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Il personale sanitario (come altre categorie di lavoratori e lavoratrici) ha svolto un ruolo fondamentale nella lotta al COVID-19. Tutti, dal semplice cittadino alle autorità governative, hanno riconosciuto questo indispensabile e fondamentale ruolo.

Si tratta ora di passare dalle parole ai fatti. E questo non con dichiarazioni generiche, ma con l’avvio di percorsi e proposte concrete che possano, a livelli diversi, riconoscere anche dal punto di vista materiale il valore del lavoro svolto per tutta la società.

Da questo punto di vista, le condizioni di lavoro e salariali del personale sanitario dell’EOC, sono riconosciute dal ROC Regolamento Organico Cantonale (un CCL di categoria) in vigore da diversi decenni. L’ultimo rinnovo è avvenuto nel 2017 e l’attuale ROC scadrà a fine 2021.

Il personale impiegato presso l’EOC non ha di fatto avuto diritto, negli ultimi 15-20 anni, ad alcuna rivalutazione salariale. Se si escludono gli adeguamenti al rincaro e le modifiche di qualche prestazione secondaria (spesso relativa a particolari e limitate categorie di personale) possiamo affermare che i salari effettivi, in particolare per le categorie più numerose all’interno dell’EOC, non sono migliorati negli ultimi decenni.

Senza voler qui andare a riprendere tutti i passaggi contrattuali, ci limiteremo, per brevità, a ricordare i dati riportati nell’ultimo rapporto della commissione della gestione in occasione della discussione sui conti 2018 dell’EOC. Dallo stesso emerge che il salario mediano (un indicatore comunque importante seppur parziale) è rimasto sostanzialmente sul posto (pag. 13 del rapporto della commissione della gestione).

Da più parti oggi si chiede di potenziare la formazione nel settore sanitario in Ticino, in particolare per rispondere ad un fabbisogno sempre maggiore che in parte viene compensato con il ricorso a manodopera qualificata formata in altri paesi: nel nostro caso facendo ricorso ai lavoratori e alle lavoratrici frontaliere. Un fabbisogno crescente poiché, come ancora si ricordava nei giorni scorsi, una gran parte dei lavoratori e della lavoratrici che si occupano delle cure ospedaliere lasciano a causa dello stress, dei ritmi di lavoro molto elevati, della sempre maggiore difficoltà ad effettuare in modo soddisfacente il proprio lavoro (a causa delle esigenze di produttività e redditività imposte dalle direzioni ospedaliere) e, non da ultimo, un salario non adeguato rispetto alle qualifiche e all’impegno richiesto.

Su questo ultimo punto, ad esempio, varrà la pena ricordare che un/una infermiere/a qualificato/a a metà della sua carriera salariale guadagnerà 77’700 franchi all’anno (5980 franchi mensili per 13 mensilità). Ebbene, tanto per fare qualche paragone, a metà della sua carriera un docente di scuola comunale (che oggi spesso ha una formazione di tipo universitario simile – la SUPSI forma sia docenti che infermieri) guadagnerebbe tranquillamente almeno mille franchi di più al mese.  

Anche l’orario di lavoro (40 ore nella media settimanale) è fermo al palo da moltissimi anni. E non ha tenuto conto, nella sua immobilità, dell’aumento dei ritmi di lavoro, dello stress e delle esigenze alle quali abbiamo accennato in precedenza.

L’attuale ROC, come detto, rinnovato – come spesso è capitato negli ultimi due decenni senza rivalutazioni salariali – nel 2017 è valido fino al 2021.

Il ROC è negoziato tra la direzione dell’EOC e le organizzazioni sindacali firmatarie. Ma, appare evidente, che la direzione dell’EOC amministra e dirige una struttura le cui radici finanziarie, la cui proprietà è nelle mani del Cantone. Non solo per questa ragione, evidentemente; ma anche poiché si tratta delle condizioni di lavoro che riguardano i personale di un settore che ha confermato il suo ruolo centrale nella nostra società.

Il governo quindi, che tra l’altro ha dei propri rappresentanti nel consiglio di amministrazione dell’EOC, non può far finta di niente; non può disinteressarsi, qualora lo ritenga oggetto degno del proprio sostegno, ai modi e ai tempi con i quali si procederà ad un miglioramento delle condizioni di lavoro del personale. Anche perché questi miglioramenti avranno sicuramente influenza sulle finanze dell’EOC e innescheranno, non vi è dubbio, una discussione sul finanziamento dello stesso.

Alla luce di queste considerazioni chiediamo al Consiglio di Stato:

1. Condivide l’idea che sia giunto il momento, dopo molti anni di sostanziale immobilismo, di procedere ad una rivalutazione delle condizioni di lavoro del personale sanitario in Ticino?

2. Ritiene necessario, proprio per dare seguito all’enorme debito di riconoscenza che la popolazione ha nei confronti dell’impegno del personale sanitario, avviare senza indugio questa riflessione in seno al Cantone per poter poi formulare tali proposte in senso al consiglio di amministrazione dell’EOC?

3. Ritiene, come pensano in molti, che questo miglioramento delle condizioni salariali debba essere almeno del 10% sui salari contrattuali e effettivi?

4. Ritiene che per rispondere all’abbandono della professione, frutto del sovraccarico di lavoro che genera una condizione permanente di stress e di insoddisfazione, sia necessario proporre una sensibile diminuzione dell’orario di lavoro, dall’attuale media settimanale di 40 ore a 35 ore settimanali, senza diminuzione di salario?

5. Al di là della risposte che darà a tali quesiti, in vista comunque del rinnovo del ROC nel 2021 e per elaborare il punto di vista del Cantone sulla questione, non ritiene necessario istituire un gruppo di lavoro che formuli proposte all’indirizzo di chi dovrà poi sostenere il punto di vista del Cantone in seno al CdA dell’EOC?

Per il Gruppo MPS-POP-Indipendenti

Angelica Lepori, Simona Arigoni, Matteo Pronzini