Il paese sta vivendo un nuovo clima politico. Il governo Bolsonaro si è rafforzato, interrompendo il processo di logoramento iniziato dopo l’arrivo della pandemia in Brasile a metà marzo. Comprendere i fattori responsabili dell’aumento della popolarità del governo e dell’attenuazione della crisi politica e istituzionale, nel contesto di una grave crisi sanitaria ed economica, è essenziale per individuare le tendenze e le contraddizioni della realtà politica e sociale attuale; e anche per formulare una politica marxista in fase con la nuova situazione.
Quattro fattori principali della nuova situazione
1 – Impatto degli aiuti di emergenza
Secondo l’IBGE [Istituto di Statistica], la copertura degli aiuti d’emergenza [90 euro al mese] ha raggiunto a luglio 107,1 milioni di brasiliani, più della metà della popolazione (50,7%). È inoltre degno di nota il fatto che il 44,1% delle famiglie del Paese è stato raggiunto da questi programmi.
Senza questi aiuti, ci sarebbe stata una crisi sociale colossale e potenzialmente esplosiva, visto che abbiamo 25 milioni di disoccupati (sommando chi cerca lavoro e chi non lo cerca). La povertà tra i neri, ad esempio, sarebbe passata dal 17% al 30% secondo il PNAD-Covid [indagine nazionale sulla situazione delle famiglie in relazione alla pandemia]. Ma il programma di emergenza lo ha mantenuto intorno al 20%. Si stima che fino alla quinta tranche di aiuti saranno spesi circa 200 miliardi di reais, che rappresentano l’investimento totale nella Bolsa Família previsto in totale per quasi sette anni.
A marzo, Jair Bolsonaro e Paulo Guedes [ministro dell’Economia] avrebbero voluto limitarsi a versare un aiuto massimo di 200 reais [30 euro]. Ma grazie ad una forte pressione da parte della sinistra, il Congresso ha fissato per finire l’importo di 600 reais [90 euro], prevedendo un aumento fino a 1’200 reais [180 euro] per madri e padri single. Tuttavia è evidente che la maggioranza della popolazione attribuisci i benefici del programma di emergenza al governo federale, responsabile del pagamento.
Come dimostrano i sondaggi d’opinione, l’impatto positivo degli aiuti sulla vita delle persone (impedendo a molti di soffrire la fame o di non essere in grado di soddisfare i bisogni primari) è la ragione principale dell’aumento della popolarità di Bolsonaro, che ha raggiunto il 37% di apprezzamento ottimo e buono nell’ultimo sondaggio Datafolha. Quasi il 90% dei punti aggiuntivi nella classificazione “ottimo/buono” proviene dal miglioramento del giudizio da parte di persone che guadagnano meno di due salari minimi, che sono appunto i principali beneficiari dell’aiuto. Tuttavia, questo resta ancora il segmento di reddito più critico nei confronti di Bolsonaro.
2 – Banalizzazione della pandemia
Anche con oltre 100’000 morti e la continuazione di una pandemia incontrollata, il governo di Bolsonaro, la classe dirigente brasiliana e la maggior parte dei governatori e dei sindaci stanno conducendo un’intensa campagna per la “normalizzazione” della malattia.
Di conseguenza, l’opinione che il peggio è passato prevale tra la popolazione. La stanchezza causata da cinque lunghi mesi di pandemia e le aspettative positive generate dalla parziale ripresa dell’economia contribuiscono anche a spiegare l’aumento dell’ottimismo popolare, alimentando la popolarità di Bolsonaro.
Va notato che la campagna di banalizzazione affonda le sue radici in un fattore fondamentale della realtà nazionale: il razzismo strutturale. L’enorme tolleranza verso la morte in Brasile – dei neri e dei poveri, che costituiscono la maggioranza delle vittime COVID – è rafforzata dal bolsonarismo, che diluisce e minimizza la percezione della tragedia umanitaria che stiamo vivendo.
Inoltre, la morte attraverso il virus si sta diffondendo poco a poco, giorno dopo giorno. Non è come una bomba che distrugge una città in una frazione di secondo o un incidente aereo, che provoca un enorme impatto immediato. Quando cominciano a far parte della “nuova normalità”, le morti dovute al COVID diventano, in qualche misura, parte della vita quotidiana.
Prendere atto di questa normalizzazione della pandemia non dovrebbe portare alla conclusione errata che il popolo brasiliano sia responsabile di questa situazione. La maggioranza della classe lavoratrice ha aderito al confinamento sociale nella misura delle sue possibilità oggettive, critica la politica negazionista di Bolsonaro e continua ad opporsi alla ripresa del sistema educativo. La battaglia per le conseguenze della tragedia che stiamo vivendo non è finita e continuerà ad essere oggetto di battaglie politiche nei mesi e negli anni a venire.
