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Pubblichiamo il testo di una interpellanza presentata dai/dalle nostri/e deputate/i in merito all’aggressione subita nei giorni scorsi da una sindacalista su un cantiere. (Red)

Interpellanza

Aggressione di un sindacalista UNIA da parte del titolare di un’impresa di costruzione associata alla SSIC

La settimana scorsa un funzionario del sindacato Unia è stato prima aggredito verbalmente e poi fisicamente (secchiata d’acqua sporca e lancio di sassi) da un imprenditore edile associato alla SSIC.

La colpa del funzionario? Quella di esercitare una delle attività fondamentali del sindacato: essere presenti sui posti di lavoro e non nei salotti istituzionali… Ossia laddove avviene concretamente l’incontro fra Capitale e Lavoro, laddove ha luogo la vendita della forza-lavoro, laddove nasce lo sfruttamento, legale e illegale.

Un bruttissimo segnale. Se è vero che i casi di aggressione fisica nei confronti di sindacalisti non sono ricorrenti, è anche vero che, da qualche tempo, si registra un peggioramento del contesto sociale e politico nei confronti dell’attività sindacale.

Una dinamica che potrebbe peggiore nei prossimi mesi quando la crisi economica, accelerata dalla pandemia, spiegherà tutti i suoi effetti nefasti, in particolare a livello della concorrenza fra le imprese dei vari settori, le quali vorranno accaparrarsi parti di un mercato in forte decrescita.

Una situazione contingente grave, acuita dagli effetti sempre più vistosi e pesanti del dumping salariale e sociale veicolato da un’interpretazione esclusivamente padronale della libera circolazione, ossia senza freni, senza controlli efficaci, senza veri diritti per i lavoratori residenti e migranti. Un vero Paradiso per i padroni ticinesi…

Rispetto a questo contesto, si moltiplicano gli annunci, le prese di posizione politiche che falsamente vogliono combattere il dumping salariale e sociale, la diffusione di una “mala-economia” (già imperante) che nuocerebbe a tutto il tessuto economico cantonale, etc.

Se si volesse realmente combattere questa deriva generale, la prima cosa da fare – di una lunga lista – sarebbe quella di accettare e garantire che qualsiasi sindacato e i comitati di lavoratori possano accedere liberamente, senza ostacoli di qualsiasi natura, ai posti di lavoro. Questo perché solo le lavoratrici e i lavoratori sono in grado di segnalare gli abusi nella loro forma concreta, subdola e quotidiana. Pensare di affidarsi a controlli sulla base di buste paga, autocertificazioni, contratti, notifiche alle commissioni paritetiche, etc., significa accettare supinamente l’affermazione del dumping salariale e sociale come condizione normale nella determinazione dei rapporti sociali di produzione.

Per questa ragione qualsiasi forma d’intimidazione nei confronti dell’azione sindacale significa, né più né meno, tollerare, sostenere, fomentare un mercato del lavoro sempre più dominato da varie forme di abusi, ciò che porta a un profondo impoverimento sociale, materiale e culturale.

Ricordiamo inoltre che addirittura la Costituzione cantonale riconosce e valorizza il ruolo dei sindacati: “Il Cantone riconosce la funzione sociale dei sindacati e delle organizzazioni economiche e professionali e ne favorisce l’attività” (articolo 26).  Atteggiamenti come quello qui richiamato non favoriscono di certo l’attività delle organizzazioni sindacali.

Fino al momento attuale la SSIC, che vanta al suo interno in qualità di vice-direttore il consigliere nazionale Alex Farinelli, non si è in nessun modo distanziata da questo vile attacco da parte della sua associata.

Alla luce di queste considerazioni chiediamo al Consiglio di Stato:

1)   Se è intervenuto formalmente verso la SSIC per denunciare l’aggressione nei confronti del sindacalista di Unia da parte di una ditta aderente a quest’associazione padronale.

2)   Se ha chiesto alla SSIC di prendere provvedimenti e di dissociarsi dal comportamento adottato dalla ditta sua associata.

3)   In che modo, anche alla luce di episodi di questo genere, il governo intende “”favorire l’attività” delle organizzazioni sindacali così come stabilito dalla Costituzione cantonale, in particolare garantendo il diritto di accesso dei suoi rappresentanti sui posti di lavoro?

4)   In particolare, nei settori di sua competenza (posti di lavoro cantonali senza esclusioni), quali misure intende intraprendere (anche alla luce della vertenza e al giudizio del Tribunale federale) per evitare di ostacolare e favorire la presenza sindacale sui luoghi di lavoro?

Per il Gruppo MPS-POP-Indipendenti

Simona Arigoni, Angelica Lepori, Matteo Pronzini