifiutato la nostra proposta di una discussione generale di fronte al rifiuto del governo di dare spiegazioni sulle dettagliate domande che abbiamo fatto. Stesso atteggiamento da parte del Consiglio Comunale di Bellinzona che risponde alle nostre domande con dei monosillabi, con risposte evasive ed elusive, trincerandosi dietro l’autorità superiore e non meglio precisate indagini che sarebbero in corso.

A questo proposito, mister “non luogo a procedere”, il pg Trevalbeton Pagani, sta bighellonando da settimane, ci scrive per chiederci di fornirgli prove di quanto è successo: ci pareva di aver capito che, sulla base di una segnalazione, toccherebbe a lui attivarsi per vedere se ci sono indizi sufficienti ad avviare una vera e propria inchiesta. Ma, ancora una volta come è stato in passato su altre questioni relative il comportamento del governo (pensiamo alla vicenda rimborsi telefonici o  cassa pensione), il PG Pagani agisce sempre in formato TrevalBeton. E visto che ci siamo, gli ricordiamo che una nostra segnalazione sul calcolo degli anni di riscatto a fini pensionistici da parte di passati e attuali consiglieri di Stato è sul suo tavolo da almeno due anni (ma quanto prima ci ritorneremo su questo fatto che, visti gli elementi in suo possesso, appare come una vera e propria vergogna!).

Dicevamo che il procuratore non si muove, così come non sembrano muoversi nemmeno altri che, pure dovrebbero aver fatto qualcosa. Ad esempio, la ormai mitica commissione di vigilanza sanitaria che, finora, non ha trovato di meglio da fare che assumere il ruolo di “prima gallina che canta”: non avevamo ancora quasi pubblicato le nostre dettagliate denunce che il presidente di questa commissione (da oltre 25 anni,in barba alle indicazioni sulla necessità della rotazione delle cariche), il giudice socialiberale Mauro Ermanni, annunciava che non vi era stata alcuna segnalazione alla sua commissione…

Ora, stando anche alle dichiarazioni rilasciate in radio da Merlani, vi sarebbero state delle segnalazioni. E non poteva certo dire diversamente, visto che alcune sono avvenute anche pubblicamente attraverso le testimonianza di familiari di pazienti nei servizi radiotelevisivi – con tanto di nome e cognome ( speriamo che il PG, vincendo la propria indolenza, avendo seguito queste trasmissioni fosse, al momento, provvisto di penna, così ha potuto annotarsi nome e cognome di persone alle quali chiedere qualche informazione…); ma non ci pare che la commissione di vigilanza abbia dato segnali di essere viva e…vigile.

Naturalmente, in tutto questo, vi è una parte della stampa che regge questo sporco gioco. A cominciare dal Corriere del Ticino (e della sua Teleticino) parlano di questi avvenimenti solo attraverso testimonianze di compiacenza o di diretti interessati. Ridicola l’intervista al medico responsabile della Casa anziani di Chiasso, che ha passato il tempo a giustificare il proprio operato, mentre – proprio perché medico della casa anziani nella quale vi sono stati i primi contagi e i primi morti – proprio su quell’operato dovrebbe interrogarsi con un po’ più di spiriti critico…

E che dire poi delle cosiddette organizzazioni sindacali? Come sempre, vista la loro assoluta mancanza di rappresentatività, esse si preoccupano prioritariamente non della difesa dei lavoratori e delle lavoratrici del settore, ma di giustificare ad ogni costo l’operato di chi dirige il settore, del padronato pubblico e privato. Lo hanno già dimostrato nel passato ancora recente con la loro tendenza a minimizzare qualsiasi vicenda (e ve ne sono state tante negli ultimi anni) legata al regime gestionale vigente nelle case anziani.

La loro posizione in queste settimane è stata chiara: chi denuncia quanto è successo nelle case per anziani “getta fango”, attacca i lavoratori e le lavoratrici delle case per anziani. Un ragionamento che in realtà mette sotto accusa proprio i lavoratori e le lavoratrici. Perché se il medico cantonale e le direzioni delle case per anziani hanno agito con tempestività e in modo conforme a quanto si doveva fare, allora appare evidente che è stato chi doveva applicare concretamente le misure di protezione ad essere responsabile di quanto successo. Come dire, la strategia messa in campo dagli allenatori era ottima, ma i giocatori non hanno saputo applicarla.

È proprio contro questa logica, che per finire tende a scaricare la responsabilità sugli esecutori finali delle direttive (cioè il personale), che ci siamo battuti con le nostre denunce fin dall’inizio; abbiamo voluto mostrare le responsabilità di chi ha pianificato, deciso, organizzato (a livello cantonale e di singole case per anziani) proprio per difendere il personale e la generosità con la quale si è esposto ed impegnato in questa battaglia. Solo mettendo in luce le responsabilità di chi ha diretto, ai vari livelli, tutta l’operazione, si riuscirà a mettere in luce il valore dell’azione del personale.