3 – Accordo temporaneo al vertice
Il 18 giugno, quando Fabrício Queiroz [ex guardia del corpo ed ex deputato del figlio di Jair Bolsonaro, Flavio, deputato dello stato di Rio Janeiro] è stato arrestato, ha rappresentato un punto di svolta per Bolsonaro. Quella stessa settimana, membri del Congresso, uomini d’affari e animatori su youtube erano stati oggetto di operazioni da parte della polizia federale, ordinate dalla STF (Corte suprema federale).
Dopo l’arresto del suo amico e l’offensiva giudiziaria contro i suoi sostenitori neofascisti, Bolsonaro ha adottato la linea “pace e amore“. Ha messo da parte le minacce di un colpo di Stato, ha negoziato posizioni con il Centrão [i partiti di centro], formando una base di governo più chiara al Congresso, e ha tollerato la repressione giudiziaria della sua ala più radicale. Inoltre, Bolsonaro ha iniziato a concentrare il suo programma sulle visite di inaugurazione (soprattutto nel nord-est), sfruttando così la popolarità acquisita con gli aiuti d’emergenza.
Così, la linea dell’alta borghesia ha prevalso – né colpo di stato né impeachment – a favore di un governo Bolsonaro più disciplinato. Rodrigo Maia [presidente della Camera dei deputati dal 2016] e Davi Alcolumbre [presidente del Senato federale dal febbraio 2019], la Corte suprema, i tradizionali partiti di destra (DEM, PSDB) e diversi governatori, con il sostegno del nucleo militare del governo, hanno svolto un ruolo cruciale in questo accordo. Vale la pena di notare il ruolo negativo dei governatori di sinistra (PT e PCdoB), che hanno scommesso su un’alleanza con la destra tradizionale guidata da Rodrigo Maia e hanno ceduto alle pressioni delle imprese per porre fine al confinamento nei loro Stati.
La classe dirigente vuole che il programma economico neoliberale di Paulo Guedes (tagli alla spesa sociale, indebolimento della legislazione sul lavoro, privatizzazioni) sia mantenuto; ma non accetta un colpo di stato di Bolsonaro. Si è quindi trovata una soluzione intermedia temporanea: il neofascista rimane al potere, ma per il momento è costretto a rinunciare all’escalation autoritaria contro il Congresso e la Corte suprema. Bolsonaro, a sua volta, con una mossa tattica, ha fatto un passo indietro nella sua agitazione complottista in vista di un colpo di stato, cercando di recuperare forze per una futura offensiva autoritaria.
4 – Assenza di una mobilitazione di massa
Al culmine dell’usura del governo Bolsonaro, a maggio, quando si è formata una maggioranza popolare contro il governo, non è stato possibile scendere in piazza in massa a causa del grave rischio di contagio. Quando il presidente neofascista ha minacciato il colpo di stato, migliaia di attivisti, nonostante il pericolo del nuovo coronavirus, sono scesi in strada in diverse città. È stato questo il limite massimo di quanto fosse possibile.
La persistenza della pandemia, che rimane incontrollata, è stata – ed è tuttora – un ostacolo allo sviluppo di massicce manifestazioni nelle strade. Senza poter ricorrere a uno dei principali e più efficaci metodi di lotta, la sinistra, i movimenti sociali e i sindacati non hanno potuto finora testare la possibilità di una lotta di massa.
Ed è evidente che l’assenza di grandi mobilitazioni di strada ha facilitato l’accordo al vertice e il ripristino della popolarità di Bolsonaro a partire dalla metà di giugno.
Questa osservazione non deve tuttavia far dimenticare nella nostra analisi l’esistenza di importanti lotte e azioni combattive che hanno avuto luogo negli ultimi mesi. Ci sono state diverse azioni da parte dei lavoratori e delle lavoratrici del settore sanitario; innumerevoli campagne di solidarietà da parte di movimenti sociali; coraggiose mobilitazioni antirazziste e antifasciste; importanti scioperi di lavoratori dei trasporti pubblici (metropolitana e autostrade) e metalmeccanici (come lo sciopero alla Renault in Paraná); due giorni di sciopero nazionale di fattorini delle piattaforme; azioni dei lavoratori e delle lavoratrici del settore educativo contro la riapertura delle scuole; mobilitazioni dei senzatetto e dei senza terra. Attualmente è in corso uno sciopero nazionale dei lavoratori postali.
Questi processi di lotta indicano, malgrado la crescente popolarità di Bolsonaro, la possibilità di estendere e rafforzare la resistenza della classe lavoratrice e oppressa nel prossimo periodo.
Tendenze e contraddizioni nella realtà
Il Brasile continua a evolvere in una situazione reazionaria caratterizzata, tra l’altro, da un’offensiva borghese guidata politicamente da un presidente neofascista. La dinamica di indebolimento del governo, iniziata a marzo, si è interrotta a partire da metà giugno, quando è iniziata una nuova congiuntura segnata dall’attenuazione della crisi politica e dall’aumento della popolarità di Bolsonaro.
