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Tra pochi giorni le scuole arriveranno al termine di un anno scolastico assai difficile. Prima la chiusura degli istituti, poi l’insegnamento a distanza, infine la riapertura delle scuole dell’obbligo e una condizione ibrida tra insegnamento a distanza e insegnamento in presenza hanno lasciato tracce importanti. Per la scuola media superiore l’insegnamento, dopo l’11 marzo, è continuato solo a distanza.

Dal punto di vista dei contenuti e dello sviluppo dei programmi possiamo dire che l’insegnamento è rimasto sostanzialmente fermo al momento della chiusura delle scuole e dell’insegnamento in presenza. Per una serie di comprensibili ragioni (tra le quali anche le indicazioni dipartimentali che invitavano, giustamente, a non eccedere con le novità nel corso dell’insegnamento a distanza) la materia insegnata si è fermata a marzo, con poche e marginali eccezioni.

Anche la riapertura nella scuola dell’obbligo, contrariamente agli obiettivi che si erano indicati al momento della riapertura, non ha permesso di “recuperare” il terreno perso, di “completare il programma” come andava proclamando il capo del DECS; né ha permesso di recuperare i ritardi che alcuni studenti hanno accumulato nella fase a distanza che, come molti hanno osservato, tende a sviluppare ulteriormente le disuguaglianze sociali di fronte all’apprendimento. Come abbiamo già scritto in un’altra occasione, abbozzando un primo bilancio del “rientro”, proprio su questo tema: “In realtà la struttura delle classi, la formazione dei gruppi di studenti per classe, è avvenuta nel modo più classico, limitandosi a dividere gli studenti con criteri che nulla hanno a che fare con la loro riuscita scolastica, né tantomeno con le difficoltà palesate durante l’insegnamento a distanza (spesso solo sulla base di un criterio alfabetico). Le lezioni si sono, in generale, svolte secondo gli schemi tradizionali (vista anche l’impossibilità, per ovvie ragioni, di lavori a gruppi), con i docenti che si rivolgevano allo stesso modo a tutti gli studenti (che avessero riscontrato o meno difficoltà). Una presa a carico differenziata sulla base dei possibili ritardi accumulati nella fase a distanza francamente non ci pare di averla intravista. Questo non toglie il plauso che si deve fare (e ci sono giunte indicazioni da molte parti) al lavoro svolto dai docenti di sostegno (OPI e educatore) che hanno seguito moltissimo, sia nella scuola a distanza che in quella in presenza, gli allievi in difficoltà in maniera individuale e differenziata. Ma proprio qui, nella centralità di questo servizio, si possono riprendere delle critiche perché esso, al di là dell’attualità pandemica, avrebbe bisogno di un radicale rafforzamento che si continua a negare.”

Lo stesso ragionamento potremmo fare per le scuole medie superiori. Qui hanno pesato, al di là delle stesse situazioni indicate per le scuole obbligatorie, anche le norme di promozione più flessibili e, giustamente vista la situazione, sostanzialmente favorevoli agli studenti; ma non vi sono dubbi che il loro annuncio eccessivamente anticipato abbia contribuito a diminuire (soprattutto nella scuola media superiore) la dimensione motivazionale degli studenti. Tutto questo per sottolineare come i “ritardi” accumulati a causa della pandemia non siano, a nostro modo di vedere, stati recuperati. Probabilmente tutto questo (in particolare i criteri di

promozione) porteranno ad avere classi con studenti che potrebbero palesare difficoltà nella ripresa del nuovo anno scolastico.

Di fronte a questa situazione che, come detto, rischia di avere importanti ripercussioni sullo sviluppo dell’insegnamento e dell’apprendimento nel prossimo anno scolastico (soprattutto qualora fosse impossibile tornare a una normale organizzazione dell’insegnamento in presenza) appare necessario che il Cantone affronti, con misure concrete, questo problema del “recupero” e del sostegno, mettendo a disposizione mezzi finanziari e di personale, evitando di ribaltarne l’onere, ancora una volta, sui singoli istituti o, ancora peggio, sui singoli docenti.

Alla luce di queste considerazioni, chiedo al governo:

1. È prevista l’organizzazione di attività di recupero di quello che, verosimilmente, non si è potuto affrontare in questo anno scolastico?

2. È previsto di dotare le scuole e i servizi scolastici di un potenziamento dei mezzi a disposizione per organizzare queste attività di recupero e di sostegno per gli studenti che palesassero difficoltà dovute alle vicende che hanno caratterizzato questo anno scolastico?

3. In particolare, ad esempio per la scuola media superiore che è quella forse più confrontata con i ritardi nei programmi di insegnamento (in particolare nelle classi prime), è immaginabile un aumento e l’attribuzione della dotazione oraria di istituto (DOI) in modo da mettere a disposizione di ogni istituto un pacchetto di ore da gestire, ricorrendo anche all’ausilio di supplenti, incaricati, etc.?

4. Per le scuole dell’obbligo è previsto, viste le situazioni, un potenziamento del sostegno pedagogico (strumento fondamentale in questa fase) che vada ben al di là dei criteri oggi previsti per l’assegnazione della dotazione di docenti di sostegno pedagogico in ogni sede?

5. È previsto di mettere in atto un meccanismo che permetta di trovare in modo celere e con criteri di qualità docenti, nei vari generi di scuola, per svolgere questo lavoro di recupero e sostegno visto che, nelle attuali condizioni, appare impossibile chiedere ai docenti di assumersi questo ulteriore onere?

Per il gruppo MPS-POP-Indipendenti

Angelica Lepori, Simona Arigoni, Matteo Pronzini