*https://www.rsi.ch/play/radio/programma/modem?id=3519646 *https://www.rsi.ch/la1/programmi/informazione/il-quotidiano/ (servizio al minuto 13)

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Casa Anziani Torriani Mendrisio: un drammatico resoconto dettagliato del periodo COVID-19:

Nelle scorse settimane il nostro gruppo ha ricevuto una lunga e dettagliata lettera da parte del personale occupato presso la casa anziani Torriani di Mendrisio. Un drammatico resoconto di quanto successo in una casa anziani durante le settimane dell’emergenza COVID-19 ed un’ulteriore conferma di quanto denunciato dall’MPS così come dalle diverse inchieste giornalistiche svolte dal Caffè, dalla Regione e dalla RSI.

Ciò malgrado il muro di gomma del ceto politico rimane ben alto e robusto. Non si vuole in nessun modo prendere atto della realtà. Ma francamente per nostro gruppo questa omertà del ceto politico non è che uno stimolo per persistere nelle nostre richieste di trasparenza verso tutti gli ospiti delle case anziani, dei loro parenti e della popolazione tutta.

Chiediamo dunque al Consiglio di Stato cosa ha da dire di fronte:

  1. all’accusa di mancanza di ascolto da parte della direzione dell’ECAM?
  2. al problema del materiale di protezione?
  3. al clima d’omertà, paura e timori di vendetta da parte della direzione?
  4. agli errori dell’ECAM?
  5. alle non chiare indicazioni riguardanti le procedure di pulizia?
  6. alla confusione tra i protocolli redatti dal medico cantonale, dalla capostruttura, dalla responsabile pandemia e dai direttori delle case anziani (di cui se né solo sentito parlare)?
  7. alla confusione dei trasferimenti degli ospiti positivi dalle proprie camere ad un salone e successivo ritorno nelle proprie camere; così come dal passaggio da una struttura all’altra?
  8. alla mancanza di protocolli chiari per la comunicazione ai parenti?
  9. al tentativo, verso i parenti, di ridimensionare la gravità dei fatti?

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Case anziani e aiuto domiciliare: è ora d’affrontare i problemi strutturali di fondo!

L’incapacità da parte di diverse direzioni di case anziani a gestire l’emergenza pandemica (in aggiunta alle lacune e carenze del medico cantonale) si somma alla drammatica situazione in cui da anni languono queste strutture sanitarie. Non vi sono dubbi che non si possa più continuare con la situazione attuale.

Avevamo d’altronde sottolineato il fatto che la situazione fosse ormai sfuggita al controllo del Governo in un’interrogazione e che ci permettiamo di richiamare qui di seguito:

“Casa Anziani Balerna, Casa Anziani Pedemonte a Bellinzona, Centro Somen Sementina, Casa Anziani Biasca, Casa Rea, Casa San Donato Intragna, Casa Rea Minusio, Casa Anziani Santa Filomena Stabio, Casa Anziani Tusculum Arogno e Melano, Casa Anziani San Rocco a Morbio Inferiore.

La lista di case per anziani nei quali sono esplosi o stanno covando situazioni di tensioni tra le direzioni e il personale curante è lunga. Si tratta di situazioni nelle quali vi sono molti tratti comuni:

pressione sui prezzi determinata dalla logica economicista della LAMal fortemente accentuata nel corso degli ultimi anni;

direzioni incompetenti maggiormente interessate alle proprie carriere che al bene dell’istituto;

organi direttivi (consigli di fondazione, municipali, ecc.) messi li unicamente come marionette in balia delle direzioni;

autorità cantonali che abdicano al loro compito di controllo.

Significativa l’intervista sulla Regione del 6 febbraio 2018 dell’allora presidente del Consiglio di Stato Manuele Bertoli in relazione al caso San Donato di Intragna:

“In termini generali trovo abbastanza triste che debba intervenire il medico cantonale per dirimere una problematica che è di competenza di un Consiglio di fondazione”.

“Evidentemente in questo caso il Consiglio di fondazione non ha gestito quella situazione come avrebbe dovuto, visto che a un certo punto ha dovuto farsi dire da altri cosa fosse necessario fare”. “Una riflessione profonda va evidentemente fatta”.

“Come consigliere di Stato non deputato a questo dossier, ho visto passare in governo i problemi segnalati, ma soltanto quando vi è stato il coinvolgimento dell’Ufficio del medico cantonale. Prima ne leggevamo soltanto sui giornali, come tante ne leggiamo”.

“Le situazioni difficili vanno risolte per tempo e non lasciate lì, immaginando che le cose possano cambiare. Un cambiamento può accadere ma è difficile, in particolare quando si generano degli scontri fra fazioni.”

“Ritengo che la questione della doppia rappresentanza nell’organo direttivo vada risolta. Può essere sostenuta in una situazione transitoria o contingente, ma normalmente la rappresentanza dello Stato dev’essere dello Stato e basta. È una questione di trasparenza, pulizia e chiarezza dei ruoli”.

Queste poche frasi di Manuele Bertoli dimostrano che il Consiglio di Stato non ha per nulla in mano la situazione nelle case per anziani.