Tuttavia, lo scenario di una crisi economica, sociale e sanitaria, che continuerà a segnare la vita del Paese, non fornisce una base sufficiente per una stabilizzazione politica più duratura. Infatti persistono parecchi contraddizioni. Tra i numerosi elementi, ricordiamo: disoccupazione record, pandemia incontrollata, fragile ripresa economica in Brasile e nel mondo, shock ai progetti politici; mobilitazione storica negli Stati Uniti, con la rivolta antirazzista e il conseguente indebolimento di Trump.
Senza aiuti d’emergenza, o con la diminuzione del loro valore e della loro portata, decine di milioni di lavoratori poveri, la maggior parte dei quali di colore e neri, sprofonderanno improvvisamente nella povertà e nella miseria, provocando un brutale shock sociale e, potenzialmente, invertendo la crescita della popolarità presidenziale tra i più poveri. Bolsonaro lo sa e, con l’occhio alle urne, vuole introdurre un più ampio sussidio famigliare.
Ma come conciliare l’aumento della spesa sociale con le prescrizioni neoliberali basate su una drastica riduzione degli investimenti pubblici? La grande borghesia sta esercitando pressioni, e Paulo Guedes ha già minacciato il presidente miliziano: se il “Tetto della spesa pubblica” [Teto de Gastos: alla fine del 2016 è stato approvato un emendamento costituzionale che congela la spesa pubblica per 20 anni] dovesse essere superato, Bolsonaro potrebbe cadere.
È vero che i vertici borghesi possono negoziare una soluzione intermedia: ridurre l’istruzione pubblica, i diritti sociali (come i bonus salariali), così come altri settori sociali e la funzione pubblica, per compensare il finanziamento della continuazione degli aiuti con un importo e una portata ridotti. In questo caso, sorgerà un’ulteriore contraddizione. Ad esempio, la più grande mobilitazione di strada fino ad oggi, dopo l’elezione di Bolsonaro, è stata quella degli studenti e dei professionisti dell’istruzione nel 2019, proprio a fronte della riduzione dei fondi per questo settore.
Inoltre, come abbiamo visto, varie categorie di lavoratori, bianchi e neri, giovani, il movimento femminista, tra gli altri, stanno dimostrando la loro capacità di resistere agli attacchi. Non c’è stata nessuna sconfitta storica per gli sfruttati e gli oppressi. È ancora possibile sconfiggere Bolsonaro e il suo progetto neofascista.
Sulla politica della sinistra socialista
Alla luce della valutazione della nuova situazione, riteniamo che sia possibile riassumere i compiti della sinistra socialista in tre punti principali:
1 – Rafforzare le lotte e il fronte unico di sinistra
In questo momento, la sinistra deve costruire e sostenere attivamente tutte le lotte di resistenza (come lo sciopero postale e la campagna contro la riapertura delle scuole), in modo che abbiano un esito vittorioso, come è avvenuto, tra gli altri, con gli scioperi della metropolitana, i metallurgisti della Renaul. Oltre a rafforzare ciascuna delle lotte, è essenziale avanzare nella costruzione di un fronte unico per cacciare Bolsonaro [“Fora Bolsonaro”] e per la difesa dei diritti sociali, coinvolgendo, tra gli altri, i partiti di sinistra, i sindacati, i movimenti sociali, il movimento dei neri, il movimento femminista, le organizzazioni giovanili.
2 – Preparare la battaglia elettorale per combattere il bolsonarismo
Le elezioni comunali saranno un momento importante nella lotta politica del Paese. In ogni città, le candidature del PSOL [Partito Socialismo e Libertà] devono essere un punto di appoggio nella lotta contro il bolsonarismo e nella difesa di un programma a favore della maggioranza delle classi lavoratrici e oppresse. Quando l’unificazione della sinistra non è possibile al primo turno, dobbiamo lottare per l’alleanza al secondo turno, per sconfiggere l’estrema destra e la destra tradizionale.
3 – Presentare un programma concreto per la difesa della maggioranza dei lavoratori, dei neri, delle donne, degli LGBT e delle popolazioni indigene.
Al momento attuale, è necessario difendere la continuazione degli aiuti d’emergenza per un periodo di tempo indefinito senza ridurne l’ammontare; misure di contenimento sociale e test di massa per controllare la pandemia; progressi nella lotta contro il razzismo e contro il genocidio dei neri; la difesa delle misure di protezione e di creazione di posti di lavoro, con il divieto di licenziamenti di massa; l’aumento degli investimenti nella sanità pubblica e nell’istruzione, con l’abolizione del Teto de Gastos e l’imposizione dei grandi patrimoni e delle banche; la difesa del servizio pubblico, dei funzionari pubblici e delle imprese pubbliche. Altrettanto importante è il programma di difesa dell’Amazzonia, delle foreste e delle popolazioni indigene, minacciate dall’avanzata dell’agro-business, dal garimpo [la ricerca selvaggia di oro, diamanti e altri minerali] e da altre attività criminali che distruggono l’ambiente.
*Esquerda Online è il sito animato da Resistencia, una delle tendenze in seno al PSOL (Partito del Socialismo e della Libertà). L’articolo è stato pubblicato sul sito web il 22 agosto. La traduzione in italiano è stata curata dal segretariato MPS.