Negli ultimi anni anche la situazione nell’ambito dell’aiuto domiciliare ha mostrato problemi non secondari, sia per quel che riguarda la gestione del servizio, i criteri di funzionamento, la conduzione del personale e le condizioni di lavoro.

Segnaliamo, ma solo perché hanno fatto e fanno ancora discutere, le vicende dellAssociazione bellinzonese per l’assistenza e cura a domicilio (ABAD) o quelle che hanno visto coinvolta l’Associazione assistenza e cura a domicilio del Mendrisiotto e Basso Ceresio (ACD), senza dimenticare le strutture private balzate alla cronaca per le pessime condizioni di lavoro imposte al personale.

Alla luce di tutte queste osservazioni il nostro Gruppo ha presentato ben 12 mesi orsono e più precisamente in data 3 giugno 2019 un’iniziativa parlamentare generica con cui si chiedeva l’istituzione di un Ente cantonale case anziani e cure domiciliari.

Possiamo aggiungere che nel frattempo in alcune importanti realtà a livello regionale si sta andando, in un modo o nell’altro, in questa direzione. Pensiamo in particolare a Lugano Istituti Sociali, all’Ente Casa Anziani Mendrisio, alla (discutibile) collaborazione della casa anziani Cinque fonti e l’aiuto domiciliare di Locarno. Soluzioni parziali che rischiano di creare delle situazioni a macchia di leopardo con evidenti limiti e disparità di prestazioni per la popolazione del nostro Cantone.

Come prassi, tale nostra proposta è stata bellamente ignorata e langue in un qualche cassetto del Consiglio di Stato e di una qualche commissione parlamentare. Ciò malgrado viga l’obbligo stabilito dall’articolo 103 della Legge sul Gran Consiglio di riferire entro 3 mesi al Plenum. Non ci risulta neppure che il Consiglio di Stato abbia allestito un messaggio o una sua presa di posizione.

Tramite la presente interpellanza chiediamo dunque al Consiglio di Stato quale sia il suo punto di vista sulle principali rivendicazioni della nostra iniziativa. In particolare gli chiediamo di esprimere il suo parere sulle seguenti proposte, tese a:

1.Istituire un Ente cantonale (avente personalità giuridica di diritto pubblico) che assicuri in modo uniforme e sufficiente su tutto il territorio cantonale cosi da garantire i seguenti servizi:

A.   per le persone (di regola) anziane, parzialmente o completamente non autosufficienti che manifestano un bisogno di cura, assistenza o sostegno in un ambito protetto in strutture sociosanitarie per i servizi:

–   di soggiorno a tempo indeterminato

–   di soggiorno terapeutico temporaneo: Cure acute transitorie (CAT)

–   di soggiorno terapeutico temporaneo: Alto contenuto sanitario (ACS)

–   di soggiorno temporaneo

–   di soggiorno diurno terapeutico

–   di unità per malati con deficienze cognitive

–   ecc.;

B. per le persone che a causa di malattia, infortunio, disabilità, maternità, vecchiaia o difficoltà socio-familiari necessitano assistenza e cura a domicilio per:

–   le prestazioni definite all’art. 7 cpv. 2 dell’Ordinanza sulle prestazioni (Opre)

–   aiuti di economia domestica

–   la consulenza igienica, sanitaria e sociale

–   l’educazione e la prevenzione sanitaria

–   ecc.

2.  mettere in atto una strategia affinché tutte le strutture gestite attualmente da Comuni, enti para- comunali, consorzi, fondazioni, associazioni, etc. partecipino a questo Ente cantonale.

3.  garantire le stesse prestazioni su tutto il territorio cantonale (in ogni circolo e per le città in ogni quartiere) ed a tutta la popolazione, indipendentemente dal tipo di contratto assicurativo dei singoli. Ogni persona residente in Ticino deve poter aver diritto in caso di urgenza alle prestazioni erogate dall’ente.

4.  instaurare una collaborazione con l’EOC per le interfacce delle prestazioni garantite dai due enti pubblici.

5.  regolare tramite diritto pubblico i rapporti di lavoro con il personale e promuovere l’offerta formativa di personale qualificato, favorendo la conciliabilità tra lavoro e famiglia.

6.  garantire che negli organi dell’Ente (Consiglio di amministrazione, direzione cantonale e direzioni locali) vi sia una pari rappresentatività del cantone e dei comuni, dei dipendenti e degli utenti.

7.  demandare al Gran Consiglio i compiti di:

–   vigilanza

–   discussione e approvazione dei conti annuali

–   approvazione degli obiettivi strategici

–   approvazione degli investimenti finanziari.

–   nomina del CdA sulla base delle proposte dei settori di rappresentanza (cantone e comuni, dipendenti, utenti)

8.  riservare le prestazioni finanziarie previste dalla Legge concernente il promovimento, il coordinamento e il finanziamento delle attività a favore delle persone anziane(LAnz) nonché quelle previste dalla Legge sull’assistenza e cura a domicilio(LACD) alle istituzioni che aderiranno all’Ente Cantone.